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 2017  ottobre 11 Mercoledì calendario

APPUNTI SUL ROSATELLUM PER LA GAZZETTA

= IL PUNTO = Fiducia Rosatellum tra Aula vuota e protesta piazza =

(AGI) - Roma, 11 ott. - Il governo incassa le prime fiducie sul Rosatellum bis tra le proteste in piazza e un’Aula pressoche’ vuota. Sono stati poco oltre 300 i voti a favore: la fiducia e’ passata grazie ai si’ di Pd, Ap e le altre forze che sostengono l’esecutivo. Non hanno invece partecipato al voto gli altri sottoscrittori del patto sulla legge elettorale, Forza Italia e Lega, che pero’ daranno entrambe il via libera finale alla riforma, cosi’ come i verdiniani e i fittiani. Domani terzo ed ultimo voto di fiudcia, poi in serata il voto finale. Ma a farla da padrona oggi, piu’ che l’Aula, e’ stata la piazza, o meglio le due piazze: davanti Montecitorio e’ andata in scena la protesta del Movimento 5 Stelle, una vera e propria maratona a "difesa della democrazia". I pentastellati bisseranno domani, quando e’ atteso anche Beppe Grillo. A pochi metri di distanza, in piazza del Pantheon, sfilano a uno a uno i big di Mdp e Sinistra italiana. E i toni contro il governo e la sua maggioranza non sono certo piu’ teneri di quelli dei 5 Stelle: "Il Pd logora la democrazia, il Rosatellum bis e’ inaccettabile", sentenzia Massimo D’Alema. La giornata, dunque, si sdoppia: da una parte le dichiarazioni di voto in un’Aula mai piena, idem per i banchi del governo - assenze, soprattutto quella del premier Gentiloni, stigmatizzate dalle opposizioni - con toni che non trascendono mai e in un clima tutto sommato tranquillo. Dall’altra le due piazze. Dove, invece, la temperatura si surriscalda e i toni salgono di livello. Ad aprire le ’danze’ sono i 5 Stelle: gia’ prima che inizino i lavori dell’Aula dalla piazza antistante Montecitorio si levano grida e cori contro il governo, accusato di fare come "Mussolini, che mise la fiducia sulla legge elettorale". (AGI) Ser (Segue) 111913 OTT 17 NNNN

LA GAZZETTA DELLO SPORT 21/9 –
Forse avremo una legge elettorale nuova, se l’accordo annunciato ieri tra Pd, Forza Italia, Ap e Lega non sarà sciolto anzitempo, come accaduto con il patto della scorsa primavera in cui al posto di Forza Italia c’era il Movimento 5 stelle. Il quale, stavolta, è contrarissimo e giudica la proposta «incostituzionale» e concepita col solo scopo di fermare l’ascesa altrimenti inarrestabile degli uomini e delle donne di Beppe Grillo. Contrarissimi anche quelli di Mdp. Posizione non sorprendente: finora Bersani-D’Alema hanno bocciato tutte le idee elettorali messe in campo dal Pd.  

Entriamo nei dettagli della legge o ci interessa di più il dibattito politico?
Il dibattito politico lo liquidiamo abbastanza facilmente. Siccome la nuova proposta - che si chiama Rosatellum 2, dal nome del capogruppo dei deputati democratici Ettore Rosato - introduce le coalizioni, Berlusconi è d’accordo, Alfano pure e la Lega anche. Il M5s non intende sporcarsi in nessuna alleanza e quindi spara a zero. È chiaro che gli altri, mettendosi insieme, saranno più forti. Secondo punto che al Movimento 5 stelle non può andar bene: 231 seggi alla Camera e 102 seggi al Senato saranno assegnati col sistema maggioritario puro. Vale a dire: ogni lista o ogni coalizione presenta in questi collegi un solo candidato, e quello che prende più voti entra in Parlamento. Grillo sostiene, a ragione, che il M5s è un marchio molto forte, capace di attrarre molti voti in un sistema in cui non si votano le singole personalità, ma i partiti. Di gente da mandare in campo in una competizione tra nomi e cognomi, invece, il partito non è troppo ricco. Quindi, effettivamente, questa proposta, se passerà, lo danneggerà. D’altra parte si potrebbe obiettare: chi è male del suo mal pianga se stesso. Sono stati i grillini, nel giugno scorso, a far saltare l’accordo sul Rosatellum numero 1. Ricorda come andò?  

