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 2017  ottobre 15 Domenica calendario

Berlusconi la spara grossa: «Se perdo me ne vado»

La promessa è un classico: «Se perdo me ne vado». Non ha portato grande fortuna a Matteo Renzi che ne aveva fatto il suo cavallo di battaglia. Però non impegna troppo: lui perdendo se ne è andato per tornare dopo qualche minutino. Forse è proprio a quello che ieri pensava Silvio Berlusconi ad Ischia: «Se non ho la maggioranza io mi ritiro, perché è colpa degli italiani se non sanno distinguere chi è capace da chi invece non ha mai fatto niente». A differenza di Renzi il cavaliere ha ormai 81 anni, e la promessa ha più consistenza. Gli è scappata davanti ai giornalisti che lo seguivano nel giro a Casamicciola dove è andato a controllare che è accaduto con il terremoto, incontrando la famiglia che ha avuto salvi tre bambini estratti da sotto le macerie. 
Sempre ai giornalisti Berlusconi ha giurato di volere andare al governo solo con gli alleati di centrodestra e di non pensare affatto a nuove larghe intese con Renzi: «Lo escludo, per storia e ideologia», ha assicurato. Tutto questo però non lo ha ripetuto poche ore dopo davanti alla platea di più di 3 mila fan che lo attendevano nel centro congressi di Lacco Ameno, dove è iniziata ufficialmente la campagna elettorale di Forza Italia. Berlusconi è arrivato con più di un’ora di ritardo all’appuntamento, preferendo rilassarsi a pochi passi, separato da una semplice staccionata di canne di bambù dal luogo del comizio. A Ischia faceva molto caldo, e la visita ai terremotati (anche quella con 3 ore di ritardo, perché si era rotta la barca che lo doveva portare nell’isola) deve averlo provato parecchio. I fan azzurri però non hanno protestato, e in sala hanno ammazzato l’attesa grazie a uno show fuori programma del vicepresidente della Camera, Simone Baldelli, che ha fatto di tutto per intrattenerli: battute, barzellette, imitazioni in serie, un cruciverba comico e perfino un comizio che sembrava più attrezzato di quelli che lo avevano preceduto. Lunghissima attesa, ma poi Berlusconi è arrivato chiamando subito sul palco con sé per fargli tirare qualche applauso di più il presidente del parlamento europeo, Antonio Tajani. Poi il cavaliere ha sventolato un gruppo di fogli da fare paura: il discorso che avrebbe dovuto leggere. Erano più di quaranta pagine, qualcuno del suo staff gliele aveva scritte, ma leggendole poco prima dell’intervento non gli sono proprio piaciute. Così le ha fatte vedere alla sala ma ne ha risparmiato la lettura. Ha preferito parlare circa un’ora e dieci a braccio, ripetendo più o meno lo stesso discorso che aveva già fatto a Fiuggi e inserendo delle parentesi tratte dal repertorio di sempre (battute e barzellette, anche se questa volta più grevi del solito e in grado di fare arrossire Mara Carfagna che era in prima fila). 
Il cavaliere però è partito da una parte di quel che aveva detto ai giornalisti («se gli italiani non sanno distinguere chi è capace da chi invece non ha mai fatto niente...») per fare capire quale è e sarà il cuore della sua campagna elettorale: il M5s nel mirino. Deve essere convinto che i non pochi voti persi in questi anni in Forza Italia siano finiti parte ai grillini e parte a ingrassare l’astensione. Recuperarli è il suo obiettivo. Sul M5s Berlusconi dice di avere fonti interne al movimento che gli avrebbero rivelato propositi terribili: pronti a tassare i passaggi ereditari al 45%, pronti a ritassare la casa, pronti pure a mettere sopra i 50 mila euro di patrimonio una imposta patrimoniale extra piuttosto pesante. Per rendere più credibile questo spauracchio il Cavaliere spiega che tanto nessuno del Movimento è ricco (dimenticandosi però Beppe Grillo che non pare nullatenente) e che quasi tutti sono privi di esperienza lavorativa: «Sono gente senza arte né parte che non ha mai lavorato un giorno in vita sua». Tutto questo però non è sembrato impressionare nemmeno il pubblico di Ischia, e allora Berlusconi ha tirato fuori dal cilindro un altro scoop che gli sarebbe venuto dall’interno del M5s: se i grillini dovessero vincere le elezioni il capo del governo non sarebbe Luigi Di Maio («che è solo il front man della campagna elettorale»), ma il giudice terribile Piercamillo Davigo, «uno che perfino i suoi collaboratori dicono non abbia mai sorriso in vita sua. Non so se perché ha dei brutti denti o proprio per carattere...». 
Paure a parte (quella dei grillini nell’immaginario berlusconiano dovrebbe sostituire quella tradizionale verso i comunisti che però oggi sono poca cosa), il leader di Forza Italia ha snocciolato gli slogan del suo programma, che dice di avere disegnato in una sorta di albero della libertà che tutti i candidati dvranno imparare a memoria e ripetere in ogni trasmissione tv. C’è la tradizionale diminuzione delle tasse, con la novità che queste debbono valere anche per gli animali posseduti (punto forte del programma perché secondo Berlusconi molti che si sono astenuti hanno un cane o un gatto), poi la pensione per tutti a mille euro al mese, e una pensione anche per le «mamme» casalinghe...