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 2017  ottobre 10 Martedì calendario

Gli italiani chiedono meno Ue e più frontiere

L’Italia fuori dall’euro e gli immigrati fuori dall’Italia. Ma anche l’uso indiscriminato dell’esercito per fermare i terroristi che, all’occorrenza, per un italiano su tre potrebbero anche essere torturati. 
È questa la clamorosa conclusione cui arriva un’indagine d’opinione condotta dal Laboratorio di Analisi Politiche dell’Università di Siena, in collaborazione con l’Istituto Affari Internazionali e l’appoggio della Compagnia di San Paolo (non a caso la presentazione è avvenuta ieri a Torino). I risultati sono rilevanti. Non solo per le opinioni espresse dagli intervistati ma soprattutto per gli autori: siamo infatti nel nocciolo duro del Pd. C’è l’Università di Siena, città rossa per eccellenza. C’è l’Istituto Affari Internazionali fondato da Altiero Spinelli e sostenuto dalla Fondazione Adriano Olivetti. C’è, come finanziatore dell’indagine, la Compagnia San Paolo di Torino di cui Sergio Champarino è stato presidente nell’intervallo fra la poltrona di sindaco di Torino e quella di presidente della Regione Piemonte. 
Dallo studio emergono dati importanti sui quali Renzi e i dirigenti del Pd dovrebbero riflettere di più. Sono un invito ad approfondire le analisi, spunti meritevoli di maggior attenzione rispetto alla scissione dell’atomo politico (Mdp e zone circostanti). 
Viene fuori il ritratto di un Paese sempre più inquieto e preoccupato. Più povero e pieno di paure. Un Paese da ascoltare invece di lanciarsi in operazioni spericolate come lo ius soli. Una manovra che ha lo scopo di ricompattare il “popolo rosso”. Per nulla gradita al resto della popolazione. 
Soprattutto perché gli italiani hanno cambiato idea sulle priorità del loro futuro. La sterzata decisiva riguarda prima di tutto gli immigrati: in quattro anni, nella classifica delle urgenze, la questione migratoria e la gestione degli sbarchi è balzata in testa alle emergenze mettendo in ombra tutte le altre scelte di politica estera: la promozione delle esportazioni e la protezione dei connazionali all’estero (eravamo nel pieno della crisi dei marò). Oggi gli italiani, sul fronte della politica estera, giudicano lo stop ai migranti come l’emergenza principale. Con buona pace delle anime belle che per anni hanno predicato la bellezza delle frontiere aperte. Fra l’altro il rifiuto degli immigrati comincia ben prima dell’ingresso in Italia. Poco più di un terzo del campione (38%) è favorevole ad adottare una politica di respingimenti, anche se avessero come conseguenza un trattamento disumano per i migranti una volta riportati a casa. 
Un altro terzo del campione sarebbe invece favorevole all’invio di un contingente militare in Libia al fine di controllare le frontiere, anche se ciò comportasse delle perdite militari.
«È in atto un profondo cambiamento si legge nel rapporto notiamo un’ inclinazione maggiore verso l’uso della forza. Il 34% degli italiani sarebbe d’accordo a inviare i militari in Libia per ristabilire il controllo delle frontiere in Nord-Africa, anche a costo di subire perdite di uomini e mezzi». Un risultato decisamente sconvolgentee: altro che pacifismo un tanto al chilo. Un italiano su tre vuole che l’esercito italiano torni nel deserto libico ottant’anni dopo il ritiro dell’ultimo soldato. Non per invadere ma non per non essere invasi. 
Tanto più che per la maggioranza assoluta del campione (55%) c’è un collegamento diretto fra immigrazione e delinquenza. Ma anche con la diffusione del terrorismo. Nei confronti del quale ben il 70% degli italiani trova giusto usare le forze armate. E se non bastasse si può anche andare oltre. Con i sanguinari seguaci dell’islam non è il caso di fare le mammolette. Per il 33% degli italiani i terroristi, o presunti tali, si possono anche torturare pur di costringerli a parlare Si tratta di un capovolgimento di opinione che colpisce anche gli intervistori. «Si tratta di un cambiamento profondo rispetto all’indagine dell’anno scorso» quando ben il 70% del campione si era dichiarato contrario a seviziare i seguaci dell’Isis per farli confessare e svelare complicità e connessioni. Non a caso per il 44% del campione, l’Italia dovrebbe mantenere invariato l’attuale dispositivo in Iraq e un non trascurabile 14% appoggerebbe un allargamento delle operazioni italiane in Siria. 
La caduta delle illusioni ha travolto anche l’Europa: un terzo degli italiani è favorevole all’«Italexit», l’ uscita dall’ Unione. Ancora più alta (36%) la quota di popolazione che chiede l’abbandono dell’euro. Voterebbe per il ritorno alla lira la metà degli elettori M5S, Lega e Forza Italia. 
Certo poi bisogna vedere se queste opinioni si saprebbero trasformare in una scheda da mettere nelle urne. Neanche la Grecia ha avuto il coraggio di uscire dall’euro e certo la moneta unica sta giocando un ruolo decisivo nella soluzione della crisi spagnola. Resta il fatto che per un italiano su tre l’euro merita l’oscar dell’impopolarità. Chi l’avrebbe detto solo qualche anno fa.