la Repubblica, 22 ottobre 2017
Di cosa si parla a Dakar. I cestini per salvare la terra dal sale
La stagione delle piogge si è accorciata, i periodi di siccità sono sempre più lunghi, sulla costa il pesce è raro e le mangrovie spariscono, lasciando via libera all’erosione: per gli agricoltori del Senegal i cambiamenti del clima non sono una minaccia, ma un problema già molto reale. Il pericolo più grande, però, è la progressiva salinizzazione del suolo, che rende improduttiva la terra un tempo fertile. Nel delta del fiume Sine quasi un milione di ettari è stato reso inutilizzabile dal sale. Ma gli abitanti del centro di Dioffior hanno deciso di contrattaccare: quando, trent’anni fa, le risaie accanto al villaggio sono state abbandonate, i residenti si sono attrezzati di vanghe e cestini e hanno cominciato lentamente a scavare fossati e costruire sbarramenti per impedire l’avanzata dell’acqua salata. Sono almeno cento, racconta l’agenzia Irin, gli ettari recuperati all’agricoltura, con una produzione di oltre trentamila tonnellate di riso. E ora l’associazione delle donne contadine – che si chiama Sakh Diam, cioè “Arare la pace” – si è vista assegnare un migliaio di ettari contaminati dal sale, come terreni da bonificare. Un compito enorme, che avrebbe bisogno di investimenti robusti: ma le donne senegalesi si sono messe al lavoro con tenacia, certe di domare la follia del clima, un cestino di sabbia alla volta.