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 2017  ottobre 17 Martedì calendario

Dovizioso nel box: «Nessun altro sa gestire la gara come fa Andrea»

Se è vero che dietro a un grande uomo spesso si nasconde una gran donna, lo stesso vale per un pilota e la sua squadra. Soprattutto in uno sport dove uomo e meccanica sono parimenti fondamentali, da soli, per quanto uno possa essere bravo, talentuoso e tenace, non si vince. Serve la moto, sì, ma anche una squadra talentuosa, unita, efficace, capace. Guardate i team di Valentino Rossi, Marc Marquez, o Casey Stoner, tanto per fare i nomi di alcuni grandi di questi anni. Gruppi tecnici di lavoro estremamente professionali e competitivi, ma anche un gruppo di amici, pronti a sedersi a un tavolo per passare qualche ora divertendosi.

CONTROLLO Lo stesso concetto vale per Andrea Dovizioso. Poco tempo fa, parlando di questa stagione che a ogni tappa si rivela sempre più meravigliosa, Dovizioso cominciò a raccontarci dell’importanza che la sua squadra sta avendo in questa avventura che lo ha portato a salire già 5 volte sul gradino più alto del podio. «Io sono sempre stato abituato ad avere il controllo di quanto mi accadeva intorno, non delegavo nessuno e, fino a un anno fa, non pensavo che sarebbe stato necessario. Semplicemente ero cresciuto così e per me non c’era motivo di cambiare. Ma quando ho cominciato a lavorare con “Pigiamino”, mi si è aperto un mondo nuovo».

IL PIVELLO «Pigiamino» sulla carta di identità è Alberto Giribuola, 34 anni di Torino, ingegnere laureato al Politecnico ed entrato in Ducati a fine 2008 fresco di diploma. «Il nome me lo affibbiò Piero Cagni, meccanico storico di Ducati, che lavorava con Casey. Ero così giovane che alla fine del primo giorno mi disse “stasera metti il pigiamino e vai a nanna presto”. E da allora mi porto dietro questo soprannome».

FIDUCIA Tre anni più anziano di Dovizioso, i due lavorano assieme dall’inizio del 2016 e sin dal principio l’alchimia è stata totale. «Abbiamo instaurato subito un rapporto di fiducia e, parlando, gli ho fatto capire che nel team c’è chi può avere anche idee diverse e contrastanti dalle tue, ma che ascoltandosi e confrontandosi si può tirare fuori il meglio da ognuno – racconta l’ingegnere di pista —. Gli ho chiesto di fidarsi di più e lui lo ha fatto. L’Andrea che vediamo oggi è una persona molto rilassata che vive la vita del box in modo tranquillo. C’erano momenti nei quali si agitava tanto, anche involontariamente, e di conseguenza la tensione nel team saliva. Abbiamo lavorato su quello, anche sorridere e fare battute aiuta a fare un risultato in gara».

CONSIGLIO Lottare con un mostro come Marquez e batterlo al suo stesso gioco non è qualcosa che capita di vedere spesso, eppure a Dovizioso quest’anno è già riuscito in Austria e in Giappone. Anche quando durante le prove lo spagnolo sembrava imbattibile, Dovi non ha mai perso la tranquillità. «La tensione c’è, ma non per il titolo. Prima della gara Andrea era nervoso perché la Michelin aveva imposto il cambio dalla gomma soffice alla media anteriore. Anche se sosteneva di essere tranquillo, ho visto che era un po’ agitato, gli ho detto di non preoccuparsi, che sarebbe andato forte lo stesso e lui mi ha ascoltato. E poi, come sempre, sulla griglia gli ho dato l’ultimo consiglio. Domenica è stato: “Oggi frena il più forte possibile, solo così lo possiamo battere”. Negli ultimi due giri Marquez aveva un piccolo vantaggio, ma Andrea non ha mollato e si è ricordato quelle parole alla staccata della curva 11. Direi che gli è venuta bene».

COME IL MIGLIORE Quelle ultime curve, l’attacco e poi la difesa vincente su Marquez, meritano di entrare a far parte della storia del motociclismo, ma la cosa più bella è stata la facilità con la quale Dovizioso ha mandato in scena una quasi replica del finale del gran premio di Zeltweg. «Era un film che aveva già visto nella sua testa – continua Pigiamino —. Come in Austria, Andrea aveva preventivato la manovra di Marc e ha preparato tutto per replicare. Io credo che, quanto a gestione di gara, forse soltanto Valentino del periodo d’oro sapeva imporsi come adesso sta facendo Andrea. Se fino a due anni fa il film mentale lo condizionava, adesso invece è qualcosa di propositivo».


PENSIERI Con Marquez sarà una sfida che si spera possa durare fino all’ultimo giro dell’ultima gara, a Valencia. «Marc è molto sicuro di sé, si diverte a battagliare e non si fa impressionare. Ma, da adesso in poi, quando leggerà il nome Dovi sulla tabella sa che ci sarà qualche possibilità in più di essere fregato. Secondo me, da qui alla fine potremo vedere due tipi di Marquez: o proverà il tutto per tutto per staccare Andrea, prendendosi però parecchi rischi, o cercherà di gestire le gare. Lui per primo sa che uno zero equivarrebbe a regalare il campionato e, chissà, magari deciderà di andare un po’ più piano».