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 2017  ottobre 14 Sabato calendario

I parlamentari all’estero sono inutili

ROMA. Diciotto parlamentari e una sola proposta di legge approvata definitivamente nel corso di questa legislatura, quasi un milione di euro spesi nel 2016 da Camera e Senato per i loro biglietti aerei, una produttività che, nonostante lodevoli eccezioni, risulta assai scarsa. Senza contare gli scandali di cui sono stati protagonisti negli ultimi 11 anni. Diciamo la verità, la pattuglia degli eletti all’estero, tornata ora alla ribalta grazie alla norma salva-Verdini infilata nel Rosatellum (che consente anche a chi è residente in Italia di candidarsi all’Estero), non gode proprio di una buona fama. Ecco chi sono e cosa fanno gli eletti oltre confine. Da quando nel 2001 fu approvata la legge Tremaglia, dal nome dell’ex missino che battagliò tutta la vita per averla, i candidati all’estero sono saliti agli onori delle cronache per vicende assai poco encomiabili. Dal “senador Pallaro” l’italo-argentino eletto con oltre 80 mila preferenze che nel 2006 tenne in bilico il governo Prodi fino farlo cadere, al mitico Antonio Razzi: eletto in Svizzera con Di Pietro nella precedente legislatura decise poi di correre in soccorso di Berlusconi dopo averne denunciato i tentativi di compravendita. Da Nicola Di Girolamo che venne eletto col Pdl senza titolo (non aveva la residenza in Belgio) e finirà condannato nel caso Mokbel, fino allo scandalo più recente, quello del deputato Mario Caruso, eletto in Germania con la lista Monti, accusato di aver fatto delle avances alla stagista non retribuita. In questa legislatura ben metà dei diciotto appartengono al Pd, cinque deputati e quattro senatori. Tre sono espressione del Maie, il Movimento degli italiani all’estero che ha le sue radici in America latina: due deputati, Ricardo Antonio Merlo, recordman di preferenze (oltre 70 mila) e fondatore del movimento e Mario Borghese, entrambi accomodatisi nel gruppo dei verdiniani. Altri tre, un senatore e due deputati, sono stati eletti con Monti. Un deputato, Guglielmo Picchi, si è candidato col Pdl e ora è nella Lega, un altro con i 5Stelle, Alessio Tacconi, e ora è nel Pd. Infine Renata Bueno, figlia del leader politico brasiliano Rubens Bueno: candidata con l’Unione Sudamericana Emigrati Italiani ha poi aderito al Maie, si è schierata per Renzi durante le primarie 2013, è uscita e poi rientrata nell’Usei e ora è nel gruppo misto. In tutto il drappello dei 18 ha prodotto 138 proposte di legge alla Camera e 50 al Senato, oltre a interrogazioni e emendamenti, ma una sola ora è legge. Un bilancio non esaltante. Tra i deputati spicca Merlo che, giunto alla terza legislatura, brilla per le sue assenze, o meglio per le sue non presenze: nel 76,2% delle sedute infatti è risultato in missione. Lui naturalmente attribuisce le assenze al lavoro nel collegio: «Cerco di stare vicino alla nostra gente, ieri ero con 500 connazionali a San Paolo del Brasile per protestare contro lo smantellamento della rete consolare portato avanti dai governi Renzi e Gentiloni. Che dovrei fare? Votare per sei ore di fila ordini del giorno inutili? Non serve a niente». Secondo i dati di Openpolis gli interventi di Merlo tra aula e commissioni, sono appena quattro, il suo indice di produttività è del 94,5% collocandosi al 500mo posto su 630, mentre 21 sono le proposte di legge di cui è primo firmatario: una sola è stata approvata dalla Camera confluendo nello Ius soli, ma non è ancora legge. Si tratta del reintegro della cittadinanza per le donne che l’hanno persa a causa del matrimonio con uno straniero. L’unico eletto all’estero che ha visto diventare legge una sua proposta è la dem Laura Garavini con istituzione della commissione di inchiesta sul fenomeno delle mafie. Garavini infatti dopo l’attentato a Duisburg ha fondato a Berlino l’associazione “Mafia? Nein Danke!” che ha ottenuto diversi riconoscimenti per la sua attività. Altre sue due proposte sono state approvate a Montecitorio, anche se lei sostiene che «ce ne sono altre che non risultano nei database». Il suo indice di produttività comunque è di 219 punti (214mo posto su 630) con oltre l’87% di presenze. Meglio di lei c’è il collega di partito Fabio Porta che si piazza addirittura al settimo posto in classifica (oltre il 74% di presenze, otto disegni legge, 96 interventi). Infondo alla classifica della Camera invece c’è proprio Caruso, il deputato finito nel mirino delle Iene: la sua produttività è al 74,8, cioè 559mo. Sedici le sue proposte, 18 gli interventi, assente in oltre il 50% delle sedute. Ma i livelli più bassi si toccano al Senato. Il primato negativo spetta al pd Renato Turano, 282mo posto in classifica su 324, un solo ddl presentato, 31% di sedute passate in missione che si sommano all11% di assenze. Non va meglio Fausto Longo (Autonomie) che conta solo 3 interventi in tutto e quindi, pur avendo presentato 13 ddl, si colloca al 275mo posto. Tra i migliori, 38mo classificato, Aldo Di Biagio: ben 29 le proposte che portano la sua firma, 600 interventi, quasi l’80 per cento di presenze. Ma è lui il primo ad ammettere che molti suoi colleghi non hanno fatto onore alla categoria: «Per definire un ricatto, qui a palazzo Madama, si parla ancora di “pallarismo”. Per non parlare degli eletti in sudamercia: sono i più fancazzisti di tutti». Gli eletti all’estero hanno un regime speciale per le spese di trasporto: rimborso illimitato per gli aerei necessari a raggiungere il Parlamento, mentre c’è un limite di 30 mila euro annuali alla Camera e 35 mila al Senato per i viaggi destinati all’attività nel collegio. Complessivamente nel 2016 Montecitorio ha speso 660mila euro per questa voce, il Senato 327mila. «Ma mica andiamo alle Seychelles – sbotta Garavini – la democrazia ha un costo».