15 ottobre 2017
APPUNTI PER LA GAZZETTA DELLO SPORT SULLE ELEZIONI IN AUSTRIA –
Austria: si consolida Kurz davanti a Spoe e estrema destra
Popolari al 31,6%, socialdemocratici al 26,9%, Strache al 26% (ANSA) - BOLZANO, 15 OTT - Secondo gli ultimi dati che si basano sull’86% di voti scrutinati, si consolida il vantaggio dell’Oevp davanti a Spoe e Fpoe in Austria. I popolari di Sebastian Kurz vengono dati al 31,6%, i socialdemocratici di Christian Kern al 26,9%, l’ultradestra di Heinz Christian Strache al 26%.
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AUSTRIA: KURZ, LOTTERO’ CON TUTTE LE MIE FORZE PER CAMBIARE PAESE =
Vienna, 15 ott. (AdnKronos/Dpa) - "Vi posso promettere che da oggi lotterò con tutte le mie forze per cambiare questo Paese". Lo ha detto il ministro degli Esteri e leader dei popolari dell’Oevp Sebastian Kurz, in una prima reazione all’esito del voto che assegna al suo partito il 31,7% dei consensi. "Accetto questa responsabilità con grande umiltà", ha continuato il 31enne prossimo cancelliere. (Pap/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 15-OTT-17 19:23 NNNN
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Austria: Tajani, ora governo che rafforzi collaborazione in Ue
Presidente Parlamento europeo si congratula per vittoria Kurz (ANSA) - BRUXELLES, 15 OTT - "Congratulazioni per aver vinto le elezioni in Austria! Ora un governo che rafforzi la collaborazione in Ue". Così il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani saluta la vittoria di Sebastian Kurz alle elezioni austriache.(ANSA). AN 15-OTT-17 19:29 NNNN
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= SCHEDA = Austria: Kurz, ministro della crisi del Brennero =
(AGI) - Roma, 15 ott. - Il governo italiano conosce bene Sebastian Kurz, leader 31enne del Partito Popolare dal 15 maggio dello scorso anno, poiche’ da ministro degli Esteri e’ stato protagonista di un braccio di ferro che ha portato i due paesi sull’orlo di una crisi diplomatica. Da quando assunse la carica, Kurz ha utilizzato il tema dei migranti, e della rotta che passa dal Brennero, per conquistare consensi e approdare alla guida del governo austriaco, diventando cosi’ il premier piu’ giovane del mondo. Figlio di una insegnante e di un tecnico, Kurz ha alle spalle una gia’ lunga carriera politica: dopo la campagna elettorale del 2010 a 24 anni venne nominato Segretario di Stato, prima ancora di aver finito gli studi forensi, poi il passaggio agli Esteri. A Vienna ha anche ospitato, nel 2015, l’accordo sul nucleare iraniano. Dal paese alpino privo di sbocchi sul mare Kurz ha cercato di dirigere la politica europea in materia di sbarchi degli migranti, in particolare quelli in arrivo sulle coste italiane, pretendendo "che venga interrotto il traghettamento di migranti illegali da Lampedusa verso la terraferma". Lo scorso anno, al quotidiano Die Presse, il ministro rilanciava anche l’ipotesi di "accogliere le persone su un’isola, per poi organizzare il loro rientro". Un piano sulla falsa riga di Ellis Island di New York, dove per anni sono stati smistati piu’ di 12 milioni di migranti.(AGI) Red/Fab 151911 OTT 17 NNNN
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= SCHEDA = Austria: Strache, con lui torna incubo neonazista =
(AGI) - Roma, 15 ott. - Heinz-Christian Strache e’ l’uomo che potrebbe diventare il vice-cancelliere austriaco, segnando cosi’ il ritorno dell’incubo neonazista nel proprio paese. Erede di Joerg Haider alla guida del Partito della Liberta’, ha puntato sui temi piu’ capaci di toccare la pancia dell’elettorato, quelli dell’invasione di massa e della guerra civile a cui il Paese rischierebbe di andare incontro senza un freno all’ingresso di migranti. Strache, nato nel 1969, e’ leader dell’Fpo dal 2005. Da allora, quando raccolse l’11% dei voti nelle legislative del 2006, il suo partito e’ arrivato al 20,5% nel 2013 e oggi e’ in linea con il record del 1999, quando tocco’ il 26,9% delle preferenze. La sua militanza, da giovane, nelle schiere neo-naziste e’ stata catalogata dal diretto interessato come passato, qualcosa che risale a quando era "stupido, giovane e ingenuo". (AGI) Red/Fab 151917 OTT 17 NNNN
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TONIA MASTROBUONI, REPUBBLICA.IT –
L’Austria chiamata al voto ha deciso di cambiare pagina e di spostarsi decisamente a destra. Secondo le proiezioni, la Oevp, il partito dei popolari guidato da Sebastian Kurz, è in testa con il 31,7% dei voti, oltre sette punti in più rispetto alle ultime elezioni. Al secondo posto arrivano i socialdemocratici del cancelliere uscente, Christian Kern, con il 27% dei voti. Ma la destra nazionalista, islamofoba ed euroscettica di Heinz-Christian Strache, è balzata di cinque punti al 25,9% dei consensi. Batosta per i Verdi, il partito del presidente della Repubblica Van der Bellen, finiti al momento sotto la soglia di sbarramento del 4%, al 3,8%, dunque fuori dal Parlamento. Mentre i Neos e la lista Peter Pilz, nata da uno scissionista dei Verdi, si assestano rispettivamente al 5,1% e al 4,4%.
Dopo aver tenuto col fiato sospeso l’intera Europa nel 2016, quando la destra populista ha sfiorato la presidenza della Repubblica, l’Austria è ha di nuovo attirato l’attenzione su di sé. E se fosse confermato il risultato delle proiezioni, l’eventualità che la Fpoe, il partito islamofobo ed euroscettico, conquisti un posto al sole, c’è. Ma con le due ‘Volksparteien’, Oevp e Spoe in testa, non è esclusa anche una riedizione della Grande coalizione che ha governato l’Austria negli ultimi dieci anni. Quasi sei milioni e mezzo di austriaci si sono recati alle urne per le elezioni parlamentari più importanti degli ultimi anni.
Se la destra di Heinz-Christian Strache entrasse nel prossimo governo, ha già fatto sapere che vuole girare le spalle a Bruxelles per allearsi con Budapest e arricchire il quartetto di Visegrad, i “signori no” dell’Europa dell’est, che si sono messi di traverso sulle politiche migratorie comuni.