Francamente no.
Bisognava esprimersi su un emendemanto della forzista Michela Biancofiore, che i quattro sottoscrittori dell’intesa di allora avevano deciso di bocciare, e che poi risultò approvato col voto segreto dei grillini. Come facciamo a saperlo? Perché per una manciata di secondi, a causa di un errore tecnico, il tabellone dove sono indicati i voti dei deputati invece di mostrare tutti pallini bianchi (voto segreto) mostrò i pallini rossi e verdi delle votazioni palesi. Nella zona dei deputati M5s, dove dovevano esserci tutti pallini rossi, c’erano invece una quantità esagerata di pallini verdi.  

Com’è fatta questa nuova proposta di legge elettorale?
Ho già detto che 231 seggi alla Camera e 102 al Senato saranno assegnati con un maggioritario secco. I seggi restanti saranno distribuiti con un sistema proporzionale puro, corretto solo da uno sbarramento a livello nazionale del 3% per le liste e del 10% per le coalizioni. Per ora non è chiaro che cosa accadrà ai partiti che non supereranno la soglia del 3% ma risulteranno alleati in una coalizione che invece ha superato la soglia del 10%. Saranno eliminati e i loro voti distribuiti in proporzione tra gli altri partner? Non è l’unica garbuglio di un sistema già parecchio complicato di suo e che certamente, in corso d’opera, subirà altre modifiche. Camera e Senato dovrebbero votarla a metà ottobre, cioè prima della discussione sulla legge di stabilità. Ma chissà.  

Dove potrebbe nascondersi la trappola capace di vanificare anche questo disegno di legge?
Gli analisti e quelli di Forza Italia dubitano soprattutto di Renzi, che è sempre stato contrario alle coalizioni. La possibilità di coalizzarsi risolve parecchi problemi a Salvini e a Berlusconi che non avranno bisogno di portare alle estreme conseguenze la loro battaglia per la leadership. Potranno correre insieme in un’alleanza di centro-destra e giocarsela casomai dopo il voto.  

Altri dettagli del Rosatellum 2?
Il paese sarà diviso due volte, una per i collegi uninominali e un’altra per i collegi plurinominali. La proporzione tra seggi assegnati col maggioritario uninominale e seggi assegnati col proporzionale plurinominale è di 36 a 64, cioè la nuova legge, discendente dal vecchio Mattarellum, è largamente proporzionale. Le liste da presentare nei collegi del proporzionale dovranno essere cortissime, minimo due, massimo quattro candidati, per la conquista di minimo tre massimo sei seggi. Questo nasconde un premio di maggioranza implicito, perché collegi piccoli e liste corte favoriscono i grandi partiti. Il sistema potrebbe davvero portare a una semplificazione delle presenze alla Camera e al Senato. Obbligo di non superare il 60% di candidati dello stesso genere sessuale né tra i capilista né tra i capilista dell’uninominale. Ci si potrà candidare in un collegio uninominale ed essere anche presenti in una lista del proporzionale. Ma in non più di tre collegi.

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IL POST 11/9 –
Sono cominciate oggi alla Camera le votazioni sulla nuova legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum, dal nome del capogruppo alla Camera del Partito Democratico, su cui ieri il governo ha posto la questione di fiducia. I voti di fiducia in totale saranno tre: quello sul primo articolo è passato con 307 sì, 90 no e 9 astenuti, un altro dovrebbe tenersi in serata sull’articolo 2 della legge. Domani, giovedì 12, dovrebbe concludersi la votazione con il terzo voto di fiducia e poi con il voto complessivo sulla legge, a scrutinio segreto.
A favore della legge sono Pd, Forza Italia, Lega Nord e partiti centristi della maggioranza. Contrari sono il Movimento 5 Stelle, Mdp, Sinistra Italiana e Possibile, che protestano in particolare perché il governo ha deciso di porre la fiducia. Il Movimento 5 Stelle ha organizzato una manifestazione alle 13.45 davanti alla Camera, la sinistra alle 17 davanti al Pantheon. Prima di entrare in vigore, comunque, la legge dovrà essere approvata anche al Senato.

