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 2017  ottobre 17 Martedì calendario

Gigi Meroni, il calciatore di talento che sognava di fare l’artista

Gigi Meroni era «L’uomo della domenica», nel racconto di Giorgio Porrà (Sky Sport). Fatalmente. Sono passati 50 anni dalla sua morte. Meroni è morto a 24 anni, travolto da un’auto in corso Re Umberto a Torino, il 15 ottobre del 1967. Me la ricordo bene quella domenica perché mi ero appena trasferito a Milano, e non è facile capitare in un posto estraneo con il solo bagaglio di una tragedia.
Gigi si trovava in compagnia di Fabrizio Poletti, di fronte al portone di casa. Nella prosa concitata delle cronache di allora si legge che «secondo i primi accertamenti, pare che alla guida della 124 coupé al momento dell’investimento fosse il signor Attilio Romero». Meroni stava attraversando la strada al buio e per schivare un’auto che lo stava investendo fece un salto indietro, finendo poi sotto il coupé.
Quella domenica il Toro aveva giocato contro la Sampdoria e a tifare, come sempre, c’era Romero. Sì, proprio lui, quello che poi diventerà presidente del Torino, la sola squadra al mondo in cui possono succedere simili cose. La domenica dopo, il Toro giocò una partita da leggenda e batté la Juve per 4 a 0. Porrà mescola vari registri: quello puramente sportivo, quello letterario, quello evocativo (il suo racconto è ambientato all’interno del Museo granata). Mai visto un giocatore più atipico, più talentoso, più sognante; in Europa c’era un solo giocatore che gli somigliasse, George Best, «il quinto Beatles». Eppure, Gigi sognava di fare il pittore. Una volta sussurrò: «Ho ventitré anni e quindi tutto il tempo per aspettare: fra dieci anni nessuno si ricorderà di me come calciatore e allora farò la personale. E la gente e i critici diranno: vediamo un po’ come dipinge questo Meroni, è un pittore nuovo, mai sentito nominare».
È difficile raccontare Meroni, un groppo in gola me lo impedirebbe, ma al posto di Porrà avrei evitato l’incongrua similitudine con Che Guevara e gli interventi di Chiambretti.