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 2017  ottobre 10 Martedì calendario

In morte di Jean Rochefort

MILANO Lo stesso Miguel de Cervantes non avrebbe potuto immaginare interprete migliore per il suo Don Chisciotte. Invece destino ha voluto che Jean Rochefort, scomparso ieri a Parigi all’età di 87 anni dopo due mesi di ricovero in ospedale, non sia diventato mai il “cavaliere dalla triste fugura” vagheggiato da Terry Gilliam.
Nel 2000, sul set di The man who killed Don Quixote, Rochefort fu colpito da acciacchi multipli che lo costrinsero a rinunciare al film, rimasto irrealizzato. La sua immagine fortemente caratterizzata e inconfondibile, che gli fruttò perfino il titolo di una pellicola del 1987 ( Le moustachu, il “baffuto”), aveva fatto di lui un attore molto richiesto dal cinema: sia in parti da commedia sia drammatiche, per ruoli da protagonista o da comprimario di lusso. Tanto che nel corso della sua carriera comparve in circa 150 film, due dei quali gli fruttarono altrettanti premi César.
Proveniente dal teatro, negli anni 60 il grande schermo gli aveva offerto soprattutto ruoli “in costume”: Capitan Fracassa, Cartouche, L’uomo dalla maschera di ferro, ben tre episodi della fortunata serie-feuilleton di Angelica. Non avrebbe disdegnato neppure in seguito il cinema popolare; però dagli inizi degli anni 70 si accorsero di lui anche i registi “seri”. Dopo La divorziata, accanto ad Annie Girardot, fu il commissario nell’Orologiaio di Saint- Paul (1974) e l’abate Dubois in Che la festa cominci… (1975), entrambi di Bertrand Tavernier e sempre accanto a Philippe Noiret.
Tra i due film partecipò al Fantasma della libertà (1974) di Luis Buñuel. Nello stesso periodo si affacciò al cinema italiano con Mio Dio, come sono caduta in basso! di Luigi Comencini, prestando la figura aristocratica al personaggio del barone Henri De Sarcey. Tornò poi a fare il titolato, il principe Riccio, nei Miei primi quarant’anni (1987) di Carlo Vanzina: non una parte tra le più memorabili della sua carriera. Altri i film che ne consacrarono la popolarità presso il pubblico. Quello francese, soprattutto, amò alla follia Certi piccolissimi peccati di Yves Robert (1976), dove interpretava un pubblicitario di mezza età che s’invaghisce di una modella. Memorabili i risultati della collaborazione con Patrice Leconte, regista che lo diresse in molti film affidandogli spesso parti da protagonista. Tra i più noti Ridicule (1996), nominato all’Oscar, ancora una volta nel ruolo di un nobile, Il marito della parrucchiera (1990) e L’uomo del treno (2002). Nel primo, premiatissimo, era Antoine, uomo innamorato il cui unico desiderio è guardare la moglie Mathilde (Anna Galiena, che ieri lo ha ricordato con affetto: «Ogni mattina arrivava sul set di buon umore, con una scorta di barzellette») mentre acconcia e profuma le clienti. Il secondo è uno struggente dramma di strani amici in cui è il professor Manesquier, insegnante in pensione che incrocia il suo destino con quello del fuorilegge Johnny Hallyday.
Le interpretazioni di Rochefort dopo il giro del millennio sono un po’ la sintesi delle diverse anime della sua carriera. Come tanti divi del cinema francese, nel 2012 Jean partecipa (accanto a Deneuve, Depardieu, Luchini) a un episodio delle avventure di Asterix: Asterix & Obelix al servizio di Sua Maestà. Al cinema italiano era tornato nel 2001 con Honolulu Baby di Maurizio Nichetti. Il suo ultimo film, Florida di Philippe Le Guay (2015) lo vede nei panni di un vecchio, adorabile, signore indegno.