In teoria, almeno alla Camera, la legge elettorale dovrebbe essere approvata senza difficoltà vista l’ampia maggioranza che la sostiene: circa due terzi dei deputati dovrebbero votare “Sì”. Il problema è che le leggi elettorali sono sempre temi delicati, su cui i gruppi parlamentari tendono a dividersi anche al loro interno. Lo scorso giugno la Camera non è riuscita ad approvare un’altra legge elettorale su cui c’era l’accordo di PD, Forza Italia, Lega Nord e Movimento 5 Stelle (all’ultimo momento l’M5S votò contro insieme a numerosi “franchi tiratori” di PD e Forza Italia). Per questa ragione il PD ha chiesto al governo di mettere la fiducia sui tre articoli di cui è composto il Rosatellum. In questo modo ha fatto decadere le decine di emendamenti presentati dalle opposizioni, il voto su ognuno dei quali avrebbe potuto portare a un risultato simile a quello di giugno. La legge che si votava all’epoca era stata soprannominata “sistema tedesco”, perché aveva alcuni elementi che richiamavano la legge elettorale in vigore in Germania.

Inoltre, il voto di fiducia serve a irregimentare i parlamentari della maggioranza, che sanno che se voteranno contro le indicazioni di partito rischiano di far cadere il governo. Il Rosatellum potrebbe essere preso di mira dai franchi tiratori (cioè i parlamentari che votano in modo diverso rispetto al resto del partito) per diversi motivi. È una legge che introduce numerosi collegi uninominali, dove i singoli candidati si sfidano direttamente costringendoli quindi a fare una difficile campagna elettorale in prima persona e, spesso, a spendere personalmente del denaro per farlo. Il Rosatellum inoltre introduce le coalizioni, una possibilità che non tutti i parlamentari vedono di buon occhio per ragioni tattiche e strategiche.

Porre la questione di fiducia su una legge elettorale è considerato un gesto politicamente inopportuno, anche se formalmente non ci sono leggi o regole che lo impediscono. Il principio che lo sconsiglia è che la sorte di un governo non dovrebbe essere legata a una materia di competenza tipicamente parlamentare come la legge elettorale. In passato, lo strumento della fiducia è stato usato altre due volte per approvare una legge elettorale nazionale. La prima, dalla Democrazia Cristiana nel 1953; la seconda dal governo Renzi per approvare l’Italicum. Un altro comportamento ritenuto scorretto è approvare una legge elettorale senza coinvolgere nessuna parte dell’opposizione, poiché così facendo la legge approvata potrebbe essere scritta proprio per sfavorire gli avversari che non sono in maggioranza: ma anche questo è già capitato in passato. Il Rosatellum, però, dovrebbe essere approvato da una vasta maggioranza parlamentare, compresi due importanti partiti di opposizione. In ogni caso, anche se la Camera dovesse approvare la nuova legge elettorale, bisognerà riuscire comunque ad approvarla anche in Senato, dove le forze che sostengono la legge hanno una maggioranza più risicata.

Se approvato, il Rosatellum introdurrà nel nostro paese un sistema elettorale misto proporzionale maggioritario. Alla Camera ci saranno 232 collegi uninominali, in cui ogni partito o coalizione presenterà un suo candidato. Verrà eletto chi prenderà nel collegio almeno un voto in più degli altri. Gli altri 386 seggi saranno assegnati con metodo proporzionale: si conteranno i voti ricevuti da ogni lista e ciascuno riceverà un numero di parlamentari proporzionale ai voti ottenuti. Altri 12 seggi saranno assegnati nelle circoscrizioni estere. Al Senato le cose funzioneranno in maniera quasi identica: i collegi uninominali saranno 102 e 207 i collegi del proporzionale; saranno 6 i seggi degli eletti all’estero. Non sarà possibile il voto disgiunto: significa che si potrà quindi votare soltanto il candidato al collegio uninominale e una delle liste che lo appoggiano (se viene barrata la casella di un candidato al collegio uninominale e la casella di una lista diversa da quelle che lo appoggiano, il voto sarà annullato).

Come accadeva con la vecchia legge elettorale, il Mattarellum, la presenza dei collegi uninominali favorirà le alleanze tra partiti, che avranno un incentivo a dividersi tra di loro i vari collegi e appoggiare in maniera unitaria i candidati di coalizione. È una situazione che favorisce il centrodestra che, soprattutto alle elezioni amministrative, ha mostrato di riuscire a ottenere buoni risultati quando si presenta unito. Anche il centrosinistra potrebbe risultare avvantaggiato, se il PD riuscisse a formare una coalizione con le forze di centro e con quelle alla sua sinistra. Il Movimento 5 Stelle, invece, rischia di essere la forza più penalizzata da questo sistema. Da un lato non intende allearsi con nessuno, dall’altro non ha molti candidati forti e con l’esperienza e la notorietà necessaria a competere efficacemente nei collegi uninominali.

