Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  ottobre 21 Sabato calendario

Nostalgia di Stoner. «Ancora il più grande ma non tornerà più»

PHILLIP ISLAND Casey non verrà. Niente Phillip Island per il Canguro Mannaro. Ha rinunciato a mille inviti, anche ad un cena informale in programma ieri sera col proprietario del circuito Carmelo Ezpeleta, il padre-padrone della MotoGP. A lui interessava solo correre e non gli va, tutta questa gente intorno. Il circo. Non gli è mai piaciuto. Ha detto basta, è uno di parola. Un romantico selvaggio, un talebano: della moto, dei sentimenti. Il più grande talento di sempre, Stoner. Dicono che se tornasse oggi, a 32 anni compiuti martedì, sarebbe ancora il più veloce. «Uno dei top 3», dice lui, con un sorriso timido e vero. Ma non lo farà. E forse non salirà nemmeno su di una MotoGP, mai più: l’ultima volta è stato il mese scorso a Valencia per i test con la Ducati, però poi c’è stato qualcosa che non gli è andato giù – mica una storia di soldi, quelli non gli sono mai importati – e forse non lo rivedremo. Basta, basta. Ha venduto la villa nel Queensland vicino a Brisbane: 8082 Riverside Drive, una delle più belle della Gold Coast. «Ma la gente mi spiava attraverso le finestre». Ne ha presa un’altra vicino a quella di Mick Doohan, sull’isola di Coomera. Non gli va neppure questa, però due settimane fa è nata Caleya, la seconda figlia, e con Adriana – la moglie – vuole solo restare tranquillo per un po’. «Una vita normale, non chiedo altro». Presto migrerà in silenzio in un’altra casa, il suo rifugio segreto: dove va a pescare sul fiume, a caccia nel bush con l’arco. Dove può correre ancora, ma da solo: facendo cross, o lanciandosi per strade scoscese in mountain bike. Che spreco, dicono i tifosi. Senza di lui, questo mondiale è un’altra cosa: Dovizioso e Marquez si giocano il titolo nelle ultime 3 gare e questa di domani – alle 7 italiane – è probabilmente quella decisiva, ma qui Stoner ci ha vinto 6 volte di fila. Prima del mondiale con la Honda vinse il primo e l’unico con la Ducati: nel 2007, 10 anni fa.
«Il più grande talento di sempre. Marquez è completo, Valentino ha vinto tanto. Ma nessuno come Casey sapeva essere veloce con una moto impossibile. Anzi: meno la moto era guidabile, più lui era forte». Alberto Vergani, numero uno della Nolan, è uno dei pochi del paddock di cui il Canguro Mannaro si è sempre fidato. «Ci siamo conosciuti quando aveva 16 anni, me lo impose Alberto Puig: è un talento straordinario, diceva. Lo sponsorizzammo con il casco. Ma era terribilmente affamato di successi, cadeva sempre». Continuarono a crederci. «Finì alla Ducati più per caso che altro: volevano Melandri e poi puntarono su Gibernau, ma le cose andarono storte. Non restò che scommettere su questo ragazzo». Gli altri piloti lo hanno sempre “annusato” come uno speciale. «All’inizio doveva andare alla Yamaha, però mi dissero che Valentino storse il naso. E quasi 10 anni dopo, quando la scorsa stagione doveva sostituire Pedrosa per una gara, si misero di mezzo quelli di Marquez». L’ultima occasione in Austria con la Rossa, la stagione passata: all’ultimo non se ne fece niente. «Tutti hanno sempre temuto il confronto». Quando decise di lasciare, nel 2012, la Honda gli offrì un biennale da 24 milioni di euro in 2 stagioni. «Non mi servono i soldi, ho abbastanza per vivere», confessò a Vergani. E nel giugno scorso al Mugello, guardando la griglia di partenza: “Alberto, la senti questa tensione? La gente non capisce, ma ti divora dentro. E io dall’età di 4 anni non ho fatto che gareggiare. Basta”. Ecco perché non ci sarà. «Perché è un romantico selvaggio. E non cercate di catturarlo, nessuno ci riuscirà mai».