Il trentunenne Sebastian Kurz è il ministro degli Esteri del governo uscente, è il possibile prossimo cancelliere: ha spostato il partito popolare Oevp talmente a destra che l’autorevole settimanale Profil lo ritiene “il vero erede di Joerg Haider”, l’ex capo della destra estrema che conquistò per la Fpoe un posto al governo già nel 2000. Scatenando allora una reazione indignata nel resto del mondo: molti Paesi europei e Israele inflissero delle sanzioni diplomatiche a Vienna. Ma intanto, grazie alle politiche da ‘falco’, Kurz ha catapultato la Oevp in cima alle preferenze degli austriaci.
Kurz si è tenuto vago nel programma ma ha impostato una campagna elettorale anti profughi rincorrendo Strache, conquistando rapidamente popolarità. L’inverno scorso ha conquistato la testa del partito con un abile colpo di mano e gli ha imposto, oltre al nome ‘Lista Sebastian Kurz’, una sterzata radicale. I paragoni con Macron sono totalmente fuori luogo: se c’è un leader conservatore che non ha fatto una campagna europeista è Kurz. Il suo maggiore vanto, rivendicato in campagna elettorale, è aver orchestrato il blocco dei confini austro-balcanico che ha causato la tragedia di Idomeni, alla frontiera greca, dove migliaia di migranti in fuga dalle guerre sono rimasti accampati per mesi.
Indiscrezioni parlano della sua intenzione di formare velocemente un governo facendo una generosa offerta alla destra nazionalista di Strache, persino concedendo la presidenza del Parlamento a Norbert Hofer. Ma in Austria non è escluso ciò che nel resto d’Europa è percepita ancora come un’eresia: una coalizione tra la destra populista e i socialdemocratici. Il rapporto tra i due partiti della Grande coalizione sono talmente logorati che la Spoe preferisce Strache a Kurz, scrive oggi il quotidiano Kurier. E anche dal quartier generale dei ‘blu’ trapela un ragionamento lineare, sulle preferenze di Strache.
A microfoni spenti un alto papavero della Fpoe sostiene che “un governo con i socialdemocratici sarebbe preferibile, per noi. Se riescono a ripulire il partito degli ex sessantottini e a togliere la clausola che impedisce loro di coalizzarsi con noi, siamo pronti. Il ministro della Difesa socialdemocratico Doskozil è dalla nostra parte. Con loro, se arrivassero terzi, avremmo anche più potere. La storia è una buona maestra: potrebbe ripetersi lo scenario del 2000”. Allora i popolari arrivarono terzi, quando toccò a loro formare un governo, scelsero i secondi, cioè la destra, e furono costretti a concedergli molto più di quanto avrebbe concesso loro il primo arrivato. Allora, ancora, la Spoe.
Strache, intanto, il politico dal passato ‘bruno’ - da giovane fece parte di organizzazioni neonaziste ed è membro di fratellanze di estrema destra - vuole chiudere i confini ai migranti irregolari, un obiettivo che potrebbe causare nuovi problemi al Brennero, e vuole trasformare l’Austria in una democrazia plebiscitaria attraverso il ricorso ‘svizzero’ ai referendum. Molti speculano sul rischio che possa persino promuoverne uno sulla permanenza dell’Austria nella Ue.
Dopo pronostici cupi, che davano la Spoe al terzo posto, Christian Kern ha conquistato il secondo. Arrivato nel 2016 per salvare i socialdemocratici da un crollo storico di popolarità a causa dell’arrivo di milioni di migranti che hanno attraversato i Balcani e l’Austria per arrivare nel Nordeuropa, ha giocato sull’immagine di giovane ‘outsider’ - era un imprenditoredi successo - e ha mantenuto la barra dritta sulle politiche introdotte già dal suo predecessore, Werner Faymann. La Spoe ha sottoscritto il blocco ai Balcani e ha cercato anch’essa di frenare la resistibile ascesa della destra mostrandosi più dura sui migranti.
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CORRIERE.IT –
I popolari di Sebastian Kurz (Oevp) sono in testa nelle elezioni austriache con il 30,2%, secondo i primi exit poll diffusi a chiusura dei seggi. A seguire è testa a testa tra la destra oltranzista (Fpoe) di Heinz Christian Strache (tra il 26-27) e i socialdemocratici (Spoe) del cancelliere uscente Christian Kern. Mentre i Verdi attualmente rischiano, per la prima volta dal 1986, di restare fuori dal parlamento: vengono infatti dati al 3,9%, mentre la soglia è del 4%.
Gli scenari possibiliAl momento sono due gli scenari possibili per il prossimo governo: la più probabile è la riedizione come nel 1999 (con l’allora cancelliere popolare Wolfgang Schuessel) di una coalizione blu (Oevp, del vincitore odierno Sebastian Kurz) nera (dei nazionalisti xenofobi dell’Fpoe di Heinz-Christian Strache). Anche se Strache non è riuscito a ripetere l’exploit del fondatore del partito Joerg Haider, che 18 anni fa per soli 412 voti riuscì a diventare il secondo partito austriaco e superare i social democratici. Secondo la Tv pubblica Orf, su 183 seggi della Camera Kurz ne avrebbe 62 (15 in più del 2013) e la Fpoe 50 (10 in più). I due partiti avrebbero insieme 112 seggi, nettamente sufficienti a governare. Sulla carta, però, malgrado l’astio tra popolari e social democratici, potrebbe anche formarsi una nuova Grosse Koalition. l’Spoe di Karl Renner non è andato male: ha conquistato 53 deputati (1 in più rispetto all’ultimo voto) e con i 62 di Kurz riuscirebbe a riguidare insieme - come l’esecutivo uscente - il Paese, ipotesi scartata dai leader. Male i Verdi che con solo il 3,8% restano fuori dal Parlamento a causa della scissione e la nascita della lista ambientalista di Sebastian Pilz, che invece supera la soglia del 4% e ottiene 8 seggi. Bene i liberali di Neos con 10 seggi (1 in più)
I protagonistiL’Austria ha votato per le elezioni legislative. I cittadini sono stati chiamati a scegliere il nuovo Parlamento dopo la rottura della coalizione di governo composta da socialdemocratici e centro-destra. Fino a pochi mesi fa il partito Fpoe di Heinz-Christian Strache, di estrema destra ed euroscettico, era in testa nelle intenzioni di voto in tutti i sondaggi. Un’avanzata che si è consolidata anche grazie al sostegno del partito popolare. A maggio infatti il ministro degli Esteri, il conservatore Sebastian Kurz, ha assunto la guida del democristiano Partito popolare Oevp e dichiarando la fine dell’alleanza con i socialdemocratici dell’Spoe del cancelliere federale Christian Kern. A 31 anni, Kurz è così diventato il politico più popolare in Austria grazie alla sua difesa di misure restrittive contro l’immigrazione proprio grazie alla virata a destra e la riforma dell’Oevp fino a farlo apparire come un movimento nuovo.
