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 2017  ottobre 22 Domenica calendario

L’amaca

Il verbo “vigilare”, applicato all’irrefrenabile e in parte rovinosa attività finanziaria degli ultimi decenni, stringe il cuore per la tenerezza. È come vedere un fungo atomico spandersi nel cielo e sotto un omino che lo osserva (indossa gli occhiali neri: mica è imprudente) e ci rassicura: “Sto vigilando”. Chi è quell’omino, forse volonteroso, sicuramente impotente? È il vigilante per statuto, le banche centrali di controllo; ma prima di lui, sopra di lui, sono i governi, il potere politico che dovrebbe domare l’energia dei mercati, cercare di indirizzarla a fin di bene (il bene pubblico) e attrezzare di conseguenza il vigilante.
Per questo, al di là delle questioni tecnico-istituzionali, fa impressione la folgore che dal Pd (o pezzi del Pd; o solo Renzi e suo cugino; non si capisce mai bene come funzionano le cose, in quei paraggi) ha raggiunto il governatore Visco, sebbene colpendolo solo di striscio. Perché è semmai una comune e affranta riflessione sulla debolezza della politica (quella di controllo, quella di indirizzo) che servirebbe. Quanto a vigilanza sullo strapotere della finanza, siamo messi un po’ tutti, giornali compresi, come il palo della banda dell’Ortica (Jannacci-Valdi): “Ha visto nulla, ma in compens l’ha sentii nient”.