La Stampa, 25 ottobre 2017
L’Università inaugura il corso di Storia dell’omosessualità
La «Storia dell’omosessualità» diventa, per la prima volta in Italia, un corso di studi universitari. Sarà il Dams di Torino, infatti, a prevedere che i suoi iscritti possano inserire nel proprio carico didattico questa disciplina. Il corso, che varrà 6 crediti formativi, verrà tenuto dalla professoressa a contratto Maya De Leo. «Il ciclo di studi propone una storia culturale dell’omosessualità che ne ricostruisce le trasformazioni in età contemporanea (dalla fine del XVIII secolo a oggi, ndr) tra Europa e Stati Uniti – spiegano dall’Università degli Studi di Torino -. E si concentra sulla produzione culturale legata ai movimenti di liberazione omosessuale e più in generale all’attivismo LGBT+ e queer».
Strumento accademico
A ideare questo percorso è stato Antonio Pizzo, docente di Storia del teatro al Dams e che, grazie all’impegno del Rettore per finanziare l’iniziativa per tre anni, ha pensato fosse giunto il momento di dotare la battaglia per i diritti di un percorso accademico ufficiale.
Sezionare gli stereotipi
L’omosessuale effemminato? Uno stereotipo del ‘700, nato tra il popolo per attaccare una nobiltà bollata come «complesso di damerini leziosi». I gay come malati? Retaggio della psichiatria ottocentesca, durato fino agli Anni 70, cioè fino a quando gli attivisti gay non affrontarono di petto la questione arrivando a contestare un importante incontro di psichiatri che si teneva a San Remo, per chiedere di togliere l’omosessualità dall’elenco delle perversioni e delle parafilie.
Battaglia per i diritti
«Parleremo di questo e di molto altro – spiega la docente del corso, Maya De Leo -. Attraverso lezioni frontali e seminari, letture e analisi di immagini, cercheremo di ripercorrere la storia contemporanea di una lotta per i diritti che è durata a lungo. Il nostro sarà un corso che penso possa interessare tutti e che si occuperà anche della nascita e del cambiamento dell’immagine del maschile e del femminile. Si parlerà, quindi, anche di storia di genere».
L’ufficialità
Per Antonio Pizzo, il corso potrà invogliare anche gli altri atenei italiani a nominare docenti e ricercatori in grado di studiare l’argomento. «Mi sono reso conto che la questione dell’omosessualità, in Italia, era confinata alla sfera personale degli individui- spiega -. Questo è uno dei motivi per cui le lotte lgbt hanno fatto tanta fatica ad affermarsi. Come fa una cultura a crescere e a pensare al futuro se non può contare su un solido passato? Per questo ho ritenuto importante promuovere il corso e fare in modo che entrasse in un circuito ufficiale come quello accademico dell’Università».
Perché, allora, concentrarsi solo sulla storia contemporanea? «In primo luogo perché i percorsi d’insegnamento sono divisi rigidamente – spiega il professore -. Poi perché gli ultimi anni, quelli delle lotte, hanno fornito molto materiale. Ma nelle lezioni non mancheranno riferimenti storici più datati».