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 2017  ottobre 17 Martedì calendario

Lo «Babisconi», è il milionario populista alla conquista di Praga

Il suo sguardo deciso dietro gli occhiali griffati, l’espressione del volto sempre seria, avvolta dall’elegante giacca in cuoio nero di marca. Chi sa se questo look ricorda il suo presunto passato lontano: la Corte costituzionale slovacca lo accusa di essere stato un informatore della famigerata StB, la crudele polizia segreta comunista. Lui ignora le accuse, «falsità di chi non vuol vedemi vittorioso», e nei sondaggi resta alto. Finora si è costruito una innegabile vita di successo con gli affari, da grande imprenditore, adesso non gli basta più: vuole governare a Praga. È Andrej Babis, leader popolare definito populista dai media internazionali, o addirittura “Babisconi” in gioco di parole con Berlusconi, o ancora, per esempio dalla Frankfurter Allgemeine, “il Trump cèco”: con la bionda Monika sempre a fianco, marcia verso la vittoria alle elezioni parlamentari anticipate del 20 e 21 ottobre nell’antico, civilissimo Paese democratico europeo.
«Mi definiscono populista? È una menzogna insultante», dice lui. «O meglio, è vero che sono populista, ma solo nel senso del termine che significa che sarò eletto dal popolo e farò gli interessi del popolo». L’accusa di aver lavorato per la StB resta, pesante. Tanto più che la collaborazione risalirebbe a quando, sotto il comunismo, aveva il raro privilegio di viaggiare occupandosi di commercio estero. I suoi seguaci non lo abbandonano, è lui il capolista del partito di protesta ANO (cittadini insoddisfatti), e tutto indica che a Natale e Capodanno sarà lui come premier ad augurare buone feste ai cèchi. O forse, per evitare l’imbarazzo di un premier ex agente segreto, affiderà il governo a una sua persona di fiducia, restando uomo forte dietro le quinte, come Jaroslaw Kaczynski in Polonia. Il suo partito vola comunque attorno al 30%. Grazie alla sua ummagine di successo di personalità a forti tinte, distanzia ogni rivale. Il premier uscente, il socialdemocratico Bohuslav Sobotka, ha già gettato la spugna. Candidato del centrosinistra sarà con scarse chances il ministro degli Esteri Zaoralek, quotato al 14,5%, terza forza sono nei sondaggi i comunisti, ancora forti per i nostalgici del regime imposto coi Panzer da Mosca nel 1968.
«Io voglio assicurare governabilità al Paese, ma non governerò con nessuna forza estremista, né comunisti né ultradestra», assicura Babis. Come i suoi esempi non dichiarati, Berlusconi e Trump, promette un taglio alle tasse e più libertà d’impresa. E dice no sia ai migranti, sia a un futuro ingresso della Cechia nell’euro, nonostante le grande aziende e gli economisti locali lo ritengano nell’interesse economico nazionale.
Lui, un po’ come Berlusconi e Trump, proclama di credere nell’energia e nel talento imprenditoriale come chiave della ricchezza nazionale e della crescita. Secondo la rivista Forbes, il suo patrimonio è stimato intorno ai 3,4 miliardi di dollari, collocandolo tra i seicento personaggi più ricchi del mondo. Nato nel 1954 a Bratislava ora capitale slovacca, dopo quel cupo passato di presunto agente della “Gestapo rossa” ha cominciato a fare fortuna con la sua azienda petrochimica Agrofert, ha acquistato in forze media cartacei, online e tv. In Cechia e Slovacchia per ricchezza è secondo soltanto all’investitore finanziario Petr Keller. Ma a differenza del suo concorrente, Babis è spinto soprattutto da ambizioni politiche.
«Mi accusano con falsità perché non hanno argomenti fattuali contro di me e le mie proposte», dice Babis. Pure, il Parlamento uscente, richiesto dal governo dimissionario di cui “Babisconi”è stato ministro delle Finanze poi cacciato, gli ha recentemente tolto l’immunità. Le accuse a suo carico non sono da poco. Si parla non solo di lavoro per la StB ma anche, dopo, di influenza e pressioni illecite sui media per avere un’immagine favorevole. Poi di frodi fiscali. Infine ma non ultimo, di malversazione di fondi di coesione versati dall’Unione europea a Praga, come la Ue fa per tutti i Paesi tornati dal comunismo alla democrazia dal 1989. Malversazione o uso improprio di fondi Ue per 1,9 milioni di euro, a vantaggio del suo wellness resort “Nido della cicogna”.
Lui ignora o smentisce ogni accusa. Come seppero fare Berlusconi e Trump, ha sedotto gli elettori. Fino al punto di permettersi il lusso, in campagna elettorale, di negare interviste, e di disertare l’atteso duello tv finale tra i leader politici. Perché non vuole sfigurare col suo accento slovacco. Anche senza fascino mediatico, sente la vittoria già in tasca. Con lui al potere a Praga, il gruppo di Viségrad (Cechia, Polonia, Slovacchia, Ungheria) avrà un leader falco e popolare in più, dopo Kaczynski e Orbán. A Bruxelles già si preparano alla sfida.