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 2017  ottobre 15 Domenica calendario

Dizionario in Rete, così torna la Crusca. Intervista a Claudio Marazzini

L’ultima parola è stata ozono. Nel 1923 la pubblicazione della V edizione del Vocabolario della Crusca si è interrotta. Poi il fascismo decise che doveva occuparsene la neonata Accademia d’Italia. È rimasta così sospesa per quasi un secolo una storia iniziata nel 1612, con l’uscita del primo vocabolario della lingua italiana. Ma che ora ripartirà, promette Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca.
Come farete?
«Vogliamo tornare al compito storico della Crusca. La mia idea è quella di iniziare con il vocabolario dell’italiano post unitario, riprendendo dove la V edizione della Crusca si è interrotta. Non più di carta, per forza di cose sarà elettronico e starà in Rete».
Utilizzerete il lavoro già fatto all’epoca?
«L’idea è usare la digitalizzazione della V Crusca. In più Utet ci ha concesso i diritti di digitalizzazione del Battaglia, un’opera meravigliosa che ha preso quarant’anni di lavoro. Sono ventuno volumi di grande formato, ormai fuori mercato. Nelle case moderne non ci stanno. È un vocabolario ricchissimo che arriva fino al Terzo millennio, soprattutto sul versante della lingua letteraria».
E per l’italiano contemporaneo?
«Aggiungeremo quello che manca.
I vocabolari sono sempre carenti sul versante della lingua scientifica. Abbiamo digitalizzato i testi di famosi studiosi, da Fermi a Levi Montalcini. Lavora con noi un gruppo di otto università, ognuna cura un settore di testi che erano ignorati dalla lessicografia precedente e sono importanti per dare l’idea dell’italiano del Novecento e del Terzo millennio.
Quindi testi giuridici, testi di dibattiti parlamentari, letteratura per ragazzi, para letteratura ( manuali di cucina, ma anche di galateo), fumetti, melodrammi, canzoni, testi radiofonici e televisivi. Tutti questi fiumi dovranno confluire insieme al filone più tradizionale, per esempio il Battaglia. Dovrà essere lo specchio dell’italiano contemporaneo».
Tutti d’accordo sui metodi da usare?
«Stiamo discutendo. Io vorrei attribuire ai testi una rappresentazione qualitativa. Non deve avere la stessa autorevolezza un esempio tratto da un fumetto e quello proveniente da un testo di Amaldi o Fermi. Altri vorrebbero invece evitare questo bollino».
Quando sarà pronto?
«Se uno immaginasse di costruire il vocabolario perfetto l’operazione porterebbe via cinquant’anni. Nulla vieta di realizzarlo, ma vorrei parallelamente creare nel giro di due, tre anni un primo strumento già consultabile dalla Rete».