ioDonna, 7 ottobre 2017
Eleonora Brown, quel film mi ha cambiato la vita
Ci sono giornate che passano in fretta e si susseguono identiche nella loro quotidianità, una dietro l’altra. Quel giorno del 1959 invece sarebbe stato indimenticabile. Non sapeva ancora Eleonora, 11 anni e mezzo e gli occhi profondi come solo i bambini possono avere, che quella mattinata a Napoli con il sole alto e la Reggia di Capodimonte che si vedeva da casa l’avrebbe raccontata un milione di volte. E non si sarebbe stancata mai, neanche oggi che di anni ne ha 69. Perché le giornate memorabili, si sa, hanno il dono dell’eternità. Eleonora Brown ha gli stessi occhi di quella ragazzina che una mattina del ’59 venne scelta da Vittorio De Sica per interpretare Rosetta, figlia di Cesira, ruolo con cui Sophia Loren, nel film La Ciociara, vinse l’Oscar come migliore attrice protagonista.
«Ero piccola e vivevo con i miei a Napoli in una casa che era appartenuta ai Borbone. Una specie di gabbia dorata, bellissima ma lontana da Dio e dagli uomini» racconta oggi Eleonora sorridendo dalla sua terrazza di casa a Roma. «Tant’è che ogni tanto mia zia Aida, all’epoca ventenne, mi portava in centro per vedere un po’ di gente e prendere il gelato. Quella mattina mi disse proprio così, “scendiamo in centro a prendere il gelato”. Solo quando salimmo sull’autobus mi raccontò la verità». Eleonora, figlia di mamma napoletana e papà americano (lavorava in Italia per conto del governo Usa), aveva questa zia, Aida, fan sfegatata di Sophia Loren. Quando lesse sul giornale che Vittorio De Sica sarebbe arrivato a Napoli con la Loren per cercare la co-protagonista del suo ultimo film, a zia Aida venne in mente di portare ai provini Eleonora all’insaputa di tutti.
Quando arrivammo c’era un sacco di gente: De Sica, i fotografi, l’aiuto regista, tutti tranne Sophia tant’è che la delusione di mia zia fu fortissima». Non sapeva ancora, zia Aida, che con la Loren ci avrebbe passato non uno ma tre mesi, l’intera durata delle riprese del film. Iniziò dunque così quella giornata destinata a stravolgere per sempre la vita della piccola Eleonora che da bambina qualunque divenne attrice di un film riconosciuto a livello mondiale. E che ora, dopo tanti anni di assenza dal grande schermo, torna al cinemainsiemeairagazzideIlVolocon il film Un amore così grande (uscirà il 14 febbraio 2018) che è stato presentato alla Mostra del cinema di Venezia. «Dopo La Ciociara continuai a lavorare nel cinema fino a 18-19 anni, poi ho scelto un’altra vita, quella di una ragazza normale» racconta Eleonora. «Mi diplomai, mi trasferii a Roma, feci la scuola interpreti e poi mi presi un paio di anni sabbatici per decidere cosa fare». E il cinema? «Smisi» risponde guardando le vecchie foto del set raccolte per l’occasione «non mi piacevo, non mi piaceva il mio viso, avevo i complessi tipici di quell’età. Ma ero certa di voler continuare a lavorare nel mondo del cinema». E così cominciò la sua carriera da doppiatrice anche se tutti, ancora oggi, continuano a ricordare quegli occhi de La Ciociara. «E non mi dispiace affatto» aggiunge. «Quando lo hanno scoperto i miei nipoti ho guadagnato un sacco di punti». Quel film del resto le ha cambiato la vita. «Ero una bambina molto sicura di sé, indipendente, poi per gli altri sono diventata Eleonora Brown l’attrice. A scuola venivo trattata come una dea, i ragazzi avevano persino paura di invitarmi a un ballo tant’è che raramente lo facevano. Una cosa ridicola, perché io volevo solo essere trattata come tutti gli altri». Non solo. «Tra i 14 e i 15 anni sono stata costretta ad andare in giro con la guardia del corpo per un tentativo di rapimento».
E pisodio che Eleonora non ricorda con piacere. Pentita però di aver fatto quel film, quella ex bambina non lo è stata mai. Neanche per la scena dello stupro nella chiesa, di cui le chiedevano tutti all’epoca e di cui Eleonora ignorava il significato.
«Mi tennero il copione nascosto» ricorda. «Quella fu in realtà la scena più divertente di tutto il film, i ragazzi mi seguivano, io correvo, era tutto un gioco per me. Ovviamente seppi dello stupro solo diversi anni dopo le riprese del film».
Così come solo anni dopo lesse il romanzo omonimo di Alberto Moravia da cui fu tratto il soggetto cinematografico. Adesso che sono trascorsi tanti anni da quell’episodio, tornare a recitare, non le dispiacerebbe affatto. «Il ritorno sul set è stato bellissimo» ammette Eleonora e gli occhi le sorridono ancora come allora, come quella mattin a Napoli con zia Aida.