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ILSOE24ORE.COM 11/10 -
Via libera da parte della Camera alla prima fiducia sulla legge elettorale con 307 sì. Novanta i contrari e nove gli astenuti. È il primo dei tre voti di fiducia previsti, quello sull’articolo 1. La prima fiducia, sull’articolo uno ha riguardato il sistema di elezione della Camera (un mix di collegi uninominali maggioritari (il 36%) e di proporzionale in collegi plurinominali con liste bloccate (il 66%), ossia senza preferenze, per la ripartizione dei seggi).

Proteste di M5S e Mdp
Forte la protesta di M5s e Mdp, che hanno indetto oggi manifestazioni a Roma, in piazza Montecitorio e al Pantheon. Anche il leader di Campo Progressista Giuliano Pisapia, a un passo dalla rottura con Mdp ha definito la fiducia «un grave strappo istituzionale». Mentre Alessandro Di Battista(M5s) ha parlato di «democrazia a rischio» e ha invitato il capo dello Stato a non firmare la legge, aggiungendo: «La fiducia è un atto eversivo. Solo Mussolini aveva fatto cose simili». Alla manifestazione organizzata dal M5s in piazza Montecitorio sono interventuti insieme a Di Battista il candidato premier M5s Luigi di Maio e il leader degli ortodossi Roberto Fico.

Mattarella: la forza della democrazia è comprendere bene comune
«La forza della nostra democrazia - ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenuto nel pomeriggio all’assemblea dell’Anci - sta nella capacità di rispettare la pluralità e di comprendere quando è in gioco il bene comune che richiede un impegno condiviso. Il senso più profondo delle istituzioni - ha aggiunto il capo dello Stato - sta proprio nella coscienza dell’interesse generale, che mai va smarrita nel confronto, a volte aspro, sui cambiamenti da realizzare».

Tre voti di fiducia e voto finale a scrutinio segreto
Dopo il primo voto di fiducia sull’articolo uno della legge elettorale, il secondo sull’articolo 2 si terrà a partire dalle 19.30. E riguarda l’analogo sistema di voto per il Senato. La terza votazione di fiducia è stata fissata per giovedì mattina a partire dalle 11 (alle 9 sono previste le relative dichiarazioni di voto). E riguarda la delega al Governo per la determinazione dei collegi uninominali e dei collegi plurinominali. Intorno alle 13 della stessa giornata di giovedì si procederà all’esame degli articoli 4 (con l’elenco dei documenti da depositare in nome della trasparenza: il contrassegno depositato, lo statuto, il programma elettorale con il nome e cognome della persona indicata come capo della forza politica) e 5 (con le disposizioni transitorie per l’entrata in vigore della legge). Successivamente, alla discussione degli ordini del giorno e alle dichiarazioni di voto finale, il via libera da parte della Camera dovrebbe arrivare in serata con voto segreto.

Le forze in campo sul voto finale
Sulla carta le forze favorevoli al Rosattellum bis possono contare su 423 voti: Pd, Ap, Lega, Civici ed innovatori, Forza Italia, Minoranze Linguistiche e Psi. In particolare, il Pd conta 283 deputati, Ap ne ha 22, 19 la Lega, 14 Civici ed Innovatori, 50 Forza Italia, 6 le Minoranze linguistiche, 17 Scelta Civica-Ala e 4 il Psi. Il “Fronte del No” conta invece su 181 voti: 43 sono di Mdp, 11 di Fdi, 88 di M5s, 17 di Si, 5 di Alternativa libera, 11 di Direzione Italia e 6 dell’Udc. Si dividerà al voto Centro Democratico-Democrazia solidale (in tutto sono 12 deputati), mentre non è ancora chiaro come si esprimeranno i tre deputati di Fare-Pri.

Napolitano: interverrò al Senato, fiducia limita pesantemente parlamentari
A stigmatizzare il ricorso del governo alla fiducia alla Camera è stato, tra gli altri, il presidente emerito Giorgio Napolitano, che ha annunciato un intervento nel dibattito sulla legge elettorale al Senato «per mettere in luce l’ambito pesantemente costretto in cui qualsiasi deputato oggi, o senatore domani, può far valere il suo punto di vista e le sue proposte, e contribuire così alla definizione di un provvedimento tra i più significativi e delicati».

