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 2017  ottobre 23 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - DOPO LA VITTORIA LEGHISTA AL REFERENDUM DI DOMENICAREPUBBLICA.IT ROMA - Patto tra partiti per ridurre le tasse

APPUNTI PER GAZZETTA - DOPO LA VITTORIA LEGHISTA AL REFERENDUM DI DOMENICA

REPUBBLICA.IT
ROMA - Patto tra partiti per ridurre le tasse. È questo il commento di Matteo Renzi all’esito del referendum in Veneto e Lombardia. La vera priorità per l’Italia, dice il segretario dem, è la riduzione della pressione fiscale, "ecco perché - aggiunge - mi piacerebbe che la prossima legislatura cominciasse con un accordo delle forze politiche per un progetto come quello che abbiamo lanciato noi (’Tornare a Maastricht’) che permetterebbe la riduzione annuale delle tasse per una cifra che può variare tra i 30 e i 50 miliardi di euro". All’indomani del referendum per l’autonomia in Lombardia e Veneto, il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini dalla sede di via Bellerio a Milano rassicura sul fatto che la linea nazionale del Carroccio non è messa in discussione. Mentre il governatore lombardo Roberto Maroni dà l’annuncio dell’ok all’avvio della trattativa da parte del presidente del Consiglio: "Gentiloni - afferma - mi ha confermato il via libera al confronto su tutte le materie previste dalla Costituzione, con anche il coinvolgimento del ministero dell’Economia", per la parte che riguarda il coordinamento del sistema tributario. ll tema delle risorse sarà al centro della trattativa fra Lombardia e governo, ma questo "non significa che ci sia stata un’apertura formale sul tema del residuo fiscale", precisa Maroni.

Insomma la questione del residuo fiscale (ossia la differenza negativa tra ciò che le Regioni versano e ciò che riceve da Roma) resta sul tavolo del negoziato con l’esecutivo. Anche se, come ammette lo stesso governatore della Lombardia, il "ministero dell’Economia sarà un osso duro".

Anche il governatore del Veneto Luca Zaia tiene una conferenza stampa subito dopo la giunta straordinaria indetta questa mattina per presentare le delibere da portare in Parlamento, tra cui anche quella di inserire il Veneto tra le Regioni a statuto speciale. Oltre a rivendicare tutte e 23 le competenze previste dalla Costituzione. Zaia annuncia piena collaborazione con la Lombardia e spera di chiudere la partita "entro l’anno". Quanto alla sua possibile candidatura a premier, ventilata anche da Massimo Cacciari, afferma: "Non esiste, io resto in Veneto".

Come detto Salvini sgombra il campo dalle ipotesi di divisioni interne al Carroccio: "Rido quando leggo certe ricostruzioni di divisioni. Quelli che dicevano che la linea nazionale della Lega avrebbe trovato problemi al Nord non ha capito un accidente. Richieste di autonomia hanno convinto 5,5 milioni persone a votare, e Maroni e Zaia avranno pieno mandato a trattare".

Si complimenta per il risultato, rimarcando che si è trattato di una battaglia di popolo: "Meglio di così non poteva andare. Abbiamo vinto sui poteri forti cinque a zero. Ora mi aspetto che il Governo dica quando intende accogliere questa richiesta che sale dal popolo". E manda un avvertimento a Forza Italia e Fdi: "Gli alleati del centrodestra sappiano che il tema posto dai referendum diventa centrale".

Secondo il leader del Carroccio quanto è successo nelle due Regioni è "in linea con quello che accade in tutta Europa: in Repubblica Ceca, in Austria. Il prossimo turno è quello dell’Italia dove noi ci stiamo attrezzando, a differenza dei 5 Stelle che sanno dire solo di no. Meno vincoli stato centrale e meno vincoli europei significa più sviluppo del territorio. Adesso abbiamo venti giorni per passare dalle parole ai fatti".

Ribadisce poi quanto già detto dal governatore del Veneto Luca Zaia: "Il nostro interlocutore è Gentiloni". Quanto al flop del voto elettronico in Lombardia, Salvini glissa: "Da lombardo sono stato ben contento di votare in 3 secondi cronometrati. Spero che il ministro dell’Interno garantisca la stessa possibilità anche alle elezioni politiche".

Non esclude, infine, un coinvolgimento delle regioni del Sud, a cominciare dalla Puglia: "Per me - dice il leader leghista in conferenza stampa - sarebbe ancora più bello se con Zaia e Maroni entrassero a Palazzo Chigi Bonaccini e Emiliano (i governatori di Emilia Romagna e Puglia, ndr)". E conclude con un riferimento ai suoi avversari politici: "Il silenzio di queste ore di Renzi e Grillo, che parlano di tutto e su tutti, è abbastanza particolare". E attacca Giuseppe Sala e il Pd lombardo: "Quando hai un sindaco che dice ’Voto si’, anzi non voto perchè sono via... il partito che governa la città è stato assolutamente assente".

IL PROBLEMA DELLE CHIAVETTE USB
Doveva essere l’elemento più rivoluzionario dell’intera consultazione, ma il voto elettronico sperimentato per la prima volta in Italia nel referendum lombardo sull’autonomia - alla fine - ha mostrato più di un punto debole. Paradossalmente, lo scrutinio elettronico è stato lentissimo e ha visto la rivolta degli scrutatori bloccati per ore ai seggi. A metà mattinata del giorno dopo ancora non si sapeva il dato finale sull’affluenza e il governatore Maroni ha dovuto spostare più volte l’orario della conferenza di stampa sul bilancio del voto.