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LASTAMPA.IT –
L’Austria ha votato. Le urne si sono chiuse alle 17 e il partito popolare dell’Övp del 31enne Sebastian Kurz, ministro degli esteri uscente nel governo rosso-nero tra socialdemocratici e popolari, secondo le prime proiezioni vince con il 31,5%. Non stravince, perché nei sondaggi era dato al 33%. Rispetto alle ultime elezioni del Parlamento, nel 2013, hanno guadagnato 6,5 punti. Il partito socialdemocratico Spö, del cancelliere uscente Christian Kern, sorpassa con il 27,1% la formazione di estrema destra Fpö, di Heinz-Christian Strache, al 26,8%, e si attesta al secondo posto. Emerge dalle proiezioni aggiornate realizzate da Sora per l’emittente Orf. Le proiezioni sono basate sul conteggio di circa il 53% dei voti. I risultati definitivi alle 19,30. Ora ogni coalizione è possibile, perché i candidati sono tutti molto vicini. Potrebbe esserci un’alleanza tra neri e blu, quindi Kurz con la destra populista e xenofoba, anti-islam di Strache (avrebbero 108 seggi su 183), ma potrebbe esserci anche una riedizione della Grande Coalizione (106 seggi), mentre socialdemocratici e nazionalisti si fermerebbero a 100 seggi, anche se basterebbero per formare un governo, perché la maggioranza è con 92 seggi.
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VITTORIO DA ROLD, ILSOLE24ORE.COM 15/10 –
VIENNA - I popolari di Sebastian Kurz (Oevp) sono in testa nelle elezioni austriache con il 31,5%, secondo le proiezioni su oltre il 50% dei voti scrutinati. I socialdemocratici del cancelliere Christian Kern vanno al 27,1%. L’estrema destra (Fpoe) di Heinz Christian Strache si attesta al 25,9 per cento. In caduta libera i Verdi al 3,9% che rischiano per la prima volta di non entrare in Parlamento.Secondo le proiezioni si delinea una netta maggioranza del 57,4% per un governo di centrodestra formato dai popolari del giovane leader Sebastian Kurz e dai liberalnazionali Fpoe di Heinz Christian Strache. I socialdemocratici del cancelliere uscente Christian Kern, nel 2013 ancora primi, ora sono solo secondi. È ormai tramontata l’ipotesi di un governo arcobaleno di Spoe, liberali, Verdi e lista Pilz.
In questo momento il piccolo Paese alpino vira decisamente a destra con i socialdemocratici che sono stati puniti dagli elettori anche per uno scandalo che li ha coinvolti circa la diffusione di fake news, notizie false messe su pagine Facebook contro Kurz. Male i Verdi, che pagano il fatto di essersi divisi in due formazioni. Il vincitore è Sebastian Kurz, “wunderwuzzi”, il mago bambino, che ha riportato il Partito popolare austriaco dal terzo ad un saldo primo posto. Se Sebastian Kurz diventerà cancelliere sarà il premier più giovane del pianeta a soli 31 anni. Ma niente paragoni con il presidente francese Emmanuel Macron, 39 anni, poiché si tratta di tutta un’altra storia. Macron ha fondato un suo partito partendo da zero, Kurz ha preso in mano il vecchio partito dei democristiani (l’Oevp) trasformandolo in un partito personale e spostandolo decisamente a destra. «Fino a quando non saranno sicure le frontiere dell’Austria dovremo proteggerle», ha ripetuto fino alla nausea Kurz in campagna elettorale Kurz, per erodere voti all’Fpoe di Heinz Christin Strache, l’erede di Joerg Haider.
Dopo aver chiuso la rotta Balcanica nel marzo 2016, il prossimo passo per Kurz dovrebbe essere il blocco della rotta mediterranea, per aiutare i migranti nei Paesi d’origine, anche se dal Mediterraneo non arriva nessun migrante in Austria poiché vengono tutti fermati al Brennero. Assomiglia - dicono i suoi detrattori - a un Orban, il presidente populista ungherese in lotta con Bruxelles, dai modi più moderati, ma la sostanza è il rifiuto delle quote di migranti.
Vienna rischia così di essere un ostacolo ai piani di rilancio dell’integrazione europea prospettati da Macron poiché Kurz si oppone all’istituzione di un ministro delle Finanze dell’eurozona. L’economia invece c’entra poco con l’avanzata dell’estrema destra.E l’Europa? Per i mercati finanziari, il fattore chiave in caso di coalizione tra ÖVP e FPÖ sarebbe probabilmente il fatto che un partito euro-scettico, ossia l’FPÖ, entrerebbe nella stanza dei bottoni. Nel suo programma elettorale, i nazionalisti eredi di Joerg Haider affermano che vogliono invertire la marcia che l’Europa ha adottato dopo la firma dei trattati di Maastricht e di Lisbona, due capisaldi che hanno posto le basi per l’Unione monetaria e l’attuale Ue. Tuttavia, l’FPÖ non promuove il ritorno allo scellino ma chiede che le competenze siano trasferite da Bruxelles agli Stati membri.Le sue idee sul futuro dell’Ue e dell’Unione monetaria sono quindi in contraddizione diretta con le richieste del presidente francese Macron per una più profonda integrazione dell’Uem.
L’ÖVP di Sebastian Kurz è più positiva rispetto all’Europa rispetto al FPÖ. Kurz recentemente ha accolto con favore l’iniziativa di Macron su una riforma della zona euro. Ma probabilmente vuole solo “più Europa” nella politica estera, di sicurezza e di difesa e non a caso sottolinea il principio di sussidiarietà (per cui egli non è molto distante dall’FPÖ). In termini concreti Kurz è contrario al ministro delle Finanze europeo e, come i liberali dell’FDP in Germania, il programma dell’ÖVP si oppone a mettere in comune il debito dei vari Stati rispettando il trattato di Maastricht. Di conseguenza, un bilancio comune della zona euro non è probabile con Kurz al potere.