Il voto finale sulla legge sarà segreto
Su pressing di Pd e Ap il governo ha deciso dunque di porre la fiducia sul Rosatellum 2.0 per scavalcare gli oltre 100 voti segreti che avrebbero rischiato di affossare la legge sotto i colpi dei franchi tiratori nelle file della maggioranza. Una decisione che nella giornata di ieri ha scatenato in aula le proteste vibranti di M5S e Mdp che hanno gridato all’«atto eversivo» mentre Fi e Lega hanno annunciato che non avrebbero votato le 3 fiducie sugli articoli ma avrebbero detto sì al voto finale sulla legge, che sarà segreto. Poi la legge passerà al Senato dove non dovrebbe avere problemi, visto che il ricorso al voto segreto è molto limitato.

La decisione del Pd di puntare sulla fiducia
Dopo aver valutato tutte le strade, tra tattiche parlamentari e “canguri” per far decadere gli emendamenti, il Pd si è convinto che l’unico modo sicuro per far approvare la riforma elettorale era chiedere la questione di fiducia al governo sulla legge del voto per un terzo maggioritaria e per due terzi proporzionale. Dopo una serie di valutazioni e di contatti con Palazzo Chigi e con il Quirinale, il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato, al termine dell’ultima riunione di maggioranza che si è tenuta ieri mattina, ha comunicato al premier Paolo Gentiloni che «è opportuna la fiducia» del testo raggiunto tra maggioranza e opposizione. Il Quirinale, poco prima del consiglio dei ministri che “ha blindato” la legge elettorale, ha fatto sapere di «considerare positivo l’impegno» a fare la riforma, senza entrare nel merito del Rosatellum e nella scelta di decidere la fiducia.

Malumori trasversali
Al di là dello scontro con i partiti contrari alla legge, la decisione della fiducia e anche alcuni punti del Rosatellum creano malumori e prese di distanza trasversali. Pd compreso. Del resto i collegi uninominali mettono a rischio la rielezione di molti. Il malcontento è palpabile tra i senatori azzurri perché dalle varie proiezioni che alcuni si sono fatti fare per capire i veri effetti del “Rosatellum” il quadro che esce per Forza Italia è tutt’altro che roseo. Il timore è che si avranno effetti “nefasti” per quasi tutti i partiti “soprattutto al Nord” dove la parte del leone, secondo le previsioni, la farà la Lega.

La protesta in piazza di M5s e Mdp
A piazza Montecitorio, dove la polizia si è schierata in assetto antisommossa, il M5s ha organizzato una manifestazione di protesta. Sotto l’obelisco di Montecitorio la piazza a cinque stelle grida contro il Rosatellum bis, «una nuova legge porcata», dice Grillo dal suo blog. A questo sit-in si aggiungerà la manifestazione indetta da Mdp e Sinistra Italiana per le 17,30, pochi metri più in là, al Pantheon. Tutti «in piazza per la democrazia e contro il Parlamento dei nominati» come ha dichiarato il coordinatore nazionale di Mdp, Roberto Speranza, e contro l’atto “eversivo” della fiducia, come ha condannato il M5s. A Roma è atteso anche Beppe Grillo e la speranza della truppa M5s è che possa fare un salto in piazza per sostenere la protesta, magari proprio giovedì.

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REPUBBLICA.IT 11/7
Il primo ok della Camera alla fiducia sul Rosatellum è arrivato. Il voto sul primo articolo ha ottenuto 307 sì e 90 no ed è passato, mentre fuori dal Palazzo infuria la protesta dei militanti del Movimento 5 stelle. Dalla folla salgono fischi rivolti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e sulla legge elettorale arrivano dichiarazioni infuocate dei pentastellati e dello stesso Beppe Grillo. Mdp e Sinistra italiana convocano nel pomeriggio i loro sostenitori a piazza del Pantheon: "Come mai nessuno in Forza Italia fa notare che con 308 voti Berlusconi salì al Colle? A proposito di chi sta all’opposizione e chi no...", dice Pier Luigi Bersani che, arrivando alla manifestazione, commenta: "Da Gentiloni non me lo sarei mai aspettato, ha perso di credibilità". Mentre l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, critica il metodo con cui la legge è arrivata in aula e annuncia che al Senato dirà tutto quello che pensa al riguardo.
Votati oggi i primi due articoli della legge, per domani sono previsti il voto sulla terza fiducia e quello finale, a scrutinio segreto. Che - sperano i 5 stelle - potrebbe far saltare tutto. "Fare pressione è dovere dei cittadini. Non si scende in piazza solo per contestare la nazionale di calcio quando gioca male", è l’invito di Alessandro Di Battista alla trasmissione Circo Massimo, su Radio Capital.

