la Repubblica, 15 ottobre 2017
La Lombardi del Movimento 5 stelle candidata a governatore del Lazio
A NOSTRA INVIATA MARINO. «And the winner is…Roberta Lombardi» gorgheggia Beppe Grillo alle nove della sera, sbarcato a sorpresa al Parco della Pace, mai nome fu più azzeccato, dopo due giorni di blackout per “motivi familiari”. Avrebbe dovuto restare a Genova, il fondatore, ma ieri non si poteva. In quel di Marino, piccolo centro alle porte di Roma, c’è da tirare la volata alla deputata ortodossa, incoronarla candidata 5S alla presidenza della Regione Lazio, dare alla “Faraona” – finita l’anno scorso nella polvere per la sua ostilità a Virginia Raggi e lentamente risorta dalle ceneri di un Campidoglio ferito da arresti e inchieste – quel che è della “Faraona”: ragione e merito. Ci sono molti parlamentari sul pratone dei Castelli, sembra una Italia a 5 Stelle in miniatura, tra stand gastronomici, gadget e lotteria: l’organizzatrice Paola Taverna e Carla Ruocco, Morra e Di Stefano, non Di Maio che appare solo in video dalla Sicilia, ma Di Battista sì, con neonato al seguito, a narrare delle sue notti insonni perché il pargolo «si addormenta solo sentendo Anna Oxa». È lui che a metà pomeriggio scalda la platea volando sopra un evento tutto sommato locale. «Mattarella ci pensasse mille volte a firmare una legge elettorale incostituzionale, l’ha già fatto una volta con l’Italicum, ora lui e Grasso abbiano più coraggio», arringa il frontman del Movimento. «È una presa in giro del cittadino. Ma Mattarella dov’è?». E siccome lui è pur sempre un capopolo: «A breve verrete tutti convocati al Senato, non si molla di un millimetro». Una chiamata alle armi che per qualche minuto fa dimenticare la vera ragione di una kermesse tutt’altro che affollata, allestita per seppellire i rancori del passato: lo dice chiaro il fondatore alla sindaca di Roma incontrata nel retropalco insieme a Davide Casaleggio. «Dobbiamo archiviare tutte le divisioni», avverte Grillo, esortandola a modificare il suo copione. Tutti sanno che l’inquilina del Campidoglio non ha votato né fatto votare per Roberta Lombardi, virando all’ultimo istante sul consigliere Davide Barillari, arrivato secondo con soli 350 voti di scarto. Tutti ricordano gli scontri fra le due dame del M5S su Raffaele Marra, l’ex braccio destro di Raggi a processo per corruzione, e le battute acide quando la deputata decise di scendere nell’agone regionale. Storia da superare, è il diktat. Perciò quando anche Lombardi si affaccia nel retropalco e riceve l’abbraccio di Grillo, la sindaca non può far altro che adeguarsi. Un breve faccia a faccia con la rivale sancisce la tregua: un patto di non belligeranza che duri almeno fino alle elezioni. «Oggi è una giornata importante, inizia la nostra cavalcata per prenderci la Regione e poi il Parlamento», dice Raggi dal palco prima della proclamazione, raccontando la fatica di «far tornare Roma una città normale, una grande capitale europea». Il passaggio politicamente più significativo relegato in due frasi di circostanza. Una per dire che «nel M5s non ci sono fazioni». L’altra per ribadire che «noi siamo pronti a dare tutto il sostegno al candidato o alla candidata che si prenderà il governo della Regione». Stop. Finirà con Casaleggio che dà i numeri – 6511 i votanti alle “regionarie”, Lombardi eletta con 2954 preferenze -, il notaio Tacchini che certifica e Grillo che improvvisa un piccolo show (anche) per sfottere Raggi: «Una sindachina, minuta ma potente, non gliel’ho detto ma le ho fatto tre polizze», scherza. Chiusura da copione: tutti insieme sul palco, con Raggi e Lombardi sciolte in abbracci e baci. E la candidata commossa: «Siamo una grande squadra». La battuta dal palco sulla prima cittadina di Roma: “Minuta ma potente, una sindachina. Senza dirglielo le ho fatto tre polizze”