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 2017  ottobre 22 Domenica calendario

Millepiedi, larve e tarantole da gennaio a tavola in Italia

ROMA Nessuno ci costringerà a mangiarli, ma dal primo giorno del prossimo anno potranno entrare nelle nostre diete. Nella terminologia dell’Unione Europea, che ne autorizza appunto la produzione e vendita, si chiamano «novel food». Ma altro non sono che insetti, da mangiare interi o sotto forma di farina. Se ne parla ormai da tempo, ma ieri la Coldiretti nel corso del suo forum in corso a Cernobbio, sul lago di Como, ha sparato a zero sostenendo che la maggioranza degli italiani (il 54%) li considera estranei alla nostra cultura alimentare, contro un 24% di indifferenti e solo un 16% favorevole. 
LE PRELIBATEZZE
L’associazione dei contadini ha allestito perfino una presunta tavola degli orrori con pasta all’uovo artigianale ai grilli, millepiedi cinesi affumicati, tarantole arrostite del Laos, vermi giganti della farina dalla Thailandia, baco da seta all’americana. E ancora farfalle delle palme dalla Guyana francese, fritte e condite; cimici d’acqua dalla Thailandia, fino agli «aperinsetti»: vermi della farina aromatizzati alla paprica, al curry e al sale marino «made in Belgio».
Ma effettivamente, che sapore hanno? I ricercatori italiani di Entonote.com hanno organizzato dei panel al buio con alcuni consumatori e così ecco che la camola del miele ha un gusto molto leggero e delicato che può essere associato a una mandorla o a un pinolo, la camola della farina sembra popcorn, la locusta sa di crostaceo, il grillo in bocca dà l’impressione di un frutto secco con una nota che ricorda il pesce.
Le formiche sono acidule, quelle più grosse messicane ricordano le noccioline o i semi di zucca tostati. La larva di bambu ha un retrogusto di formaggio e l’elenco potrebbe essere sterminato. 
LO STUDIOSO
«Il punto spiega Carlo Spinelli, maggiore studioso italiano della cucina degli insetti, autore di Bistecche di formiche edito da Baldini&Castoldi è che nello stesso momento in cui un italiano mangia della pasta con la bottarga in Sicilia o un lampredotto a Firenze, nel mondo due miliardi di persone si nutrono di insetti. Perché dovremmo rinunciarvi e non sperimentare i loro gusti?». «È un’occasione fantastica continua Spinelli sarà come trovarsi nel 1600 dopo che il pomodoro, il cacao e le patate sono giunte nel Vecchio continente dall’America e la nostra cucina è diventata ancora più ricca». Spinelli, assieme all’entomologo Gianluca Ferretti, sta lavorando alla prima guida agli insetti commestibili che si possono trovare in Italia. «Basta superare il primo assaggio», dice.
IL CONSUMO
Al di là del (più o meno) buon gusto gourmet a spingere verso il consumo è la Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura), forte del fatto che nel mondo già quasi 2000 specie di insetti sono considerate commestibili. «Ma l’arrivo sulle tavole solleva dei precisi interrogativi di carattere sanitario e salutistico ai quali è necessario dare risposte, facendo chiarezza sui metodi di produzione e sulla stessa provenienza e tracciabilità degli insetti», ribatte il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, che cancella le certezze scientifiche secondo cui formiche, grilli e larve non offrono rischi e sono molto completi da un punto di vista nutrizionale in quanto ricchi di proteine, ferro, calcio, vitamine e altri micro e macronutrienti. Senza considerare che perfino san Giovanni nel deserto si nutrì di locuste.