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 2017  ottobre 25 Mercoledì calendario

Private banking, mille miliardi prossima meta

Ricchi sempre più ricchi. E sempre più propensi a far amministrare ai professionisti le loro risorse. Gli italiani si stanno adeguando a questa cultura del risparmio gestito, anche nel segmento più alto della gamma, quello della clientela private, cui appartegono i cosiddetti Hnwi (High net worth individual), cioè gli individui con un patrimonio netto personale (al netto della casa di proprietà) di almeno mezzo milione di euro.
SUI CONTI CORRENTI
Tuttavia, dei circa 1.000 miliardi di euro posseduti dai ricchi nazionali, almeno 200-250 miliardi restano sui conti correnti. Una quota che continua a calare, visto che l’ultimo dato fornito da Aipb (l’Associazione nazionale degli operatori del private banking) indica una massa amministrata (Aum, asset under management) crescente, di anno in anno. Nel 2016 è salito a 763 miliardi di euro il valore delle masse servite dal private banking in Italia, in aumento del 5% rispetto ai 726 miliardi di euro del 2015. La crescita è continuata nei primi tre mesi del 2017, arrivando a quota 774 miliardi (con consolidamento dell’1,6% nel trimestre). L’incremento è frutto di un aumento della raccolta netta dell’1,5%, del trend dei mercati che ha avuto un effetto negativo pari all’1,9% e da altri flussi in entrata (5,4%), nonché di una migliore identificazione della clientela private da parte delle banche. In crescita anche il numero di professionisti dedicati in modo esclusivo al segmento (+10,6%): i private banker sono 14.856. La massa media per nucleo familiare è di 1,4 milioni di euro, in linea con il 2015. Circa il 62% dei clienti possiede un patrimonio fino a 5 milioni di euro, mentre il restante 38% supera la soglia dei 5 milioni. Un capo famiglia su cinque è imprenditore o libero professionista e nel 53% dei casi ha più di 65 anni. «Dalla nostra analisi emerge un quadro molto confortante sull’industria del risparmio private. Non solo, e non tanto, dal punto di vista della crescita quantitativa delle masse (che pure è importante), ma dal punto di vista qualitativo», commenta Antonella Massari, Segretaria Generale di Aipb.
Le masse, sottolinea Massari, «rappresentano più di un terzo del Pil italiano ed è quindi importante che, attraverso la consulenza di professionisti dedicati e in una logica di educazione finanziaria, non vadano ad alimentare uno statico rendimento finanziario, ma siano strumento oltreché di legittima soddisfazione economica per il cliente, di promozione dello sviluppo economico» per il Paese.
L’ECONOMIA REALE
Nel complesso la crescita delle masse gestite dall’industria del private banking, aggiunge Massari, «segnala un peso sempre più rilevante del comparto nell’ambito della più generale industria del risparmio. Di conseguenza il peso crescente di un risparmio più consapevole, dinamico, potenzialmente aperto a investire nella economia reale, e quindi a sostenere la crescita economica del Paese».
In questi giorni anche McKinsey e CapGemini hanno fotografato il settore private a livello internazionale. Ebbene, entro il 2025 il valore dei patrimoni degli Hnwi di tutto il mondo supererà 100.000 miliardi di dollari. E la Cina (29% della ricchezza globale nel 2025) supererà il Nord America (26%).
Se l’Asia corre, l’Europa occidentale sembra però incapace di tenere il passo (salvo poche eccezioni, come appunto l’Italia). La Survey 2017 di McKinsey segnala che per la prima volta dal 2009 si è fermata la crescita degli asset e la profittabilità degli investimenti. La raccolta in Europa ripartirà solo con una «radicale trasformazione del business model», che deve considerare l’omnicanalità, la trasparenza richiesta dalle norme, l’accelerazione dell’impatto dei prodotti e dei servizi digitali e la misurabilità dei risultati ottenuti dagli intermediari.