la Repubblica, 17 ottobre 2017
Di cosa si parla a Londra. È il teatro, bellezza
Si usa dire che il giornalismo moderno è nato a Fleet Street, la strada di Londra dove avevano sede le redazioni di tutti i quotidiani e gli uffici di tutti i corrispondenti, per questo soprannominata “la via dell’inchiostro”. Dal 1980 i giornali hanno cominciato l’esodo verso la periferia, un trend che ha influenzato il resto del mondo, e oggi a Fleet Street non ne rimane più neanche uno. Eppure quel nomignolo, Ink, inchiostro appunto, furoreggia da settimane nei teatri della capitale (prima all’Almeida, palcoscenico d’avanguardia, ora fra le mille luci del West End) come titolo di una spassosa e istruttiva commedia sull’acquisto del Sun nel 1969 da parte di Rupert Murdoch, che ne fece il tabloid più scandalistico del regno, avviando il suo impero di carta stampata e la sua reputazione di “Squalo” dei media. Qualche critico sostiene che l’era del populismo, di cui continuiamo a vedere le conseguenze al tempo del web, cominciò quel giorno. Ma il successo di Ink conferma pure che il giornalismo, da Prima pagina a Tutti gli uomini del presidente fino a Professione reporter, rimane uno straordinario soggetto narrativo, teatrale o cinematografico, talvolta comico, talvolta drammatico, in qualche caso tragico. Cartacea o digitale, l’informazione sbocciata un paio di secoli fa in una strada vicino al Tamigi continua ad avere qualcosa di epico. È la stampa, bellezza.