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 2017  ottobre 15 Domenica calendario

Se gli studenti non sanno più chi è un operaio

«Siamo studenti, non siamo operai». Uno slogan risuonato durante le manifestazioni studentesche di venerdì scorso ha animato il sabato della Rete. La trovata non è piaciuta nemmeno un po’ al segretario generale della Fim-Cisl Marco Bentivogli, che ha il pregio di non mandarle a dire ma di esporsi in prima persona.
Ecco il suo tweet: «Piccoli snob radical-chic monopolizzano i movimenti degli studenti contro il loro futuro. Chiedano scusa agli operai che a differenza loro sanno quanto paghiamo gli anni di ritardo sull’alternanza studio-lavoro». Il tweet ha generato risposte secche e insulti ma fin qui niente di nuovo. È interessante, invece, alla vigilia delle celebrazioni dell’anniversario del ‘68, ragionare sugli slittamenti culturali che riguardano la figura dell’operaio. Alla fine degli anni 70 il metalmeccanico era un mito. Lo studente in corteo cercava di seguirne l’esempio, si recava davanti alla fabbrica per condividere il momento magico del picchetto, ne riconosceva e invocava la funzione di «guida». Al punto che diversi vollero provare l’esperienza di lavoro alla catena di montaggio per conoscere da vicino il funzionamento del capitalismo, e far propria la «condizione operaia». Ai giorni nostri, con la Grande crisi alle spalle e i mille dilemmi sulla globalizzazione che avanza o che arretra, per gli studenti – almeno per la minoranza che ha manifestato – l’operaio non è più quel punto di riferimento d’antan. È cambiato quasi tutto e di classi operaie non ce n’è più una, indossando la stessa tuta si può essere tecnici del 4.0, addetti alle linee di montaggio oppure facchini della logistica. Tre lavori assai diversi tra loro. L’impressione è però che di questo mutamento i giovani sappiano poco/niente e la figura dell’operaio sia assimilata tout court al lavoro manuale o allo «sfruttamento». E da qui partono gli equivoci della via italiana all’alternanza studio-lavoro, che riassumerei così: come raccontare male ai giovani cos’è oggi il mondo della produzione e come volendoli attrarre siamo riusciti ad allontanarli.