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 2017  ottobre 13 Venerdì calendario

Quattromila anni di storia parola per parola

Quando un essere umano decide di parlare a piu di due persone, questa e politica. Nel senso greco del temiine, quello piu puro, ovvero il bisogno di condividere una visione del mondo per cambiarlo attraverso le idee e dunque le parole che si fanno discorso.
In un’epoca come quella attuale, in cui la politica e il relativo vocabolario si sono abbassati a becere riunioni di condominio con poche cose da dire e molte buche e cassonetti da denunciare, lprandi discor si che hanno cambiato la storia di Gianluca Lioni e Michele Fina ci ricorda oggi che sono prima di tutto le parole a decidere il destino degli uomini e delle loro idee. Non importa se sia un sovrano ittita a parlare di successione al trono, o un Papa intento a mettere la corona sul capo di Carlo Magno, o Lorenzo de’ Medici. Montezuma. Giuseppe Garibaldi o John Fitzgerald Kennedy. Ogni discorso riportato nel libro dimostra come certe parole hanno il potere di essere reali, cioè di avere conseguenze concrete sul presente di ogni epoca, lino a diventare storia.
«Qui si fermò Alessandro», riportava una colonna di bronzo nell’attuale stato indiano del Punjab, in India. Fu li che Alessandro Magno dovette spronare i suoi soldati contro la paura dello straniero, del mai visto né tantomeno detto: «Io credo che per un uomo valoroso non ci sia altro termine alle fatiche se non le fatiche stesse che lo gui – dano a imprese gloriose!». La risposta alla sua colonizzazionegiun.se 1 800 anni dopo, da un mondo così sconosciuto da non essere mai neppure stato immaginato in Europa prima di Cristoforo Colombo. Sull’isola di Hispaniola, «la voce di Cristo che grida nel deserto», il frate domenicano Antonio Montesino, condanno la schiavini imposta agli abitanti di quel mondo nuovo: «Non sono anch’essi degli uomini? Non hanno anch’essi un’anima come ogni creatura? Non avete il dovere di amarli come voi stessi? Proprio non capite? Siete forse immersi in un profondo letargo?»
Nel 631 d.C. Maometto tenne il suo ul timo discorso. Nato povero e subito orfano, di professione carovaniere, fu solo sposando una ricca vedova che si affrancò dalla miseria. Ma, proprio come Siddharta Gautama mille anni prima, rifiutò la vita di lussi per dedicarsi alla meditazione e all’ascesi. Il risultato dell’esperienza vissuta da entrambi fu la nascita di due religioni, il Buddismo e l’Islam, segnate da due discorsi straordinariamente simili. Siddharta, a Varanasi, rivendico che «la via di mezzo è una via luminosa, una via di serenità che conduce al nirvana», ossia la giusta misura tra la fuga dal mondo e la ricerca del piacere. Maometto alla Mecca predicò quasi lo stesso, aggiungendo anche: «Come e vero che avete dei diritti sulle vostre donne.cosi esse hanno dei diritti su di voi. Vi raccomando, trattatele benee con tenerezza poiché sono le vostre compagne e il vostro aiuto».Testuali parole.
Il silenzio delle donne, ecco cosa colpisce leggendo questa raccolta. Su un centinaio di discorsi, sono meno di una decina quelli pronunciati da rivoluzionarie, dall’oratrice latina Ortensia all’imperatrice bizantina Teodora, la cui veste è uno «splendido sudario»; non poi cosi diversa da Evita Peron. la sehora cui gli argentini inviavano dodicimila lettere al giorno.
Il primo uomo a sostenere la parità di genere fu John Ball, un prete del Kent detto pazzo per le sue idee. In un sermone arrivo a dire: «Quando Adamo zappava ed Eva filava, chi era il padrone?». 1 parroc chiani finsero di annuire concordi,ma Ball hm impiccato pochi giorni dopo. Era il 1381. Quante volte oggi facciamo si con il capo, e dentro di noi la pensiamo diversa mente senza avere il coraggio di dirlo?
Gianluca Lioni e Michele Fina scelgo no di non riportare integralmente i di scorsi selezionati ma solo alcuni estratti, a differenza di libri analoghi, più datati e quasi tutti provenienti dal mondo anglo sassone dove l’ars oratoria è materia di uno studio quasi filologico. Il più celebro e Lend me your ears. Great speeches in history a cura di William Safire, sul quale mi sono formata quando ancora svolgevo l’attività di ghostwriter, o di plume per dirlo con una parola piu bella, francese, cioè la penna di qualcun altro.
Se l’americano, storica firma del New York Times e ghostwriter di Richard Nixon, scelse di riportare integralmente ogni discorso, ordinato per tematiche, e di lasciare al lettore il (durissimo) lavoro di ricostruzione del tempo, del luogo e soprattutto dell’occasione in cui quelle parole f urono pronunciate, in questo libro i discorsi si susseguono invece senza soluzione di continuità, rigorosamente in ordine cronologico, dal 2000 a.C. al 2000 d.C, sempre introdotti da una breve contestualizzazione al modo indicativo e al tempo presente di chi quei discorsi li ha pronunciati.
In definitiva, per citare Proust, l’effetto che si ha leggendo il libro e quello di una struggente ricerca del tempo perduto del discorso: senza mai trovarlo, perche le richieste dell’essere umano alla storia sono sempre le stesse. «O tempora, o mores diceva Cicerone. E i nostri tempi, sono poi così diversi?
La lettura di I grandi discorsi che hanno cambiato la storia può a volte stordire, per la brevità dei capitoli – mai lunghi di piu di quattro pagine o per l’uso di parole così trendy da definire Babilonia una citta glamour. Certo non banale, bensì ambizioso, è l’intento degli autori, che così la loro raccolta spingono il lettore a svegliarsi dal torpore di promesse destinali a diventare domani futuro anteriore o innocue frasette da tweet. E soprattutto a dare ragione a Pericle quando diceva «noi non consideriamo chi non si cura della cosa pubblica persone tranquille, ma dei buoni a nulla».