Sembra quindi che l’Austria rifiuterà i punti centrali dell’agenda di Macron dopo le elezioni. Questo allontanerà le speranze di molti investitori che l’Unione monetaria possa essere finalmente stabilizzata con una più profonda integrazione.
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IL POST 15/10 –Aggiornamento delle 18.15: oggi si sono tenute in Austria le elezioni legislative. I seggi hanno chiuso alle 17. Secondo i primi exit poll è in vantaggio l’ÖVP, di centrodestra, che da settimane veniva considerato il favorito: dovrebbe ottenere più del 30 per cento dei voti. Il secondo posto se lo stanno giocando il partito di estrema destra dell’FPÖ e il partito Socialdemocratico, dati entrambi fra il 25 e il 27 per cento. I risultati preliminari saranno diffusi in serata. Se il risultato finale sarà questo, ÖVP e FPÖ dovrebbero riuscire a formare una maggioranza di governo. In quel caso il nuovo cancelliere sarà il leader dell’ÖVP Sebastian Kurz.
***Oggi si sono svolte in Austria le elezioni legislative per il rinnovo del Nationalrat, la camera bassa del parlamento che dispone dei maggiori poteri legislativi (l’altra camera è il Bundesrat e rappresenta i nove stati federati dell’Austria). I seggi hanno chiuso alle 17, i primi exit poll arriveranno entro le 18.Quelle di oggi sono state elezioni anticipate, dopo che lo scorso maggio è entrata in crisi la coalizione al governo formata dai socialdemocratici della SPÖ (centrosinistra) e dai popolari democristiani dell’ÖVP (centrodestra). Il favorito per l’elezione a cancelliere, secondo tutti i sondaggi, è l’attuale ministro degli Esteri Sebastian Kurz: ha 31 anni e durante la campagna elettorale si è molto avvicinato alle posizioni dell’estrema destra dell’FPÖ, il partito che fu un tempo di Jörg Haider. Insieme potrebbero formare il nuovo governo.I cittadino con diritto di voto sono 6,4 milioni (lì si può votare già da 16 anni). Nel 2003, alle precedenti elezioni, l’affluenza fu al 75 per cento. Cos’è successo fino a quiLa legislatura avrebbe avuto il suo termine naturale nel 2018. Alle elezioni federali del settembre 2008, la SPÖ si era confermata primo partito alla camera bassa del Parlamento, Werner Faymann era diventato cancelliere e aveva formato un governo di coalizione con la ÖVP. Nel 2015, con la cosiddetta crisi dei migranti, aveva cominciato a rafforzarsi sempre di più l’FPÖ, contrario a qualsiasi nuovo ingresso di rifugiati. Nel 2016 c’erano state infine le elezioni presidenziali: SPÖ e ÖVP – che riuscivano dal 1957 a eleggere un loro candidato – erano entrambi rimasti esclusi dal ballottaggio. Ai primi due posti erano arrivati Alexander Van der Bellen (indipendente sostenuto dai Verdi che poi è stato eletto) e Norbert Hofer (di FPÖ). Il risultato del primo turno aveva avuto come prima conseguenza le dimissioni del cancelliere Werner Faymannn, che era stato sostituito per pochi giorni dal suo vice Reinhold Mitterlehner, presidente di ÖVP, e poi dal socialdemocratico Christian Kern.Lo scorso maggio la crisi vera era cominciata quando Reinhold Mitterlehner si era dimesso da leader dei popolari democristiani, dicendo che non era più in grado di fermare i litigi tra i ministri del suo partito. Il nuovo leader è diventato l’attuale ministro degli Esteri austriaco, Sebastian Kurz. Questa situazione ha portato alla caduta del governo, e quindi a nuove elezioni fissate per ottobre.I candidatiI candidati alla carica di cancelliere sono dieci, ma il favorito è Sebastian Kurz (ÖVP): è nato il 27 agosto del 1986 a Vienna, si è iscritto a Giurisprudenza ma non si è laureato e nel 2009 è diventato capo della sezione giovanile del suo partito. Nel 2011, a 25 anni, è stato nominato sottosegretario agli Interni con delega all’Integrazione, poi ministro degli Esteri a 28 anni e infine è diventato il leader dei popolari (questa sua carriera così rapida e le sue importanti nomine sono state molto criticate, vista la giovane età e il suo basso grado di scolarizzazione). Se venisse eletto potrebbe diventare il più giovane capo di governo nella storia d’Europa e il leader mondiale più giovane al mondo.
(Un manifesto elettorale di Sebastian Kurz, Saalfelden, Austria, 6 ottobre 2017 – Andreas Gebert/Getty Images)Sotto la guida di Kurz il partito popolare è cambiato notevolmente. Alle elezioni non si presenta con la sua sigla, ma con il nome del suo candidato (Liste Sebastian Kurz – Die neue Volkspartei), il colore simbolo del partito è passato dal nero al turchese e a sostenerlo ci sono testimonial poco politici, ma molto celebri (tipo l’ex miss Austria e alcuni sportivi come l’ex campione di Formula Uno Niki Lauda). Kurz è molto attivo sui social e posta video in cui scala una montagna e, arrivato in cima, guarda il suo paese e dice cose come “La nostra è la terra più bella del mondo e dobbiamo riportarla in vetta”. Kurz ha condotto una campagna elettorale basata sul rinnovamento cercando però di guadagnare voti a destra sottraendoli al Partito della Libertà (FPÖ): la questione delle migrazioni è stata uno dei temi principali della campagna elettorale.L’Austria è uno tra i paesi d’Europa in cui sono state presentate più richieste di asilo e in cui l’8 per cento della popolazione è musulmana (una percentuale piuttosto alta). I dati dicono anche che un terzo degli austriaci non vorrebbe avere un musulmano come suo vicino di casa e negli ultimi anni è infatti cresciuto il sostegno ai movimenti e ai partiti xenofobi. Anche i partiti che hanno tradizioni ben lontane da questa retorica hanno però progressivamente adattato i loro discorsi alla generale diffidenza e al crescente populismo di destra.Kurz ha sostenuto e fatto approvare una legge in vigore dal primo ottobre che vieta il burqa (la «Legge contro la copertura del volto»), fa riferimento a delle «società parallele» che starebbero emergendo nel paese e durante una visita a Malta come ministro degli Esteri ha criticato apertamente la «follia delle ong» che favorirebbero i trafficanti di migranti. Ha chiesto poi la chiusura della rotta del Mediterraneo, minacciando anche di bloccare il Brennero, e nel febbraio del 2016 è stato l’organizzatore di un incontro a Vienna tra i ministri degli Esteri e degli Interni di Slovenia e altri 8 paesi balcanici per discutere una strategia comune sulla cosiddetta “rotta balcanica” dal Medio Oriente verso l’Europa occidentale. Al termine della conferenza i dieci paesi avevano diffuso un documento congiunto in cui si erano accordati per inasprire i propri controlli alle frontiere con l’obiettivo di ridurre gli arrivi. La Grecia, che non era stata invitata all’incontro, aveva richiamato il proprio ambasciatore in Austria.
