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 2017  ottobre 15 Domenica calendario

Birra, foto del Che e ventilatore nel fortino che protegge Battisti

CANANÉIA (Brasile) Se ha alzato un altro bicchiere di birra alla sentenza favorevole – ed è probabile – stavolta Cesare Battisti l’ha fatto nel cuore della notte e dietro il cancello di casa, senza fotografi, protetto dalla coppia che lo accudisce da dieci giorni come un bambino influenzato. Lui è Carlos Lungarzo, un corpulento professore argentino, e i suoi dieci secondi di gloria involontaria li ha vissuti pochi giorni fa. In canottiera e bermuda, paonazzo, spingeva fuori di casa il giornalista del Tg1 che allungava il microfono a Battisti. La moglie Silvana ancor più furibonda urlava agli invasori. Mentre il plurilatitante obiettivo dello scoop Rai appariva dietro la scena a dar forza ai suoi angeli custodi, a torso nudo e pancetta regolamentare da birra.
Militanti di sinistraCarlos e Silvana, militanti della sinistra brasiliana, il marito per decenni in cattedra all’università di Campinas e impegnato in Amnesty International, lei sociologa, hanno scelto di restare a fianco al loro «Cesar» fino all’ultimo. Se un giorno arriverà mai la Policia Federal dovrà passare sui loro corpi. Lei ha le chiavi di casa, sbarra tutto anche per andare a comprare il pane; lui riceve gli ospiti, parla con gli avvocati, sussurra e controlla se ci sono microspie in giro. Filtra i giornalisti.
I brasiliani sono ben accetti, gli italiani ricevono cancellate in faccia o al massimo un succo d’arancia in cortile, dove fa molto caldo, e una lunga chiacchierata con tutta un’altra verità dal 1978 a ieri. Si parla a lungo del suo libro sul caso Battisti, testo ufficiale degli innocentisti, oggi di nuovo in prima fila nelle librerie brasiliane, o degli anni ruggenti nei forum no social di Porto Alegre. «Cesare è stanco, devastato, quasi non dorme, gli stiamo dando i sonniferi», dice Silvana. Un po’ di rispetto, «non si può più nemmeno uscire a fare un giro». «Troppe interviste!» (quasi tutte per email via Carlos, per la verità). E sparisce dietro la porta di casa e tre mandate. Cananeia, paesino votato alla pesca e al turismo ecologico a tre ore da San Paolo, in questi giorni è piena di gente per un lungo ponte festivo al suono della «candanga caiçara», le ballate tipiche della regione.
Marx e il CheNon è il Brasile dell’immaginario spiaggia-mulatte, ma un tranquillo villaggio umido tropicale, tendente al noioso. Se è per questo, anche Battisti non è qui circondato da intellettuali, ma con la coppia Lungarzo, accasciato in mutande su un divano davanti al ventilatore. La casa di Cananeia è un prestito dell’amico Magno de Carvalho, un sindacalista di San Paolo vecchio stile, la cui piccola sala è addobbata con un ritratto di Marx, Guernica e la classica foto del Che Guevara. Legati a Carvalho, un avvocato e un autista militanti nello stesso sindacato sono i due fermati con Battisti alla frontiera con la Bolivia nel misterioso episodio della fuga con i dollari, storia che l’ex terrorista continua a negare.
La svoltaFino a venerdì sera, i tre nella casetta di Cananeia sembravano gli ultimi giapponesi nella giungla, pronti ai sacchi di sabbia alla finestra in attesa del giorno finale con l’arrivo dei poliziotti. Poi ieri tutto è cambiato. La sentenza del giudice Luiz Fux che sposta al 24 ottobre la decisione finale dell’Alta corte è qualcosa di più di un semplice rinvio. È il colpo più duro alle richieste dell’Italia da quando la vicenda si è riaperta. Il sì del governo Temer alla consegna dell’ex terrorista, questo ormai certo, è ora appeso al giudizio di cinque membri, un collegio ristretto del Stf (il Supremo tribunale federale).
I giudiciCarlos Lungarzo scorre i nomi e non trattiene il sorriso: «Sono a nostro favore quattro su cinque. Lo dice anche Cesare». Sarà? Innanzitutto uno dei giudici, Luis Roberto Barroso, non potrà votare perché negli anni scorsi è stato avvocato proprio di Battisti. Il relatore è Marco Aurelio Mello, l’uomo che negli anni scorsi ha guidato tre rifiuti brasiliani su richieste di estradizione legate agli anni di piombo, tra cui quella eclatante di Achille Lollo. È un no certo all’Italia, così come potrebbero inclinare a favore di Battisti anche i giudici Luiz Fux e Rosa Weber, nominati negli anni dei governi di sinistra.
L’unico voto quasi certo a favore dell’estradizione è quello del quinto membro, Alexandre de Moraes, appena nominato dal presidente Temer. Con un 3 a 1 Battisti resterebbe in Brasile.
Se anni fa la giustizia aveva detto sì alla riconsegna di Battisti e la politica l’ha negata, oggi la situazione si è completamente ribaltata. E il governo è debolissimo, con un presidente pieno di guai giudiziari che ha proprio bisogno della Corte per tirare avanti. L’ennesimo inghippo, l’ennesimo colpo di fortuna per Battisti.