"La fiducia sulla legge elettorale è un atto eversivo. Solo Mussolini aveva fatto cose simili", continua Di Battista. Intervistato da Massimo Giannini e Jean Paul Bellotto, già senza voce per la sfortunata performance di piazza di ieri, il deputato del M5s ha invitato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella a "pensarci 100, 1000 volte prima di firmare il Rosatellum bis". E fa un nuovo appello: "Venite in piazza Montecitorio oggi alle tredici. Bisogna essere in tanti per fermare questa porcata. La democrazia è in pericolo. Il Parlamento viene composto dai rappresentanti del popolo. Con questa legge sarà composto da rappresentanti dei partiti".
Legge elettorale, Di Battista a Radio Capital: ’’Hanno messo la fiducia come Mussolini’’
Sull’errore di piazza di ieri, quando si è ritrovato contestato dal movimento dei forconi al grido di "schiavo della Goldman Sachs", Di Battista dice: "Io in piazza ci vado sempre" e se arriva qualche fischio "non me ne frega niente, mi sono sempre comportato bene. Penso che i cittadini abbiano il diritto di fischiare i parlamentari".

Poi, sul "favore" che il Pd starebbe facendo ai 5 stelle, regalando loro un ottimo argomento in campagna elettorale (la costruzione di una legge ad hoc per sconfiggerli), il deputato pentastellato risponde: "A noi non interessa quel che è bene per il Movimento, ma per i cittadini. Altrimenti non avremmo combattuto contro l’Italicum, che ci favoriva. Lo abbiamo contrastato perché era incostituzionale". Così, il M5s non farà alleanze prima del voto, confidando che i cittadini votino in massa per il Movimento. Solo dopo, "sulla base di punti programmatici precisi, vedremo chi ci sta. Ma chiederemo al Parlamento di fare il Parlamento, cioè le leggi".

Non sceglie tra la stampella di Pier Luigi Bersani o Matteo Salvini, Di Battista. "Può non piacervi, ma il Movimento non è né di destra né di sinistra, non ragioniamo su differenze politico-culturali ideologiche che non esistono. Si tratta di categorie del ’700, obsolete". Così sposa in toto - "sottoscrivo" - le parole di Luigi Di Maio contro i sindacati, che - spiega - non c’entrano niente con le iniziative anti-sindacali del ventennio fascista. Perché Cgil, Cisl e Uil "non difendono più i lavoratori, si sono svenduti al capitale finanziario. E la prova è che i loro segretari generali finiscono sempre dritti dritti in Parlamento. Sono certo che si stia già cercando un posto per Susanna Camusso".

Di Battista non teme più Matteo Renzi: "Non dovremmo neanche nominarlo. Si è totalmente bruciato. Il Pd pensa già ad altro". E sostiene senza alcuna riserva il candidato premier del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio: "Non solo lo stimo profondamente, ma gli voglio bene. Da lui in questi anni ho visto un’abnegazione totale". Così non parla del suo futuro politico, ma dice solo: "Farò campagna elettorale. Non sono interessato a parlare di poltrone".

•LE CRITICHE DI GRILLO E NAPOLITANO
Dal blog, interviene anche Beppe Grillo con un lungo post: "Se lasciate che vengano di nuovo cambiate le regole elettorali per far sì che la melma del paese torni in alto, ancora una volta saranno i vostri figli a farne le spese", dice il fondatore del M5s rivolto ai cittadini.

E arriva un’altra presa di posizione molto critica, quella dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che in una nota annuncia la sua volontà di prendere la parola a Palazzo Madama: "Con la fiducia posta in blocco dal governo sulle parti sostanziali del testo, prima che si aprisse il confronto sugli emendamenti all’art.1, non mi resta che la sola possibilità di intervenire in Senato nel corso del dibattito in Assemblea sulla fiducia. Ed è ciò che intendo fare, anche per mettere in luce l’ambito pesantemente costretto in cui qualsiasi deputato oggi, o senatore domani, può far valere il suo punto di vista e le sue proposte, e contribuire così alla definizione di un provvedimento tra i più significativi e delicati".

