Corriere della Sera, 15 ottobre 2017
Christine & Ivanka, la strana coppia. «Tasse ai ricchi? Meglio più donne»
WASHINGTON Addio Wolfgang Schauble, arcigno guardiano del rigore fiscale e dell’ortodossia monetaria, il grande vecchio dei vertici economici europei e di quelli internazionali che, ministro delle Finanze tedesco per quasi dieci anni, si è accommiatato dai suoi colleghi degli altri Paesi qui, all’assemblea del Fondo Monetario e della Banca Mondiale. Benvenuta Ivanka Trump, giovane ed elegante icona di un’America che vive un’era di grandi contrasti e contraddizioni: affascinante figlia di un presidente populista, anche lui arcigno, ma nell’ostilità contro la globalizzazione, la migrazione, gli organismi multinazionali.
Veleggiando sempre sorridente e altera tra le controversie, Ivanka ha fatto il suo esordio ieri alla Banca Mondiale come madrina e co-promotrice della Women Entrepreneur Finance Initiative (WEFI), un nuovo fondo da più di un miliardo di dollari per incentivare e finanziare le donne che cercano di aprire piccole aziende nelle parti più povere del mondo. Un passaggio di testimone simbolico dietro il quale, però, c’è anche un po’ di sostanza: col mondo in piena ripresa economica e senza emergenze finanziarie all’orizzonte, gli organismi multilaterali, solitamente concentrati sulle problematiche fiscali e monetarie, stavolta hanno dedicato più tempo ai problemi sociali e tecnologici, alla promozione del ruolo delle donne in economia, all’attenuazione delle disuguaglianze economiche che provocano grandi sofferenze e minano le basi della democrazia.
Il ruolo delle banche centrali, ovviamente, resta fondamentale: sono loro che immettendo imponenti quantità di liquidità nel sistema, nell’ultimo decennio hanno fatto riemergere il mondo da una profonda recessione che rischiava di diventare depressione. Ma la politica monetaria ha pressoché esaurito i suoi strumenti: non riesce a venire a capo di un’inflazione che resta ostinatamente troppo vicina allo zero e non sembra più in grado di fare molto. La sensazione è che la parola stia per tornare ai governi e alle politiche di risanamento e rilancio.
Su come farlo non ci sono vedute coincidenti: quando, due giorni fa, il Fondo Monetario ha proposto un aumento del prelievo tributario sui più ricchi per ridurre le diseguaglianze economiche, aggiungendo che una simile misura non penalizzerebbe la crescita, la Casa Bianca ha reagito in modo furibondo: ha accusato il Fmi di voler far fallire la riforma fiscale appena proposta da Donald Trump che i ricchi, semmai, li premia: Secondo i repubblicani, infatti, sono loro che, alimentando muove attività, producono più ricchezza e nuovi posti di lavoro.
Una disputa nella quale si è inserita Christine Lagarde con una clamorosa correzione di rotta: il capo del Fondo Monetario ha parzialmente smentito il suo direttore per gli affari finanziari Vitor Gaspar: «Non sarebbe di certo di freno all’economia, ma non sono convinta che tassare i ricchi sia la strada più efficace per colmare le sperequazioni nella distribuzione del reddito: meglio puntare sulla riduzione del divario tra uomini e donne. Offrendo più occasioni di lavoro, ma anche più accesso al credito e annullando il gap retributivo tra uomini e donne a parità di mansioni svolte». Insomma la parità e il rilancio delle donne come strumento di espansione del benessere e di coesione sociale. Ed è proprio questo la strada che sta battendo la Banca Mondiale col nuovo Fondo Inaugurato proprio nella settimana appena conclusa e ideato nel corso dei colloqui che nella scorsa primavera il presidente dell’Istituto, Jim Yong Kim, ha avuto con Ivanka Trump.
La creazione del nuovo strumento è stata celebrata con un dibattito nel grande atrio vetrato della Banca Mondiale trasformato in auditorium con Ivanka in abito rosa e sciarpa rossa e alcune giovani coraggiose imprenditrici della Birmania, del Kenia e del Senegal dove Ante Babacar ha creato la più grande azienda agricola dell’Africa Occidentale partendo da 100 galline e un prestito di 120 dollari del nonno. «Per noi in Africa avere credito è quasi impossibile» ha spiegato Babacar.«Per le nostre banche essere donne è un fattore di rischio: il nuovo fondo è la cosa migliore che potesse capitare alle donne».
Ovazioni per Ivanka col minimo sforzo per gli Stati Uniti che partecipano con appena 50 milioni di dollari. Il WEFI ora dispone di 340 milioni donati dai governi, coi quali attiverà altri 800 milioni di di finanziamenti pubblici e privati. Spunta anche il ministro del Tesoro Usa, Steven Mnuchin, esponente di un governo che demonizza la globalizzazione, ma che non si perde la «photo opportunity» di un grande evento “global”.