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 2017  ottobre 23 Lunedì calendario

La via europea alla giustizia sprint, procedura fai-da-te e rapida. Il sistema è cresciuto ma deve essere rafforzato

Un’infermiera italiana, che aveva chiesto il rilascio della tessera professionale europea per esercitare in Irlanda, s’è vista più volte rigettare la domanda dal Nursing and midwifery board of Ireland, perché alcuni documenti mancavano o non erano in lingua inglese. L’autorità irlandese ignorava però le disposizioni del regolamento Ue 2015/983, che prevedono procedure e tempi molto definiti in caso di omissioni e traduzioni di documenti: ha quindi rilasciato la tessera professionale (e adeguato i suoi sistemi interni) solo dopo l’intervento della rete Solvit.
Un’azienda italiana, che aveva invece firmato un accordo con una società di Malta per distribuire lì cinque diversi prodotti, tra integratori alimentari e cosmetici, ha atteso invano – dopo due anni di istruttoria – una risposta dalle autorità maltesi: fin quando non ha fatto ricorso alla rete Ue per la soluzione dei problemi del mercato interno. Perché questo è Solvit: un servizio online (gratuito) ideato per aiutare imprese e cittadini europei a trovare un rimedio ai casi in cui l’amministrazione di un altro Paese non applichi correttamente le norme comunitarie (restano dunque esclusi i contrasti tra imprese o tra i consumatori e le imprese).
Quelli appena raccontati sono solo alcuni dei recenti casi risolti da questa rete “informale”, nata 15 anni fa e a cui è possibile rivolgersi quando non sia stato già avviato un procedimento giudiziario. Il funzionamento è semplice: si contatta il centro Solvit del proprio Paese (home centre), compilando e inviando il modulo presente sul sito. L’istanza viene quindi valutata e inoltrata al centro del Paese chiamato in causa (lead centre): il tutto per cercare una soluzione rapida, entro 10 settimane dall’apertura del reclamo.
A livello complessivo, nel 2016 la maggior parte degli “ostacoli” rimossi da Solvit (2.414 casi affrontati) ha interessato la sicurezza sociale (62,4%), seguita dalla libera circolazione delle persone (19%) e dal riconoscimento delle qualifiche professionali (6,5%). E il podio si ripete – pur se in proporzioni un po’ diverse tra casi ricevuti e casi inviati – anche a livello italiano.
I risultati in Italia
Il centro italiano opera presso il dipartimento delle Politiche europee e nell’ultimo anno si è dimostrato uno dei più efficienti. «Ne abbiamo fatto una nostra eccellenza – commenta il sottosegretario per le Politiche e gli affari europei Sandro Gozi – come ha riconosciuto la Commissione Ue: nel 2016 Solvit Italia è risultato tra i centri che hanno trattato il maggior numero di casi (293), risolvendone il 95%, ben al di sopra della media europea dell’89 per cento. All’Europa dei burocrati preferiamo quella delle buone pratiche come questa: concreta, dalla parte dei cittadini, che moltiplica le opportunità e tutela i diritti». Tutti gli indicatori italiani, in effetti, sono in crescita (si veda l’articolo in basso), e le ragioni del progresso risiedono anche nella continuità del personale e della struttura al lavoro, che consente di avere uno sguardo sul lungo periodo e stringere una maggior collaborazione con le singole amministrazioni interne: basti pensare che, in campo sanitario, sono addirittura le Asl a interrogare preliminarmente il centro.
D’altra parte, i dati sulle performance riassunti da Bruxelles riguardano i soli casi risolti: mentre non vengono considerati quelli appianati “in anticipo”, rifiutati o reindirizzati ad altri organismi competenti (come il mediatore europeo o il servizio di consulenza giuridica della Commissione Ue). E Solvit Italia – sottolinea il report 2016 – ha mantenuto contatti regolari con i centri d’informazione locale «Europe direct», i servizi di consulenza «La tua Europa» e i centri europei dei consumatori.
Resta però il nodo dei numeri assoluti, che restano ancora bassi soprattutto sul fronte delle imprese. Le aziende, insomma, usano ancora poco il servizio come strumento alternativo di risoluzione delle controversie (una costante generale, evidenzia la Commissione). La rete – ammettono dal Solvit Italia – è ancora scarsamente conosciuta: il dipartimento sta perciò organizzando la promozione di una serie di eventi, in collaborazione con altri organismi, tra cui l’«Enterprise Europe network». Ed entro fine anno – assicurano – ci sarà un importante appuntamento per sensibilizzare lo strumento Solvit.