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BOXINO SOLE 24 ORE

Il sistema adottato prevede un mix di collegi uninominali maggioritari (il 36%) e di proporzionale con liste bloccate (il 66%), ossia senza preferenze, per la ripartizione dei seggi, sia alla Camera che al Senato. Nei collegi i partiti si potranno coalizzare per sostenere un comune candidato. Non è previsto un premio di coalizione per il “rassemblement” vincente, né è prevista l’indicazione di un candidato premier per i partiti alleati. I collegi saranno 232 alla Camera (225 in 18 regioni, 6 in Trentino Alto Adige e 1 in Valle d’Aosta) e 116 al Senato (compresi anche in questo caso quelli di Trentino e Valle d’Aosta).

Alla Camera sono previsti 386 collegi plurinominali con listino bloccato (da due a quattro i nomi sulla scheda, alternati tra uomini e donne) senza possibilità di esprimere preferenze. Il testo approvato delega al governo la definizione dei collegi plurinominali che dovrebbero essere 65. Sempre per Montecitorio, i restanti 12 deputati saranno eletti all’estero con metodo proporzionale.

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Tra piazza e aula la maratona del Rosatellum bis entra nel vivo. L’assemblea della Camera si è riunita per la doppia fiducia. Il risultato finale arriverà entro le 21.30. Il cammino della legge elettorale alla Camera si completerà domani con la terza votazione di fiducia, la discussione sugli ordini del giorno e il voto finale sulla legge, che molto probabilmente sarà a scrutinio segreto, (basta che lo chiedano 30 deputati).

17:22 - Ok della Camera alla prima fiducia con 307 sì 

Via libera da parte dell’Aula della Camera al primo articolo della Legge elettorale, su cui il governo aveva posto la questione di fiducia. I voti favorevoli sono stati 307, i contrari 90, gli astenuti 9. I lavori dell’Assemblea di Montecitorio riprenderanno alle 17,30 con le dichiarazioni di voto sulla fiducia all’articolo 2: la chiama inizierà alle 19,30 con esito finale atteso intorno alle 21.

 

16:34 - Cuperlo: non voto fiducia, è un errore 

«Penso che il Parlamento abbia il dovere di dare al paese una nuova legge elettorale. Resto però convinto che lo strumento scelto, il voto di fiducia, rappresenti un errore» dice Gianni Cuperlo, esponente della minoranza Pd, pur ribadendo il suo Sì alla legge. Per Cuperlo ha ragione Napolitano nello stigmatizzare il ricorso alla fiducia, che ha impedito miglioramenti al testo. «Sia chiaro: non esiste alcun pericolo per la democrazia e solo evocare scenari eversivi appare un atto di propaganda sconsiderato. A mio avviso anche per impedire toni simili il partito più grande e il governo potevano privilegiare una strada e un metodo diversi. Invece si è temuta la «trappola» di innumerevoli voti segreti e da quel timore è derivata la scelta. In tutta onestà, il punto non era negare il problema ma gestirlo nel modo più limpido: affermando con decisione, prima di tutto tra le fila della maggioranza, l’etica della responsabilità necessaria a non sabotare le nuove norme dietro lo scudo dell’anonimato». 

 

15:58 - Al via la votazione di fiducia sull’articolo 1 

Al via nell’Aula della Camera la votazione sulla fiducia che il governo ha posto sul primo dei cinque articoli di cui si compone la legge elettorale. La votazione è palese ed avviene per appello nominale: ciascun deputato sfila davanti al banco della presidenza e dichiara ad alta voce il proprio voto. 

 

15:05 - Mdp: Renzi vuol far perdere la faccia a Gentiloni 

«La fiducia sulla legge elettorale rappresenta un’altra macchia indelebile sulla storia di questa legislatura. Oggi il governo Gentiloni sta tradendo l’impegno e calpestando il voto del 4 dicembre che diceva che le regole fondamentali non possono essere ostaggio degli interesi di una parte» sostiene detto Alfredo D’Attorre di Mdp, che ha aggiunto in Aula: «Tradendo quell’impegno Gentiloni oggi perde anche la faccia, Gentiloni non è presente in Aula perché la faccia non ce la mette in quanto avverte l’imbarazzo e l’incoerenza della sua scelta, e forse sappiamo chi è il mandante neppure troppo occulto di questa gravissima forzatura democratica».

