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 2017  ottobre 25 Mercoledì calendario

I magnifici otto. Gli italiani ai vertici della ricerca

Tanti scienziati italiani sono attori di primo piano nei laboratori più importanti del mondo conquistando importanti scoperte. «È un fatto positivo che dimostra come le loro eccellenti capacità li abbiano portati ad occupare posizioni di prestigio e di grande responsabilità» nota Fulvia Mangili, direttrice del Festival della Scienza di Genova. Un prestigio conquistato sul campo, con i loro risultati, lasciando un segno in svariati ambiti della ricerca. Alla rassegna genovese, tra i tanti ricercatori, ce ne saranno otto, in particolare, che materializzano simbolicamente questi successi, «dimostrando come i nostri scienziati siano cittadini del mondo», sottolinea Mangili. E meritano di essere conosciuti.
Federico Faggin e il microprocessoreHa un posto nella Hall of Fame, il pantheon americano degli inventori. A trent’anni già viveva nella Silicon Valley e nel 1971 ha realizzato per l’Intel il primo microprocessore al mondo capace di riunire la potenza di un computer in un chip: «Lavoravo all’Olivetti e lì costruii il mio primo computer». Vicentino di origini, la sua genialità lo porta all’ideazione di tecnologie con le quali oggi conviviamo, come il Touch screen. «Un giovane a vent’anni deve partire, imparare, inventare. Ci vuole coraggio». Ora vive in California.
Andrea Musacchio e la divisione cellulareDa sei anni dirige il Dipartimento del Max-Planck Institute di Dortmund (Germania) dove si studiano i meccanismi molecolari delle cellule, soprattutto come si dividono, aiutando a spiegare l’invecchiamento o la nascita di un tumore. «Avevo il mio laboratorio allo Ieo ma ho ricevuto un’offerta imperdibile. Ora dirigo ricerche con risorse generose e posso esplorare progetti a lungo termine senza l’ansia di risultati immediati». E l’Università di Duisburg lo ha nominato professore onorario.
Massimo Altarelli e il film degli atomiVive ad Amburgo dove ha diretto la costruzione del Laser a elettroni liberi, la più potente macchina europea generatrice di raggi X capace di filmare e scoprire come evolve la struttura delle molecole su scala atomica. Le applicazioni vanno dalla scienza dei materiali alla biologia. Prima ha diretto macchine analoghe di potenza inferiore a Trieste e a Grenoble. «Uno scienziato vola nel posto migliore dove può fare la ricerca desiderata». Ora continua i suoi studi al Max Planck Institute, dedicandosi alle indagini sulla materia.
Monica Pepe Altarelli a caccia di particelleÈ al Cern di Ginevra dal 2000 come staff permanente, ha lavorato con il Premio Nobel Jack Steinberger, ha contribuito a spiegare i neutrini leggeri e poi è approdata al superacceleratore Lhc partecipando a vari esperimenti. E da uno di questi è emersa la scoperta di una nuova particella, la «Xi», che completa un tassello nella conoscenza della stessa famiglia di protoni e neutroni.
Pier Francesco Ferrari fa rinascere le emozioniPartiva da Parma e dalle scoperte di Giacomo Rizzolatti dei neuroni specchio. Ora dirige a Lione (Francia) ricerche sullo sviluppo del cervello e sui meccanismi del suo funzionamento. «Studio come si codificano le emozioni e la riabilitazione di bambini affetti da una rara malattia che toglie l’espressione facciale. Mi avevano invitato più volte, alla fine ho accettato. Qui al Cnrs (il Cnr francese, ndr ) si investe e ho costruito il mio gruppo di ricerca internazionale».
Roberto Dillon scienziato dei giochiGenovese di nascita, era andato a Singapore per il dottorato e ora dirige il Dipartimento di Game Design del DigiPen Institute of Technology e insegna alla James Cook University. In 13 anni è diventato uno degli scienziati dei giochi elettronici più famosi nel mondo. «Ne ho progettato diversi, soprattutto per il mobile, e quando le due università mi offrirono di rimanere fui felice». Ha scritto cinque libri raccontando le meraviglie di questo mondo e dirige anche il primo museo nato nel Sud-Est asiatico sulla storia dei videogiochi.
Roberta Bonaccorsi e la vita sui pianetiDivorava la fantascienza, amava la scienze naturali e partecipava a spedizioni oceanografiche nell’Oceano Pacifico. Finalmente ha unito i suoi interessi entrando al centro Ames della Nasa in California, immergendosi nell’astrobiologia: «Un sogno conquistato». Ora studia gli ambienti terrestri analoghi a quelli di Marte e controlla se i robot che vanno verso i pianeti sono sterilizzati a dovere mentre si cerca la vita fuori della Terra.
Paolo Giubellino e il bisturi del futuroHa diretto uno dei quattro esperimenti con il superacceleratore Lhc del Cern e adesso, in Germania, a Darmstadt, guida il Gsi Helmholtz Center unito al Fai International Laboratory, vale a dire il più grande laboratorio europeo dedicato alla fisica nucleare. «Qui si indaga sulla nascita degli elementi pesanti, come l’oro e il piombo, dalle collisioni cosmiche. Ma si sperimenta pure il bisturi del futuro che funziona senza incidere il corpo».