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 2017  ottobre 25 Mercoledì calendario

Costituzione, realtà e fantasia nella modifica dei poteri locali

Dopo l’esito dei referendum consultivi promossi dalle Regioni Veneto e Lombardia è sorto un dibattito confuso e poco comprensibile. Cerchiamo di introdurre qualche elemento di informazione, in modo che le discussioni possano svolgersi meglio.
Anzitutto occorre confermare che i promotori dei referendum – come avevamo temuto – propongono ora soluzioni in tutto od in parte molto eccedenti agli interrogativi posti agli elettori.
In Veneto ieri il presidente della Regione ha proposto di trasformare quella Regione in una nuova Regione speciale (come la Sicilia, la Sardegna, la Valle d’Aosta, il Trentino Alto Adige ed il Friuli-Venezia Giulia), mentre invece nel quesito referendario si riproduceva letteralmente quanto previsto nell’art. 116 della Costituzione e cioè la possibilità per le nostre quindici Regioni ordinarie di chiedere «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» nei limiti e con le procedure che sono stabilite in questo articolo della Costituzione; qui, in particolare, si stabilisce che l’eventuale intesa fra Stato e Regione, previo parere degli enti locali, sull’aumento dei poteri regionali deve essere approvata da una apposita legge ordinaria adottata a maggioranza assoluta dei deputati e dei senatori.
Scegliere la via della trasformazione di una Regione ordinaria in Regione speciale esigerebbe, anzitutto la modifica della Costituzione repubblicana, con le note procedure prescritte dall’art. 138 della Costituzione (doppia votazione a distanza di almeno tre mesi, maggioranza dei due terzi nella seconda votazione alla Camera ed al Senato, possibilità di richiedere un referendum popolare se non è stata conseguita questa maggioranza). In secondo luogo, successivamente occorrerebbe approvare mediante una speciale legge costituzionale lo Statuto speciale di questa Regione, che dovrebbe disciplinare analiticamente il suo ordinamento ed i suoi poteri (evidentemente sulla base di un analitico progetto, attualmente del tutto inesistente).
Quindi non solo si propone qualcosa del tutto estraneo a quanto si è chiesto agli elettori, ma si indica una via particolarmente lunga e difficile. Una via – tra l’altro – che necessariamente richiederebbe un radicale ridisegno di tutte le nostre autonomie regionali, dal momento che non si comprende perché le altre Regioni dovrebbero essere escluse da una innovazione di questo tipo.
Al tempo stesso, la Lombardia propone, invece, solo di dare attuazione all’art. 116 (come era in realtà espresso nel suo quesito referendario), ma almeno per ora senza alcuna minima specificazione, che appare invece del tutto necessaria, dal momento che la nostra Costituzione comunque garantisce che anche in queste materie i principi legislativi fondamentali debbano spettare allo Stato.
Ma soprattutto la Lombardia (così come anche il Veneto) non chiedono solo di poter disporre di molti più mezzi finanziari, il che è naturale ove lo Stato affidi loro nuove funzioni (ma solo dopo che avrà trasferito ad esse nuovi settori), ma assai confusamente sembrano pretendere di poter decidere in materia fiscale, addirittura «trattenendo» nei rispettivi territori ampie aliquote di quanto versato dai contribuenti di quelle aree. Ciò per di più sulla base di fantasiose ricostruzioni delle spese pubbliche sui vari territori: al di là dei fondamentali principi di sussidiarietà, sarebbe bene ricordarsi che la maggior parte delle spese statali si riferiscono a servizi od opere collocati sui diversi territori (solo per fare qualche esempio, si pensi alle grandi opere pubbliche, al sistema scolastico, alle forze armate od ai corpi di polizia).
Ma poi bisogna anche riferirsi al fondamentale art. 119 della Costituzione, che affida al legislatore nazionale la disciplina fiscale e la stessa determinazione dei confini entro cui si deve manifestare la parziale autonomia finanziaria e fiscale delle Regioni e degli enti locali.
Va benissimo quindi rilanciare una seria politica di sostegno e di sviluppo delle Regioni, ma confuse fughe in avanti appaiono davvero assai rischiose.