 

14:52 - M5S: “Apologia di fascismo ignorare la volontà popolare” 

«Era il 1923 quando per la prima volta nella storia d’Italia venne apposta la fiducia su una legge elettorale. C’era il fascismo e si trattava della legge Acerbo, fortemente voluta da Benito Mussolini per assicurare al Partito Nazionale Fascista una solida maggioranza parlamentare. Allora si opposero i deputati dei gruppi socialisti, i comunisti, la sinistra liberale e quei popolari che facevano riferimento a don Sturzo. Oggi chi sostiene di ispirarsi ai principi della sinistra, invece, non solo accetta questo sistema ma addirittura lo propone» il duro attacco dei Cinque Stelle dal blog di Beppe Grillo.

 

14:10 - Napolitano: La fiducia limita i parlamentari 

Contro il ricorso alla fiducia fa sentire la sua voce anche l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che denuncia le pesanti costrizioni che la decisione del governo impone alla discussione. Ma in piazza i cinque stelle non gradiscono e fischiano la presa di posizione del presidente emerito.

 

14:08 - I Cinque Stelle fischiano Napolitano 

Fischi per l’ex presidente della repubblica Giorgio Napolitano in piazza a Montecitorio dove sta manifestando il movimento 5 stelle contro la legge elettorale. «L’ultima volta che siamo venuti qui era per chiedere l’elezione di Rodotà capo dello Stato - ha affermato dal palco la senatrice Elena Fattori - poi fu eletto Napolitano». E parte una salva di fischi.

 

14:05 - Anche Mdp protesta 

Alle 17.30 al Pantheon, si sono dati appuntamento i sostenitori di Mdp, presente Pier Luigi Bersani. Anche Rifondazione comunista sarà in piazza Montecitorio a fine mattinata con i suoi militanti.

 

14:00 - La mobilitazione dei Cinque Stelle 

In contemporanea con le votazioni in aula, i partiti del no alla nuova legge elettorale accerchieranno la Camera con le loro manifestazioni di protesta. Il Movimento cinque stelle ha chiamato i militanti a manifestare di fronte Montecitorio. Ci sarà il leader Luigi Di Maio ma non Beppe Grillo, che sarà invece a Roma domani per il voto finale. «Impedite il ritorno della melma», manda a dire in un lungo post sul suo blog. Intanto, Alessandro Di Battista chiede al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di non firmare la legge.

 

11:00 Pisapia: Grave strappo costituzionale 

Anche Giuliano Pisapia ha giudicato negativamente il Rosatellum bis, definendolo un «grave strappo costituzionale». Intervenendo a Carta Bianca su Rai 3 il leader di Campo Progressista ha spiegato che la proposta di legge elettorale («non incostituzionale» ma «sbagliata») non permette di «scegliere una gran parte dei parlamentari» e che «non vengono date all’elettore due schede», dando la possibilità di esprimere due voti distinti. 

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L.ELETTORALE: CON SINISTRA AL PANTHEON ANCHE ’PISAPIANI’ =

L.ELETTORALE: CON SINISTRA AL PANTHEON ANCHE ’PISAPIANI’ = Roma, 11 ott. (AdnKronos) - Qualche centinaio di persone alla manifestazione organizzata al Pantheon contro il Rosatellum bis da Mdp, Sinistra Italiana e Possibile. In piazza, tra gli altri, Massimo D’Alema, Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola, Roberto Speranza, Pippo Civati, Nicola Fratoianni. Dal palco è intervenuta Anna Falcone che con Tomaso Montanari ha animato la campagna del No al referendum. Presenti anche i diversi esponenti di Campo progressista che condivide con la sinistra l’opposizione al Rosatellum. Tra i ’pisapiani’ in piazza Ciccio Ferrara e Massimiliano Smeriglio. (Mon/AdnKronos) ISSN 2465 - 1222 11-OTT-17 18:55 NNNN

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== Rosatellum: Bersani, com 307 voti Berlusconi si dimise a Colle =

(AGI) - Roma, 11 ott. - "Con 307 voti Berlusconi sali’ al Quirinale, nessuno di Forza Italia se lo ricorda? E’ davvero curioso". Lo ha detto Pier Luigi Bersani rispondendo in piazza del Pantheon ai giornalisti che gli chiedevano se ci sia un ’inciucio’ tra Pd e Forza Italia sulla legge elettorale. "Aspetto che Forza Italia si ricordi in qualita’ di opposizione. Quando vedete l’opposizione che dice ’comprendiamo che si metta la fiducia’... Non si e’ mai visto", ha concluso Bersani. (AGI) Rmz/Alf 111822 OTT 17 NNNN