(Heinz-Christian Strache che beve birra durante un comizio, Saalfelden, Austria, 6 ottobre 2017 – Andreas Gebert/Getty Images)FPÖ è il Partito della Libertà (Freiheitliche Partei Österreich) e si presenta alle elezioni con il suo storico leader Heinz-Christian Strache, che era in testa ai sondaggi fino a pochi mesi fa e che ha cominciato a perdere consensi dopo l’arrivo di Sebastian Kurz. Strache ha addirittura accusato Kurz di aver copiato il suo programma. Nonostante questo (o meglio: proprio per questo) gli osservatori dicono che dopo le elezioni sarà molto probabile un governo formato da una coalizione tra popolari e liberali xenofobi (come avvenne, prima e finora unica volta, dal 2000 al 2005). Il programma elettorale di FPÖ è costituito da 25 capitoli: ciascun punto inizia con la parola “noi”.
(Christian Kern, candidato dei socialdemocratici e atttale cancelliere, Linz, Austria, 15 ottobre 2017 – Getty Images)SPÖ, il partito socialdemocratico, si presenta alle elezioni con l’attuale cancelliere Christian Kern, che ha già dichiarato che se non vincerà andrà all’opposizione e non farà alleanze. Durante la campagna elettorale Kern ha avuto un grosso problema: Tal Silberstein, un pubblicitario israeliano vicino ai socialdemocratici, è stato arrestato per corruzione e ha ammesso di essere stato l’ideatore di alcune pagine Facebook anonime che hanno diffuso false notizie su Kurz (che è è stato accusato di far parte di un complotto della finanza ebraica). Il consulente ha spiegato di aver agito di propria iniziativa e senza aver informato il partito, ma per il cancelliere ci sono state comunque delle conseguenze politiche e lo scontro con Kurz si è fatto molto aspro (i media austriaci parlano di “campagna del fango”). Il programma di Kern si basa su sgravi fiscali, sul salario minimo e sulla lotta all’evasione fiscale delle grandi imprese.
(Ulrike Lunacek, Austria 2 ottobre 2017 – HANS PUNZ/AFP/Getty Images)Tra i partiti minori che hanno la possibilità di superare la soglia di sbarramento c’è Die Grüne, il partito dei verdi che ha candidato una donna, Ulrike Lunacek. Poco prima dell’inizio della campagna elettorale c’è stata una scissione interna e un importante esponente, Peter Pilz, ha deciso di presentarsi con una propria lista (questo ha fatto perdere la possibilità agli ecologisti di ottenere un risultato a due cifre). Ulrike Lunacek è lesbica e quando fece coming out, 22 anni fa, diventò celebre per essere diventata la prima donna austriaca a dichiarare pubblicamente la propria omosessualità: «Oggi, sono purtroppo ancora una delle poche persone ufficialmente lesbiche», ha detto. Eletta europarlamentare alle elezioni del 2009, è sempre stata attiva per i diritti delle donne e delle persone LGBTI, e ha posizioni differenti da tutti gli altri candidati su migranti e rifugiati. Lunacek ha escluso qualsiasi forma di alleanza e collaborazione a un ipotetico governo che comprenda l’estrema destra di Strache.
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VITTORIO DA ROLD, IL SOLE 24 ORE 13/10 –
Il paese di Sebastian Kurz tappezzato di manifesti con la scritta « ora o mai più» sarà «molto eurocritico e sempre più vicino all’est dei paesi di Visegrad» (Ungheria, Polonia, Cechia e Slovacchia). Lo ha spiegato a Berlino, in un incontro con la stampa straniera, un’analista della politica interna austriaca, Alexandra Foederl-Schmid, direttrice fino a fine agosto del giornale finanziario di Vienna “der Standard”. Soprattutto i contatti del ministro degli Esteri e candidato cancelliere dell’Oevp con l’Ungheria di Viktor Orban sono molto forti, ha spiegato, prestandosi ad un’analisi della situazione politica in vista delle urne di domenica prossima.
Stando ai sondaggi il giovane Kurz, leader dell’Oevp, diventerà il prossimo cancelliere con il 33% dei voti. «Su chi otterrà il primo posto non ci sono molti dubbi, sarà importante vedere chi arriverà secondo», ha affermato a proposito della contesa fra il cancelliere socialdemocratico uscente del Spoe, Christian Kern, e il leader del Fpoe (nazionalisti di estrema destra) Heinz-Christian Strache. Vienna rischia così di essere un ostacolo ai piani di rilancio dell’integrazione europea prospettati da Macron. L’economia invece c’entra poco con l’avanzata dell’estrema destra.
Al voto domenica Il 15 ottobre gli austriaci andranno al voto per rinnovare il Parlamento. I sondaggi suggeriscono che il Partito popolare conservatore (ÖVP) e il partito populista di destra, i liberal-nazionali (FPÖ), potrebbero vincere e formare un governo di coalizione. La coalizione prevede di rilanciare l’economia con tagli fiscali che in questo caso dovrebbero dare un ulteriore slancio al Pil che ha già registrato quest’anno una forte crescita tra il 2,6-2,8% . Tuttavia, da una prospettiva del mercato finanziario, il fattore più importante dovrebbe essere che un governo ÖVP-FPÖ rifiuterebbe la radicale riforma dell’Unione monetaria proposta alla Sorbona dal presidente francese Emmanuel Macron.
