Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  ottobre 19 Giovedì calendario

Come sfruttare Trump

Donald Trump farà un importante viaggio in Asia il mese prossimo, e David Ignatius si diverte a immaginare cosa i servizi di intelligence stanno scrivendo per preparare i loro governi alla complessa fenomenologia del presidente Usa. L’analista del WaPo ci ricorda un elemento che a volte ci sfugge: «I governi stranieri non sono scioccati e offesi da Trump tanto facilmente quanto i giornalisti americani. Sono abituati ad autocrati bulli. Osservano il circo senza fine del presidente, probabilmente con sgomento, ma devono prendere decisioni politiche, non dare giudizi di valore». È forse un pro memoria utile anche agli europei: «Non devono valutare quanto Trump sia adatto al ruolo, o se ha violato la Costituzione. Devono affrontare il fatto che è stato eletto, che probabilmente ha più di tre anni di mandato davanti e che finora neanche gli stranieri l’hanno capito bene, a loro rischio». Ecco dunque i punti che un bravo analista non americano dovrebbe fissare come parametri essenziali: 1) «Trump ama creare caos». Non è un problema di staff modesto o di tweet-mania. «L’uomo ama la disruption e l’umiliazione occasionale degli altri». Pensa che questo spiazzi gli avversari e apra spazio al negoziato; 2) «Trump ha un’alta tolleranza del rischio», soprattutto quando non si muove solo. Si vede da come gioca a golf: «Uno contro uno è estremamente attento, aspetta che gli avversari facciano errori e si sconfiggano da soli. Se invece ha un compagno e può permettersi anche un brutto tiro, lo prova»; 3) Questo lo rende più pericoloso nella gestione del nucleare. Con la Nord Corea, infatti, tende a pensare la Cina come un partner. E in generale è convinto che i suoi predecessori fossero troppo spaventati dal rischio nucleare; 4) «Per Trump, tutto è personale». È vanesio e ama essere adulato. I migliori rapporti li ha con sauditi, cinesi e giapponesi. Trump ha fatto una campagna dai toni anti cinesi, ma ora tiene in grande considerazione il gigante asiatico e il suo leader Xi Jinping: «Un tipo della sua stazza, un autocrate populista, uno che prende rischi e confonde gli avversari». Sono le cose che uno straniero non deve dimenticare, se vuole non farsi travolgere da Trump, e semmai «usarlo» per i propri interessi.