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 2017  ottobre 13 Venerdì calendario

«Squadra mobile», serie che guarda al cinema dell’impegno civile

Seguendo la seconda stagione di «Squadra mobile. Operazione Mafia Capitale», tallonando lo scontro fra il vicequestore Roberto Ardenzi (Giorgio Tirabassi) e l’ex collega corrotto Claudio Sabatini (Daniele Liotti), che ormai è un pericoloso criminale, vengono in mente tante cose (Canale 5, mercoledì, ore 21.35). Forse il sottotitolo «Mafia Capitale», è la prima cosa che si nota, risponde più alle esigenze delle sirene mediatiche che a un’effettiva realtà.
Ma è un dettaglio. Viene in mente, invece, il cinema dell’impegno civile (i film dei fratelli Taviani, di Germi, di Petri, di Pontecorvo, di Rosi, di Scola…) così centrale negli anni 70 del Novecento. Le non poche serie della Taodue da «Distretto di polizia» a «R.I.S.», da «Squadra antimafia» a «Le mani dentro la città», solo per citare alcuni titoli, affondano le loro radici culturali proprio in quella stagione in cui il nostro cinema provava a raccontare misteri e storture del nostro Paese.
Viene in mente «La Piovra» (1984-2001), il più coraggioso tentativo della Rai di raccontare la criminalità organizzata, protagonista il commissario Cattani (Michele Placido).
Per la prima volta, la serie cercava di offrire a milioni di spettatori televisivi una visione meno retorica della mafia e del meridione. Vengono in mente «Romanzo criminale», «Gomorra», «Suburra», non soltanto per i temi trattati (una diffusa ragnatela criminale fatta di ricatti, complicità e violenza, un mondo di malversazioni, di corruzioni e di scandali istituzionali), ma anche per la condivisione di molte professionalità cresciute nel laboratorio della Taodue.
Non c’è dubbio che la salvezza della serialità (e del cinema italiano) passa da una nuova concezione dell’aspetto produttivo. Ci vogliono buone idee, ma anche grandi investimenti e grande coraggio. Viene in mente (ma è solo un pensiero fugace) che Mediaset aveva tutto per fare il grande salto. Che di sicuro farà al più presto.