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 2017  ottobre 19 Giovedì calendario

Wall Street al record con l’hi-tech. Dow Jones a 23.150 punti

L’anniversario è di quelli cupi, un crash di Borsa da record, ma Wall Street non ha dato ieri alcun peso al ricordo del Black Monday, di quella giornata nera capitata di lunedì trent’anni or sono e che rimane nella storia tra i grandi moniti su rischi e shock delle piazze azionarie. Spinto da ottimismo sulle performance aziendali e sulla tenuta dell’economia, il capostipite dei grandi indici americani, il Dow Jones, ha continuato la sua agile cavalcata oltre la vetta dei 23.000 punti, inanellando la tredicesima seduta positiva nelle ultime sedici. Il più rappresentativo Standard & Poor’ 500 ha corso per la quattordicesima giornata su diciassette.
Un rally continuo e ampio: il settore finanziario, fin dalla mattinata, ha sostenuto i guadagni con scatti dell’1 per cento. Mentre simbolo del traino offerto dal comparto hi-tech, il migliore da inizio anno con rialzi del 25%, Ibm ha brillato con un balzo di più del 10%, il maggiore almeno dal 2009. Grazie a una trimestrale superiore alle attese Big Blue, che aveva abituato gli investitori a delusioni, ha invece dato prova di rilancio sulle frontiere dei servizi cloud. Incoraggiando, allo stesso tempo, scommesse sulla marcia dei risultati della Corporate America, che agli inizi della stagione dei conti del terzo trimestre ha fatto presagire modeste avanzate del 4,4% ma che gli investitori sperano chiuda piuttosto vicino al 10% nonostante le incognite di politica economica e fiscale che tuttora circondano l’amministrazione Trump.
Quel che accadde nel Black Monday del 19 ottobre 1987 aleggia soltanto come un’ombra. Però aleggia alle spalle del parterre in festa: c’è chi teme che davanti a troppa euforia e squilibri – i multipli prezzi/utili futuri sfiorano 18, il massimo dal 2002 contro medie storiche di 14-15 – possa nuovamente addensarsi rapidamente, quantomeno sotto forma di vulnerabilità e violente correzioni. Allora lo tsunami finanziario da Hong Kong travolse l’Europa e poi gli Stati Uniti, con l’indice Dow Jones che cedette in un giorno 508 punti. Un tracollo del 22,61% – pari a 5.200 punti odierni.
Molto, di sicuro, è cambiato in questi decenni, da tecnologie e sofisticazione di operatori fino agli strumenti – clearing, circuit breakers – e all’esperienza di authorities e regulators. E Wall Street è aiutata da un’economia americana e globale in crescita seppur men che brillante – stando alle stime della Fed come del Fondo Monetario – con banche centrali e governi impegnati e scongiurare traumi nel ritiro di politiche di stimolo anti-crisi. Ciò detto, però, la scarsa preoccupazione e volatilità – l’indice Vix della pura è ai minimi da decenni – potrebbero far sottovalutare i pericoli, siano essi economici, di politica monetaria o di terremoti geopolitici. Trent’anni or sono, vale ricordare, la borsa era a sua volta reduce da una corsa apparentemente inarrestabile, con il Dow salito del 44% in sette mesi. Tensioni a ben vedere si erano tuttavia accumulate, soft landing della crescita, scosse sull’Opec e il petrolio, tamburi di guerra con l’Iran. Da qui al crollo il passo fu breve, ovunque: a fine ottobre alcuni mercati internazionali avevano perso fino al doppio di quello statunitense. In un vortice che vide finire sotto accusa, quali elementi scatenanti, molteplici fattori: innovazioni quali programmi computerizzati di compravendita, valori sfrenati, speculazione, segmenti a sorpresa illiquidi, paura e psicologia degli investitori, controlli inadeguati.
Proprio la difficoltà di individuare cause precise e il fatto che la storia, quella finanziaria compresa, possa ripetere drammi senza necessariamente riproporne i dettagli – i flash crash e il collasso di mutui subprime e debito sono casi più recenti – insegnano. I mercati sono adesso semmai assai più complessi, frammentati, interdipendenti e attraversati e dominati da futuristici algoritmi, derivati, trading ultra-veloce. In una parola, commenta lo storico di Wall Street Charles Geisst, sono forse «meno trasparenti di allora». La lezione della prudenza, di regole da adeguare alla realtà in evoluzione dell’alta finanza e al suo enorme ruolo globale, non può essere trascurata. Neppure oggi, anzi oggi meno che mai.