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 2017  ottobre 12 Giovedì calendario

«Avanti, il popolo comanda». Ecco i falchi dell’indipendenza

MADRID «Cap pas enrere. El poble mana, el govern obeeix». Non si smentiscono i puri e duri dell’indipendentismo: «Niente passi indietro, il popolo comanda, il governo obbedisce», è l’ultima drastica consegna degli antisistema e anticapitalisti della Cup in risposta ai tentennamenti del presidente Puigdemont, per loro solo uno strumento “borghese” (un liberale, quasi un nemico di classe) da utilizzare per raggiungere l’obiettivo finale, la proclamazione della Repubblica. Ma la Candidatura d’Unitat Popular, una coalizione nata 16 anni fa, è solo il cappello visibile di una galassia articolata, frutto di un lungo processo di scissioni e fusioni, che negli ultimi due anni si è guadagnata un posto di primo piano nello schieramento separatista.
A Barcellona, centro nevralgico della lotta indipendentista, hanno i loro punti di forza nei quartieri popolari, dal Poblenou al Barri de Gràcia, ma anche al Born, ormai trasformato in zona “trendy” con l’apertura di boutique eleganti e ristoranti alla moda. Vengono dagli ambienti dei centri sociali, animano il movimento “okupa”, le occupazioni abusive di case, sono presenti in forze nelle università.
Sono i giovani del movimento. L’estate scorsa sono riusciti a ottenere una ripercusisone internazionale con il loro boicottaggio (di bassa intensità) al turismo. La foto di un “bus turìstic” imbrattato ha fatto il giro del mondo, poi se la sono presa con le biciclette a noleggio, diffondendo sui social video in cui squarciavano i pneumatici. Obiettivo: «costruire il movimento giovanile» di tutto il territorio dei Països Catalans (che oltre alla Catalogna, comprenderebbero la regione di Valencia e le Baleari). La portavoce è Mar Ampurdanés.
Attiva dal 2000, è l’organizzazione “antirepressiva” formata soprattutto da un gruppo di avvocati che forniscono rappresentanza giuridica ai militanti. Molto attivi sui social, garantiscono assistenza immediata nelle situazioni d’emergenza, soprattutto in occasione di manifestazioni segnate da momenti di tensione, per denunciare casi di “violazione dei diritti” (provocazioni dell’estrema destra, presunti eccessi delle forze di polizia).
È il braccio istituzionale del movimento. Dalle assemblee popolari sono passati all’inizio del millennio a presentare candidature elettorali. A partire dal 2003 alle municipali, ma solo nel 2012 sono entrati per la prima volta nel Parlament regionale con tre deputati. Nell’attuale legislatura ne hanno dieci e il loro voto è indispensabile per la stabilità del governo di Puigdemont. Eulàlia Reguant e Benet Salellas sono i due parlamentari che hanno maggiore visibilità.
Coordinadora Obrera Sindical. Si propone come sindacato alternativo rispetto alle organizzazioni maggioritarie Comisiones Obreras e Ugt. Fornisce assistenza e denuncia i casi di precarietà e di violazione dei diritti dei lavoratori.Josep Garganté, conduttore di autobus, è l’attivista più noto, per le posizioni radicali assunte come consigliere comunale di Barcellona.
Si definisce come «organizzazione socialista di liberazione nazionale». Punta sul principio di non limitare l’attività del movimento al livello istituzionale, per non sacrificare la «lotta delle organizzazioni popolari di base». La sua leader, Anna Gabriel, è anche la portavoce della Cup nel Parlament.
Il Sindicat d’Estudiants dels Països Catalans rivendica una «educazione pubblica, popolare, femminista, di qualità e in catalano».+Con Arran ha organizzato con efficacia l’occupazione delle università di Barcellona nei giorni precedenti al referendum del 1° ottobre.