La Stampa, 14 ottobre 2017
Il ruolo di Consob e Bankitalia nella crisi di Banca Etruria
Ci sono due passaggi chiave nella storia del crac di Etruria che meritano di essere approfonditi. Riguardano entrambi il ruolo delle autorità di Vigilanza e le famigerato obbligazioni subordinate che, al netto delle responsabilità degli amministratori che saranno chiarite nei procedimenti in corso, hanno portato pesanti perdite per alcune migliaia di risparmiatori. Se ne sta occupando la procura di Roma, dove Arezzo ha trasferito un fascicolo senza reati né indagati con la documentazione e le denunce raccolte sull’attività della vigilanza.
Il primo passaggio è relativo alle comunicazioni tra Bankitalia e Consob nella fase di collocamento delle due ultime obbligazioni tra giugno e dicembre del 2013 e dell’aumento di capitale che Etruria collocò sul mercato a luglio 2013.
Il secondo è alla fine del 2014, quando la situazione della banca è già pesantissima e gli uffici dell’istituto s’interrogano sugli effetti dell’entrata in vigore – il primo gennaio 2015 – della direttiva europea Brrd sui titolari delle obbligazioni, che sarebbero diventate a rischio di «tosatura» con la crisi della banca.
Prima dell’approvazione dei prospetti, in virtù del protocollo di scambio d’informazioi tra le due autorità, Consob scrive a Bankitalia per conoscere «ogni elemento ritenuto utile» ai fini dell’istruttoria in possesso di via Nazionale. Bankitalia risponde puntualmente il 12 aprile (con due distinte lettere per aumento di capitale e emissione dei bond subordinati) e il 14 ottobre (per l’ultima emissione di subordinati). La Vigilanza ha da tempo i propri ispettori ad Arezzo e le verifiche da marzo sono «ad ampio spettro».
Le due lettere di aprile sono piuttosto diverse tra loro. Quella sull’aumento si dilunga sulla situazione della banca, sulla necessità del rafforzamento patrimoniale e sulla debolezza dei parametri di capitale. La seconda – per il prospetto dei bond – è molto più sommaria e si limita a registrare, accanto all’obiettivo di raggiungere un Tier1 del 7,5%, il «peggioramento registrato a fine 2012 dai principali parametri patrimoniali» per effetto delle maggiori rettifiche sui crediti. Il prospetto viene approvato, e Banca Etruria colloca ai risparmiatori 60 milioni di euro di bond con un rendimento inferiore al Btp. La lettera del 14 ottobre è ancora più scarna e no non contiene più neppure il riferimento al deterioramento del capitale. Ma 3 settimane prima, il 23 settembre, gli ispettori di Bankitalia – lo racconta un altro documento di Bankitalia del dicembre successivo – sono andati in procura ad informare i pm delle irregolarità riscontrate nell’ispezione. Poi il 30 ottobre una nuova lettera alla Consob per segnalare le irregolarità nei bond collocati dall’istituto. Lettera che Consob, lo scorso agosto, dirà di aver ricevuto solo in dicembre e quindi troppo tardi per fermare il collocamento dell’ultimo bond, altri 50 milioni finiti ai risparmiatori.
Un salto di un anno ci porta alla fine del 2014. La banca è in crisi conclamata e dal 1 gennaio avrebbe perso il requisito minimo di capitale. Il cda – il 29 dicembre – esamina i vari rischi della situazione e decide di avvisare Consob e Bankitalia e di riprofilare i rischi dei suoi bond. Il capo dei rischi, Davide Canestri, ricorda che la Brrd renderà aggredibili i bond e propone anche di «proteggere» i titolari di obbligazioni (10 mila) scambiando i titoli con prodotti bancari tutelati dal Fondo interbancario. Qualche consigliere (Salini, Grazzini) chiede massima attenzione a chi ha bond subordinati. Ma la proposta cade nel vuoto. E nessuno, nonostante l’allarme, se ne occuperà più fino alla risoluzione, un anno dopo.