la Repubblica, 21 ottobre 2017
L’amaca
Secondo una ricerca di entomologi (fonte: la rivista on line Plos One), la Germania avrebbe perduto, dal 1990 a oggi, il 76 per cento dei suoi insetti volanti. In pratica, i tre quarti. Percentuale calcolata sulla biomassa complessiva: fatto 100 il numero totale degli insetti che volavano in Germania nel 1990 (mosche, vespe, api, eccetera), nel 2017 ne volano 24. Il dato è implacabile. Parla di un mutamento profondo, che colpisce la base della catena alimentare: gli insetti sono la prima fonte di proteine del pianeta Terra; e il principale agente dell’impollinazione.
Gli entomologi tedeschi azzardano tre possibili concause del fenomeno. La progressiva diminuzione degli ambienti naturali e/o agricoli; l’uso di pesticidi in agricoltura; il cambiamento climatico. Dei tre, i primi due sono diretta conseguenza delle scelte umane. Il terzo è fortemente sospettato di esserlo. Le battute sprezzanti e le inchieste puntute sulla “moda del bio”, per non dire di quei matti del biodinamico, non hanno la più lontana idea della enorme differenza tra un ambiente “ripulito” da diserbanti e insetticidi e l’ambiente contaminato (da mosche, vespe, api) che le pratiche bio rispettano e difendono. L’ape, a modo suo, lo sa, come funziona il mondo. L’uomo, a modo suo, un po’ meno.