Dario Aquaro
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Un’iniziativa di successo, segno di un’Europa vicina ai cittadini, che hanno a disposizione un servizio per ottenere, in tutti gli Stati membri, il riconoscimento di diritti garantiti a livello Ue nei casi di spostamenti nello spazio europeo. Grazie ai centri Solvit (rete per la soluzione dei problemi nel mercato interno) – attivi dal 2002 in tutti gli Stati membri, con l’aggiunta di Islanda, Liechtenstein e Norvegia – sono operativi questi servizi che le amministrazioni nazionali devono fornire a cittadini e imprese alle prese con problemi transfrontalieri, che possono concretizzarsi in una violazione del diritto dell’Unione.
Tutto sotto il controllo della Commissione europea che coordina le attività dei centri.
In primo piano, gli aspetti legati alla libera circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali e delle politiche collegate: da quella fiscale all’occupazione, passando per i trasporti e la sicurezza sociale.
Come funziona Solvit
Il sistema, che ha guadagnato spazio anno per anno, prevede che in ogni Stato sia istituito un centro, che opera online, al quale ogni persona fisica o giuridica può sottoporre una questione nei casi in cui una pubblica amministrazione di un altro Paese Ue abbia violato un diritto garantito dall’Unione europea: dal riconoscimento delle qualifiche professionali, all’attribuzione del permesso di soggiorno, dai rimborsi in materia di Iva fino all’assistenza sanitaria.
I tempi sono ridotti all’osso: dalla notifica del caso, il centro Solvit ha dieci settimane per risolvere la vicenda. Con una procedura senza ostacoli burocratici e un sistema di funzionamento informale che, quindi, non preclude il parallelo svolgimento di un’azione formale a livello nazionale. I casi devono poi essere trattati sia dal centro di appartenenza che dal centro competente, che riceve la proposta di soluzione dal primo centro.
I principi che regolano lo svolgimento sono stati modificati e codificati nella raccomandazione 2013/461/Ue adottata dalla Commissione il 17 novembre 2013.
Attività in crescita
Sul campo, i centri hanno acquisito credibilità e moltiplicato il carico di lavoro. Segno del successo guadagnato sul terreno. In 15 anni di attività, il numero dei casi è passato da 5 al mese a 200. Nel 2016, la media è stata di 2.414 casi, con un miglioramento dei tempi di soluzione a 59 giorni e una soluzione che ha raggiunto la percentuale dell’89%, superata dall’Italia a quota 95% (si veda l’articolo sopra). Un quadro già positivo che dovrebbe migliorare grazie alla volontà delle istituzioni Ue, Commissione in testa, che punta a un rafforzamento del ruolo strategico di Solvit per migliorare il funzionamento del mercato interno. Anche perché se è vero che nel corso degli anni sono aumentati in modo esponenziale i casi di cui Solvit si è occupata, è anche vero che il mercato unico coinvolge 500 milioni di cittadini e imprese. Questo vuol dire che malgrado la crescita a 2.500 casi, il carico di lavoro di Solvit dovrebbe essere maggiore e, così, anche la soluzione dei casi. In vetta alla classifica, il Regno Unito, con l’Italia in posizione alta e Malta in fondo. Non sempre, poi, le reti riescono a raggiungere la soluzione dei casi con implicazioni strutturali. Nel 2016, i centri hanno trattato 97 casi strutturali, ma solo 19 sono stati risolti.
Gli interventi
Tra le storie di successo raccolte dalla Commissione nella comunicazione del 2 maggio 2017 (Com(2017)255), i casi di riconoscimento delle qualifiche professionali. Dopo gli ostacoli posti in Spagna al riconoscimento delle qualifiche di alcune infermiere portoghesi, Solvit è intervenuta con contatti diretti con le autorità nazionali competenti e, in 2 settimane, ha ottenuto il riconoscimento delle infermiere. Per le imprese, al centro dei ricorsi Solvit le questioni legate alla fiscalità e alla libera circolazione delle merci e dei servizi. Tuttavia – scrive la Commissione europea – «il tasso di risoluzione dei casi riguardanti le imprese è stato pari all’80%” e, quindi, inferiore alla media dell’89%».
La Commissione, dal canto suo, prova anche a rafforzare la visibilità del sistema Solvit favorendo l’accessibilità online ( http://ec.europa.eu/eu-rights/ enquiry-complaint-form/home?languageCode=it&origin=solvit-web) e una cooperazione con le altri reti, inclusi i centri europei dei consumatori.
Marina Castellaneta