E l’Europa? Per i mercati finanziari, il fattore chiave in caso di coalizione tra ÖVP e FPÖ sarebbe probabilmente il fatto che un partito euroscettico, ossia l’FPÖ, entrerebbe nella stanza dei bottoni. Nel loro programma elettorale, i nazionalisti eredi di Joerg Haider affermano che vogliono invertire la marcia che l’Europa ha adottato dopo la firma dei trattati di Maastricht e di Lisbona, due capisaldi che hanno posto le basi per l’Unione monetaria e l’attuale Ue. Tuttavia, l’FPÖ non promuove il ritorno allo scellino ma chiede che le competenze siano trasferite da Bruxelles agli Stati membri. Le sue idee sul futuro dell’Ue e dell’Unione monetaria sono quindi in contraddizione diretta con le richieste del presidente francese Macron per una più profonda integrazione dell’Uem.
L’ÖVP di Sebastian Kurz, 31 anni, è più positivo dell’FPÖ rispetto all’Europa . Kurz recentemente ha accolto con favore l’iniziativa di Macron su una riforma della zona euro. Ma probabilmente vuole solo “più Europa” nella politica estera, di sicurezza e di difesa e non a caso sottolinea il principio di sussidiarietà (per cui egli non è molto distante dall’FPÖ). In termini concreti Kurz è contrario al ministro delle Finanze europeo e, come i liberali dell’FDP in Germania, il programma dell’ÖVP si oppone a mettere in comune il debito dei vari Stati rispettando il trattato di Maastricht. Di conseguenza, un bilancio comune della zona euro non è probabile con Kurz al potere. Sembra quindi che l’Austria rifiuterà i punti centrali dell’agenda di Macron dopo le elezioni. Questo allontanerà le speranze di molti investitori che l’Unione monetaria possa essere finalmente stabilizzata con una più profonda integrazione.
Altri tagli fiscali Il fattore di maggiore novità per l’economia austriaca è probabilmente il fatto che sia l’ÖVP che il FPÖ chiedono tagli fiscali nei loro programmi. L’FPÖ parla di una cifra di 12 miliardi di euro nel suo programma (che è più del 3% del Pil), mentre l’ÖVP non indica una cifra ma vuole ridurre la progressività e ridurre le aliquote per le fasce più basse e medie. Non vuole toccare l’aliquota d’imposta più alta, che è la maggiore nella Ue cioè al 50% (fino a 1 milione di euro di reddito annuo) o del 55% per un reddito superiore a 1 milione di euro.Dopo aver già guadagnato slancio nei trimestri precedenti, con questi tagli fiscali l’economia austriaca avrebbe nuovo slancio. Mentre i tassi di crescita erano ancora molto al di sotto della media dell’eurozona in 2015, nella prima metà di quest’anno hanno superato la media. Oltre alla politica monetaria espansiva, la riforma fiscale entrata in vigore all’inizio del 2016 probabilmente anche qui ha avuto un ruolo importante; l’investimento in attrezzature e soprattutto il consumo privato hanno avuto uno notevole sviluppo.Ci sono senza dubbio margini di tagli fiscali, con il deficit annuo a poco più dell’1%. Tuttavia, l’Austria, come tutti gli altri paesi europei, deve tenere in mente che le finanze pubbliche attualmente beneficiano fortemente della politica monetaria della Bce. Le spese per interessi oggi sono al 2,5% del Pil, la metà del livello del 2007 (5%), anche se il rapporto debito/Pil è aumentato significativamente da allora a causa dei costi per i salvataggi bancari. Con tassi di interesse in salita, il disavanzo potrebbe aumentare notevolmente. Inoltre, un disavanzo molto più elevato potrebbe anche mettere a repentaglio la riduzione del rapporto debito/Pil che oggi viaggia all’83% del Pil e probabilmente per quest’anno riuscirà ad attestarsi solo nella fascia media inferiore dell’area euro.
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È ORA DI CONOSCERE SEBASTIAN KURZ –
IL POST 14/10 – Domani ci saranno in Austria le elezioni legislative: tramite un sistema proporzionale saranno eletti i 183 membri del Consiglio nazionale (Nationalrat), la camera bassa del parlamento austriaco. Il nuovo cancelliere dipenderà quindi da quale partito o quale coalizione avrà la maggioranza dei seggi. Secondo i sondaggi ci sono pochi dubbi sul partito che prenderà più voti e su chi sarà il nuovo cancelliere. L’ÖVP, di centrodestra, è nettamente in vantaggio. Gran parte del merito è del suo leader e attuale ministro degli Esteri, che si chiama Sebastian Kurz e ha 31 anni. Se Kurz venisse nominato cancelliere, diventerebbe il più giovane leader mondiale in circolazione.Quelle di domani saranno elezioni anticipate, indette a maggio dal cancelliere uscente Christian Kern dopo mesi di tensioni nella coalizione al governo, che è formata dai socialdemocratici della SPÖ (il partito di Kern, di centrosinistra) e dall’ÖVP. SPÖ e ÖVP hanno governato il paese da decenni, da soli o in coalizione, per 44 degli ultimi 72 anni. Ora però dovrebbero separarsi, come già accaduto in Germania alla CDU e all’SPD, e sembra che saranno l’ÖVP e il suo giovane leader a trarne maggiore vantaggio.Kurz è nato a Vienna nell’agosto del 1986, tre anni prima della caduta del Muro di Berlino. Ha iniziato a fare politica da ragazzo. Entrò nei movimenti giovanili del suo partito nel 2003, quando l’ÖVP governava insieme all’FPÖ, che al tempo era guidato da Jörg Haider. È sempre stato considerato un talento molto precoce: nel 2011, a 25 anni, fu scelto come sottosegretario agli Interni e si occupò molto di politiche di integrazione (fra cui ad esempio l’insegnamento del tedesco agli immigrati). Nel 2013, a 27 anni, divenne ministro degli Esteri: il più giovane ministro nella storia dell’Austria.
