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 2017  ottobre 17 Martedì calendario

Putin spiazza Pechino. Pronto il criptorublo per la finanza virtuale

MOSCA Molti ci lavorano da tempo, ma la Russia potrebbe diventare il primo Paese al mondo a battere una moneta virtuale di Stato. Si chiamerà “criptorublo” e potrebbe entrare in circolazione già entro la fine dell’anno. A far trapelare la notizia è stato il ministro delle Comunicazioni Nikolaj Nikifirov incontrando a porte chiuse i membri del Moscow Capital Club. L’ordine, avrebbe detto, sarebbe arrivato dal presidente russo Vladimir Putin in persona.
«Lanceremo presto una criptovaluta – avrebbe poi spiegato – per un semplice motivo: se non lo faremo noi, in due mesi a farlo saranno i nostri vicini dell’EurAsEc». EurAsEc sta per Comunità economica euroasiatica, dove la Cina ha iniziato da tempo a testare una sua moneta virtuale e l’India sta valutando di lanciare i cosiddetti “Lakshmi Coin”. Una corsa contro il tempo, dunque.
Al momento i dettagli relativi al criptorublo sono scarsi. Si baserà su blockchain (un database pubblico, criptato e decentralizzato delle transazioni), ma non potrà essere “estratto” liberamente come il Bitcoin. Verrà emesso e tracciato dal governo federale russo. Potrà essere convertito in rubli tradizionali, ma una tassa del 13% verrà applicata su tutti gli apprezzamenti e nel caso in cui non si sia in grado di presentare una prova dell’origine della valuta. Una misura per scongiurare il riciclaggio di denaro, secondo alcuni, o per facilitarlo, secondo altri.
La creazione del criptorublo, ha però specificato Nikiforov, non porterà automaticamente alla legalizzazione di monete virtuali. Su questo punto nella Federazione è in corso un acceso dibattito da mesi, in particolare da quando lo scorso giugno, a margine del Forum economico di San Pietroburgo (Spief), Vladimir Putin incontrò Vitalik Buterin, il creatore ventitreenne della moneta Ether. Dopo il faccia a faccia, il leader del Cremlino aveva sollecitato la creazione di un’economia digitale in Russia per diversificare l’industria e ridurre la dipendenza dagli idrocarburi.
Da allora è stato un susseguirsi di annunci di segno opposto. Con il vicepremier Igor Shuvalov e il ministro delle Finanze Anton Siluanov, da un lato, ad asserire la necessità di aprire la propria economia a Bitcoin e rivali e la Banca Centrale, dall’altro, a enumerare i rischi delle monete virtuali e a proporne persino un bando totale.
A mettere l’ultima parola è stato una settimana fa Vladimir Putin. Pur riconoscendo i rischi legati alle criptomonete ha ribadito che «è importante non creare barriere inutili, ma semmai fornire le condizioni per promuovere e migliorare il sistema finanziario nazionale». La creazione del criptorublo sembrerebbe proprio andare in tal senso.
Intanto nel Paese è in corso da tempo una vera e propria mania per le monete digitali. Sarebbero almeno 50mila i “minatori casalinghi” e oltre mille le aziende di mining. I Bancomat Bitcoin continuano a moltiplicarsi: almeno 100 sarebbero in arrivo a Mosca. E abbondano i tentativi di creare nuove, e spesso bizzarre, criptovalute. Come il “WhopperCoin”, lanciato in estate da Burger King Russia per fidelizzare gli amanti del suo megapanino.