Maroni: "Criticità, ma i voti sono tutti buoni". Alla fine il governatore deve ammettere: "Presto sul sito - è la sua dichiarazione alle ore 13 - metteremo sul sito della Regione i risultati con il 99% delle sezioni". Poi aggiunge: "E’ andato tutto perfettamente, abbiamo avuto un problema con 300 chiavette su 24mila tablet". Il voto del 99% dei seggi dice che in Lombardia ha votato il 38,26%, pari a 3 milioni 11.395 di cittadini che nel 95,29% dei casi hanno detto "Sì". Le criticità, spiega ancora, sono state due e "si sono verificate dopo la chiusura dei seggi: in alcuni casi si è votato in modalità test (ma le macchine hanno registrato i voti); in altri casi, i presidenti di seggio hanno utilizzato lo stesso pin per più voting machine, bloccando la lettura della chiavetta Usb". Ma, precisa l’assessore delegato al voto elettronico, Gianni Fava, "tutti hanno votato in modo valido, tutti i voti sono buoni". Referendum, scrutatori ostaggi del voto elettronico: calcetto e ping pong per sopravvivere all’attesa Navigazione per la galleria fotografica 1 di 10 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow Il Pd: "Maroni chieda scusa". Il Pd non condivide il giudizio di Maroni e non si lascia scappare l’occasione di andare all’attacco con il segretario regionale Alessandro Alfieri che dice: "ll sistema che ci doveva portare nel futuro ci porta invece ad un passato lontano. E passata una notte intera e ancora non ci sono i risultati. Dopo aver festeggiato il superamento del 40 per cento, il sito della Regione dice che siamo al 38 per cento. Maroni deve chiedere scusa. Qualcosa non ha funzionato e la Regione deve mettere da parte l’arroganza". Da parte sua, il governatore lombardo, ribatte di "non dover chiedere scusa a nessuno, semmai lo deve fare chi, nei giorni del silenzio, ha parlato a sproposito e invitato a non votare". Maroni, poi ha chiesto al Pd di "lasciare fuori dalla porta la politica" e iniziare a lavorare sui contenuti della trattativa con il governo.

L’ingorgo delle chiavette Usb. Il problema pare si sia registrato non tanto per colpa dei famosi 24mila tablet, ma a causa degli ingorghi che si sono registrati successivamente alla chiusura delle urne. Uno dei nodi critici è stato il passaggio di mano delle chiavette usb che contenevano i voti riversati dalle voting machine (i tablet, appunto) con presidenti di seggio ostaggi per ore in attesa di sapere se la lettura delle usb fosse riuscita senza problemi di sorta. In molti, infatti, sono dovuti rimanere in attesa dell’ok necessario e sono potuti tornare a casa soltanto alle tre di notte, nonostante le operazioni di voto si fossero concluse intorno alle 23.30. Referendum autonomia, la protesta su Fb dei presidenti di seggio bloccati nelle scuole: "Scrutatori liberi" Condividi   La rivolta degli scrutatori. Andrea Schieppati, scrutatore in uno dei seggi di Milano, ha postato su Facebook intorno alla mezzanotte un video intitolato ’Scrutatori liberi’. "Vi dico solo - ha scritto anche - che sui tempi di verifica delle usb girano leggende metropolitane livello ’Italia-Inghilterra venti a zero con gol di testa di Zoff su calcio d’angolo’". Alla fine, dal seggio sono usciti tutti attorno alle tre del mattino. Altre testimonianze sono quelle di Stefano Bolognini, presidente di seggio, nonché ufficio stampa del Movimento 5Stelle: "Io ancora al seggio e non posso andare via nonostante scrutinio finito da ore" scriveva nella notte, sempre su Facebook. E di Elisabetta Obertone, ancora sui social: "Sono esattamente le 01.00, abbiamo terminato alle 23.05 consegnando le chiavette Usb Non possiamo allontanarci fino a quando non ci danno l’Ok. A ora su 205 plessi di Milano ne hanno scrutinati soltanto 6!!! E’ una vergogna! Con uno scrutinio manuale saremmo andati via al massimo alle 23.30".

ZAIA CACCIARI
Massimo Cacciari traccia un bilancio del voto referendario delle ultime ore. Per il filosofo "siamo di fronte a una iniziativa che è legata, fondamentalmente alla campagna elettorale, una cosa che è andata bene nel Veneto, ma un flop in Lombardia". Certo, il 40% di affluenza nella regione governata da Roberto Maroni pare suggerire altro, ma tant’è. Per l’ex sindaco di Venezia, comunque, "è una vicenda che comunque avvantaggia il centrodestra in vista del voto, ed è per questo che Berlusconi ha dato il suo avallo in zona Cesarini, in maniera intelligente". All’interno della Lega Nord, per Cacciari dal voto di domenica Salvini ne esce ridimensionato: "Se al voto gli equilibri tra Carroccio e FI saranno a favore dei primi, potremmo aver la sorpresa di una candidatura a Palazzo Chigi per Zaia" invece che per Salvini. "È chiaro che c’è stata anche una lotta interna, tra fratelli, una iniziativa anti-segretario", conclude il filosofo veneziano. Lotta che, per inciso, Salvini smentisce in modo secco.