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 2017  ottobre 13 Venerdì calendario

Viaggio a Dallas (e nel gigantismo del Texas)

Il gigantismo del Texas e l’arte contemporanea, i luoghi che hanno fatto la Storia (degli Usa, del mondo) e quelli che nella storia sono rimasti intrappolati, l’estrema modernità e l’esaltazione delle tradizioni. Anche a tavola. Quando si cammina tra le vie di Dallas – la stessa popolazione di Milano, circa 1,3 milioni di abitanti – la sensazione che si prova è quella di passare continuamente tra l’America degli anni Sessanta e quella di un mondo futuristico o un set cinematografico di una pellicola di fantascienza. Con un ulteriore salto indietro, nel tempo, al Dealey Plaza, dove si staglia questo incrocio di vie, questa piccola discesa e questo palazzo rossiccio, tutto raccolto, posto alla sinistra che offre pochi dubbi circa la sua vera origine, dal momento che lì è stato deciso d’interrompere la presidenza di John F. Kennedy.
Con i Kennedy A Dallas ci si arriva con uno scalo, da Milano e Roma, oppure con un volo diretto dalla Capitale (operato da American Airlines, su base stagionale dalla primavera all’autunno). Il tour nella città dovrebbe partire proprio da qui, dal Sixth Floor Museum, realizzato al sesto piano, lo stesso dal quale – secondo le inchieste ufficiali – Lee Harvey Oswald decise, quel 22 novembre 1963, di sparare al presidente statunitense mentre con l’auto scendeva lungo Elm Street con a fianco la moglie Jacqueline. All’interno dell’allestimento c’è un po’ di tutto (attenzione: ufficialmente non si possono fare foto), compreso l’angolo e la finestra dell’attentato, così come le prime pagine immaginate e mai più uscite dei quotidiano locali.
Dalle finestre del museo si vede il «Kennedy Dealey Plaza Memorial», dove andarci per osservare la finestra incriminata dall’altra prospettiva – quella di chi stava ai bordi della strada – e per percorrere poi, a piedi, quel tratto di asfalto dove due croci disegnate indicano i punti degli spari.
Pochi passi più in là si nota un edificio che sembra uscire da certe fiabe, rossiccio pure quello: è l’«Old Red Museum», dove diverse sezioni raccontano la storia – e certi segreti – di Dallas nelle sue varie epoche, a partire da come è nata la città e come si è sviluppata. Mentre un salto alla «Reunion Tower», una torre panoramica di 171 metri (inaugurata nel 1978) consente non soltanto di osservare la città texana a 360 gradi, ma anche di accorgersi come qui, quattro decenni fa, era arrivato il vento della modernità. Vento poi interrotto, per riprendere in altre forme ed epoche.
Il surrealismo Forme – ed epoche – che si possono racchiudere forse in «The eye»: è un gigante bulbo oculare di fibra di vetro, surreale e iper-dettagliato allo stesso tempo, alto poco più di nove metri, creato nel 2007 dall’artista Tony Tasset e si trova in un fazzoletto d’erba di fronte alle camere del lussuosissimo «The Joule» (che ha acquistato l’opera), uno degli hotel più prestigiosi.
Al 1428 di Young Street si trova «Pioneer Plaza», un’enorme piazza, un tempo ferrovia e magazzino, oggi il palcoscenico di un complesso di opere scultoree per celebrare il transito del bestiame nel corso dell’Ottocento: al suo interno ci sono 52 sculture di bronzo – buoi e mandriani sui cavalli – a dimensione reale.
L’Arts District Servirebbe almeno un giorno all’Arts District di Dallas, il quartiere delle arti visive e dello spettacolo. Qui si trova, tra le altre cose, il Nasher Sculpture Center, la sede della Raymond and Patsy Nasher Collection, una delle più apprezzate collezioni di scultura moderna e contemporanea esistente oggi nel mondo. Il museo – progettato da Renzo Piano assieme all’architetto e paesaggista Peter Walker – è stato pensato in modo tale che il percorso nelle sue gallerie (interne) finisca per accompagnare il visitatore negli spazi esterni quasi senza accorgersene perché anche quello che c’è nel giardino fuori di fatto fa parte del percorso.
Il quartiere del design Poi c’è il Design District che anno dopo anno si sta costituendo un’identità tutta sua grazie ai suoi tanti showroom di interior design, gallerie d’arte, ristoranti di qualità e le più recenti soluzioni abitative di lusso, sempre più spesso ricavate da palazzoni utilizzati decenni fa per la manifattura. Nelle gallerie d’arte si passa dalle pitture risalenti all’Impressionismo francese alle installazioni di arte contemporanea. Senza dimenticare Slocum Street dove vengono aperti sempre più negozi di antiquariato e vintage.
Molti visitatori, soprattutto quelli che tendono a muoversi di prima mattina in città, cercano di fare un salto al Klyde Warren Park, una doppia striscia di verde nel cuore della città texana dove si può partecipare a una lezione di yoga godendo pure di un pezzo di skyline e dei suoi grattacieli.
Sui binari Le distanze, come in tutto il Texas, sono importanti. Ma in città si può fare un giro ampio grazie alla M-Line, lo storico tram restaurato che percorre la McKinney Avenue porta al Dallas Arts District fino al quartiere Uptown di fanno tutti i giorni dell’anno.
Se poi tutto questo girare in quest’angolo di Texas vi ha fatto venire fame non si può tornare a casa senza aver sostato da «Nick & Sam’s», una steakhouse dove preparano – confermano i residenti – «una delle migliori bistecche d’America».