Nei suoi anni da ministro degli Esteri Kurz ha fatto parlare di sé soprattutto per come ha gestito la crisi dei migranti: è stato lui a determinare la chiusura della cosiddetta rotta balcanica o, comunque, ad impedire che quella rotta potesse condurre fino all’Austria. Decise infatti, nonostante la contrapposizione della cancelliera tedesca Angela Merkel, di impedire l’accesso in Austria a chi percorreva quella rotta, perlopiù richiedenti asilo siriani.Grazie alle sue prese di posizione molto nette sull’immigrazione e alla visibilità ottenuta con l’incarico di ministro, Kurz ha vinto le primarie interne dell’ÖVP con grande facilità, ottenendo quasi il 99 per cento dei voti dei delegati. A luglio, poco prima delle primarie, l’ÖVP era terzo nei sondaggi, e dato sotto al 20 per cento. Oggi è stimato oltre il 30 per cento.Kurz ha puntato gran parte della sua campagna elettorale su una rottura col passato e una notevole personalizzazione. Il colore del partito è stato cambiato dallo storico nero al turchese, e sui manifesti il suo nome è disegnato come fosse un logo. A questo giro, inoltre, molti dei candidati dell’ÖVP non vengono dalla politica. Come ha scritto il New York Times, Kurz ha puntato a un «rebranding di uno dei partiti più conservatori e tradizionali d’europa, proponendolo come qualcosa di dinamico, digitale, interessato al cambiamento».
Parlando con Reuters, l’analista politico Thomas Hofer ha spiegato: «l’ÖVP è al governo da 30 anni e i suoi manifesti elettorali dicono “È ora di cambiare”. È un’immensa contraddizione, ma con lui funziona. Molte persone proiettano su di lui quello che vorrebbero vedere e lui non fa niente per andare contro questa cosa. Dice molte cose simili a quelle di Heinz-Christian Strache [il leader di FPÖ, di estrema destra], ma le dice in un modo considerato più socialmente accettabile».Kurz potrebbe trovarsi a governare proprio con FPÖ: che ha posizioni anti-immigrati e anti-Unione Europea più dure del suo partito. I sondaggi dicono che l’ÖVP prenderebbe circa il 33 per cento dei voti e che FPÖ e Socialdemocratici, che se la giocano per il secondo posto, sono entrambi intorno al 25 per cento.
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PAOLO VALENTINO, CORRIERE DELLA SERA 15/10 –
S ebastian Kurz ha fretta. L’ha sempre avuta. Sin da quando, matricola alla facoltà di legge, gli dissero che era troppo giovane per iscriversi alla Övp, il partito popolare austriaco, e lui imperterrito provò e riprovò fino a quando non trovò una sezione di Vienna disposta a tesserarlo.
Aveva fretta quando decise di interrompere gli studi per dedicarsi alla politica. E aveva fretta nel 2009, quando appena ventiduenne si candidò al consiglio comunale di Vienna e girava per la capitale su un Suv, distribuendo profilattici neri (il colore del partito) per offrire un aspetto «eccitante» della noiosa Övp. Il resto è già storia. Segretario di Stato all’Integrazione a 24 anni, deputato a 26, ministro degli Esteri un anno dopo nella Grosse Koalition , Kurz potrebbe diventare questa sera a 31 anni il prossimo cancelliere dell’Austria e il più giovane capo di governo del mondo.
«Ora o mai più», dicono i manifesti color turchese, la nuova nota cromatica che lui ha imposto al partito popolare in luglio, quando ha messo da parte la vecchia leadership, assumendo pieni poteri. È stato l’incipit di una corsa travolgente, qualcosa di inaudito nella sonnolenta scena viennese. Una brillante operazione di marketing e ridefinizione dell’identità politica, che in tre mesi ha spinto l’Övp, o meglio la Lista Kurz come si chiama adesso, in testa a tutti i sondaggi, con il 33% delle intenzioni di voto. Un miracolo in nome del cambiamento, nonostante i popolari siano da decenni al governo.
Se le urne dovessero confermare queste previsioni, Kurz lavorerebbe probabilmente a un’alleanza con Heinz-Christian Strache, leader della Fpö, il partito di estrema destra al quale il candidato popolare ha letteralmente sottratto i temi vincenti della campagna, la paura dei migranti e la lotta all’Islam radicale, sposandone gran parte delle posizioni. La differenza è che, espresse con la voce impostata e i modi garbati del giovane ministro degli Esteri dal volto fanciullesco e i lunghi capelli tirati col gel indietro all’Umberta, suonano ragionevoli e sexy.
Ma cosa vuole veramente Sebastian Kurz, oltre che diventare cancelliere? Ha un programma, a parte quello di voler «fermare l’immigrazione nel sistema sociale austriaco», dimezzare i contributi ai rifugiati e chiudere la rotta mediterranea (da dove in Austria non arriva nessuno) dopo aver sigillato quella balcanica? O ha un cuore di tenebra, come il suo cognome quasi conradiano potrebbe suggerire?
I paragoni con Emmanuel Macron si sono sprecati, in queste settimane. Anche se forse il primo Matteo Renzi sarebbe un riferimento più adatto, visto che Kurz si è impossessato di un partito tradizionale facendone lo strumento della sua ascesa, invece di creare ab ovo una «cosa» come ha fatto il leader francese. Nell’uno e nell’altro caso, ma potremmo aggiungere il Barack Obama del 2008, Kurz ripropone una studiata vaghezza delle posizioni, che consente a chiunque di specchiarsi e proiettare nella sua energia giovane e contagiosa qualsiasi desiderio o aspirazione politica. Il vero programma è lui. Un solo esempio, i tagli alle tasse di cui parla ammonterebbero a quasi 12 miliardi di euro, ma non dice mai come verrebbero finanziati.
«Forza, coraggio, determinazione: è la nostra offerta», ripete Kurz, che ama dire di non aver mai voluto diventare politico di professione, «è successo per caso». Non è così, ovviamente. Come ha rivelato il periodico viennese Falter , c’era un piano dettagliato per arrivare al potere, l’ Operation Ballhaus , messo a punto da Kurz e dai suoi strateghi (Ballhaus è l’indirizzo della cancelleria) dov’era tutto nero su bianco: slogan, interviste, metamorfosi del partito, donatori, fra i quali il posto d’onore spetta a Niki Lauda, icona austriaca. È stata una delle poche volte in cui il ministro ha perso il suo diplomatico aplomb, attaccando con parole forti la testata, nonostante avesse riprodotto i documenti originali.
Ora siamo all’epilogo. Sapremo questa sera se Der Zocker , il giocatore d’azzardo come lo ha definito Der Spiegel , incasserà l’intera posta. O si troverà all’opposizione. Che non sarebbe ruolo per lui. Kurz ha fretta: ora o mai più.
