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 2017  ottobre 21 Sabato calendario

La lezione di Vulcano, l’isola dove la scuola non è mai cominciata

VULCANO Oggi, si fa lezione in strada. Panorama mozzafiato sul cratere addormentato e vista sul mare, ma sempre strada rimane. In classe non c’è spazio per i ventuno alunni della scuola media: «Prima, seconda e terza, ci hanno messo insieme – spiega Gabriele – dicono che non ci sono i soldi per mandarci tutti i professori. Ma che scuola è?». E allora i bambini dell’isola si sono inventati la loro protesta: «Non entriamo in classe e facciamo qualche lezione in strada – hanno detto a genitori e insegnanti – poi scriviamo anche delle lettere alla ministra dell’Istruzione, le postiamo sui social».
E fu così che ventuno ragazzini fra gli 11 e i 13 anni trasformarono una tranquilla isoletta, tutta dedita in questo periodo al turismo straniero, in un’assemblea permanente di lotta, che ha bloccato l’avvio dell’anno scolastico. «Non andremo a votare», hanno deciso i 700 residenti di Vulcano. E due giorni fa, le mamme degli studenti si sono presentate al maresciallo dei carabinieri: «Dobbiamo fare un esposto alla procura della Repubblica – gli hanno detto – chi sta negando ai nostri figli il diritto a un’efficiente scuola dell’obbligo sta commettendo un reato. Chiediamo che si indaghi».
Alle 9 del mattino, la “protesta- studio” dei ragazzini di Vulcano che hanno dato la sveglia all’intero arcipelago delle Eolie è di nuovo in strada. Al posto dei banchi un tappeto di cartoni che la signora Maria, impeccabile collaboratrice scolastica, sistema con cura. I più grandi chiedono alla prof d’italiano qualcosa sulle novelle, i più piccoli sono alle prese con un riassunto, qualcuno è già pronto con altre domande. «Questi studenti sono il vero vulcano», sorride la professoressa Gabriella Parisi. Otto frequentano la prima; due, la seconda e undici, la terza. «Non è facile portare avanti tre programmi diversi, a volte è quasi impossibile». E gli studenti ci restano male.
Dice Marta: «Io sogno di diventare medico legale, ma so già che continuando così il programma di terza media non lo finiremo mai. E io non voglio essere una studentessa mediocre cresciuta in una classe pollaio». Isaac sogna invece di laurearsi in Ingegneria e progettare navi modernissime. «I più piccoli hanno ragione – sussurra – chiedono più tempo alla prof di matematica, ma io devo fare bene le equazioni di secondo grado, non posso aspettare». Giulia vuole fare la psicologa; Rachele, la stilista; Andrea, l’avvocato; Alessandro, l’architetto. «Noi sappiamo che un giorno andremo via da quest’isola», dice Gabriele, che da grande vuole fare l’ingegnere nucleare. «Io tornerò», canticchia Bianca, che sogna invece di diventare veterinaria. «E comunque qui siamo nati e per adesso viviamo – interviene Desirée, aspirante fotografa – su quest’isola, che è la nostra casa, vogliamo studiare al meglio, per prepararci alla vita. Ma com’è possibile studiare in questa scuola in cui non c’è neanche un collegamento Internet?».
I ragazzi hanno ribattezzato il loro istituto comprensivo Santa Lucia: “la scuola sconnessa”, la chiamano ormai. «Sconnessa da tutto, ma non riusciranno a sconnettere anche noi». In realtà, però, la prima battaglia è stata persa. «Il sottosegretario all’Istruzione ci ha fatto sapere che non potrà essere concessa alcuna deroga per le scuole delle Eolie», spiega la combattiva assessora all’Istruzione del Comune di Lipari, Fabiola Centurrino. «Il ministero delle Finanze sostiene di non avere risorse per far fronte a una situazione che resta grave non solo a Vulcano, ma anche a Lipari, dove 43 studenti del primo anno del Turismo si trovano in un’unica classe. Insomma: soldi per nuovi insegnanti non ce ne sono». Uno spiraglio è arrivato dall’Ufficio scolastico regionale e dai presidi, che hanno assicurato i fondi per altre ore d’insegnamento. Così a Lipari alcuni studenti del Turismo andranno in classe con i colleghi del Geometra. E a Vulcano, la prima media potrà sganciarsi per alcune ore. «Ma non basta – dice Veronica Capitti, rappresentante delle mamme – Abbiamo scritto anche al presidente della Repubblica, siamo sicuri che da lui arriverà un aiuto. Le istituzioni non possono dimenticare i nostri bambini».