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LETIZIA TORTELLO, LA STAMPA 12/10 –
In vetta ci è salito veramente. Piccozza, scarponcini, luce sulla fronte per affrontare la scalata nel buio delle tenebre. In pochi mesi ha riportato il Partito popolare austriaco dal terzo ad un saldo primo posto e domenica alle elezioni, se non farà errori clamorosi, Sebastian Kurz diventerà cancelliere, oltre che il più giovane leader del mondo a soli 31 anni.
I sondaggi lo danno in testa con 33 punti. Sei di vantaggio sull’avversario della destra ultranazionalista di Heinz-Christian Strache, capo del Partito della libertà, l’Fpö. Alla guida dell’Austria, dunque, dalla prossima settimana potrebbe esserci un giovanissimo conservatore, politico volitivo che vuole mandare l’esercito alle frontiere della Ue e rimpatriare i rifugiati. Che promette di pensionare la Grande Coalizione con i socialdemocratici e sulla crisi dei migranti condivide l’idea di fondo del collega populista: portare l’immigrazione a zero. Pur con toni più morbidi. Se la vittoria di Kurz pare a un soffio, a pochi giorni dal voto i riflettori sono puntati sulle alleanze per formare il governo, e proprio Strache, che lo tallona con il 27%, potrebbe guadagnarsi un posto da vicecancelliere. Un ritorno alla coalizione nero-blu del 2000, quando conservatori e ultranazionalisti erano al potere insieme in Austria. Uno spostamento di nuovo a destra del Paese, che promette di sfidare le politiche di accoglienza di Merkel e Macron.
«Fino a quando non saranno sicure le frontiere dell’Austria dovremo proteggerle», va ripetendo Kurz. E così, da fine luglio i soldati austriaci sono schierati al Brennero. Anche se il risultato più significativo che il candidato dell’Övp rivendica è la chiusura della rotta balcanica, a marzo 2016, «organizzata da soli con i Paesi vicini», con il collega ungherese Orban, uno smacco all’epoca per Frau Merkel. Tanto che il leader dei cristiano-democratici, quel giovane politico che ha preso in mano il partito a maggio 2017 dopo 10 anni di agonia, l’ha svecchiato e ritagliato sulla sua figura da star, facendolo impennare di 10 punti nei sondaggi, viene accusato dagli avversari di essere un «principe senza cuore», un «Orban dai toni gentili». Il prossimo passo per Kurz dovrebbe essere il blocco della rotta mediterranea, per aiutare i migranti nei Paesi d’origine.
Lui va dritto per la sua strada e riempie palazzetti da 10 mila persone con giovani e anziani, uomini e donne adoranti. Spopola su Facebook con 708 mila follower in un Paese da 8,7 milioni di abitanti. Incassa l’endorsement di vip come l’ex campione di Formula Uno Niki Lauda, ma anche rifiuti come quello dell’alpinista Reinhold Messner. Twitta in continuazione e posta sui social video emozionanti, come quello in cui a mani nude scala la vetta della montagna e all’alba, arrivato in cima, guarda l’Austria non senza una buona dose di retorica nazionalista del tipo «la nostra è la terra più bella del mondo e dobbiamo riportarla in vetta». Un messaggio agli elettori, per un Paese che vuole tornare a contare di più in Europa: «La Ue deve riacquistare la sua forza nelle grandi questioni e retrocedere dove i singoli Stati possono decidere meglio», è l’idea di Kurz.
Impavido, gelido, impassibile, sempre pronto all’agguato, come quando, nel settembre 2016, fa il suo ingresso alle Nazioni Unite e annuncia che il suo Paese si sarebbe unito ad altri Stati membri per presentare una risoluzione che vieti l’uso di armi nucleari. L’Ican, l’organizzazione che ha appena vinto il Premio Nobel per la Pace, lo portava come un leader da prendere a esempio. Senz’altro, come dicono gli austriaci, non gli manca la «Machtbewusstsein», la coscienza del proprio potere, e per questo spesso è paragonato a Macron. Ma la sua carriera è stata ben più veloce di quella del presidente francese: Kurz, figlio di un’insegnante e di un ingegnere, a 24 anni era già sottosegretario. All’epoca se ne andava in giro con la «Geil-o-mobil», la «macchina figa» e le donnine semivestite sopra per attirare il voto dei giovani. A 28 mette la maschera del serio, lascia gli studi di Giurisprudenza per fare il ministro degli Esteri. E questa domenica «Wunderwuzzi», il mago bambino, come è soprannominato, potrebbe diventare cancelliere per il «Nuovo partito popolare» che ha preso il suo nome.
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ALBERTO SIMONI, LA STAMPA 17/8
Il Brennero non è mai stato così vicino a Vienna. Il valico che divide il Tirolo dai cugini altoatesini è diventato il luogo dove la politica austriaca ha deciso di misurare i rapporti di forza (interni) in vista del voto anticipato del 15 ottobre che potrebbe cancellare dalla cartina la grande coalizione popolari-socialdemocratici e portare nella stanza dei bottoni l’ultradestra del Fpö (eredi di Haider). Ogni Paese, quando dietro la curva si profilano le elezioni, scopre un suo Brennero. Per Marine Le Pen era la giungla di Calais, per Geert Wilders erano le periferie disagiate olandesi «invase» da musulmani, per i fautori della Brexit era il Tunnel della Manica che traghettava europei (dell’Est). Dove i numeri smentiscono «invasioni» di orde di profughi, la retorica e quei luoghi pretendono un’altra narrazione. L’Austria ha avuto nel 2015 90 mila richiedenti asilo (1% della popolazione totale); nel 2016 le richieste sono scese a 37 mila (0,4% della popolazione). Al Brennero nel 2017 sono passati quasi la metà dei migranti del 2016, poco più di 4 mila. Non bastasse, dei 8.129 «ricollocati» in 18 Paesi (da Italia e Grecia), l’Austria non ne ha preso nessuno. Eppure Sebastian Kurz, leader popolare e ministro degli Esteri (caldeggiò a inizio luglio i tank al confine) batte solo il tasto migrazione, critica l’Italia per la gestione della crisi nel Mediterraneo e annuncia mirabili piani per contrastarla. Il premier socialista Kern, dietro nei sondaggi, insegue sul valico del Brennero. Mentre i nipoti di Haider gongolano: non saranno primo partito, ma le loro idee a tinte xenofobe – scrive l’analista Anton Pelinka – arriveranno al governo.