la Repubblica, 10 ottobre 2017
Hanachi era con l’Isis in Siria. Lo sfogo: «Non vado più avanti»
FERRARA Si nascondeva al quinto piano di una palazzina di via Camillo Mazza, in zona Foro Boario di Ferrara. A poche centinaia di metri da Via Bologna, dove sabato sera è stato fermato e arrestato. Anis Hanachi, tunisino di 25 anni, «combattente» dell’Isis sul fronte di Siria e Iraq e fratello di Ahmed l’assassino di Marsiglia, aveva scelto un tranquillo quartiere di periferia per far perdere le proprie tracce. Il foreign fighter che secondo la polizia francese ha avuto un ruolo nel massacro delle due ragazze davanti alla stazione di Saint-Charles, si era mimetizzato tra gli studenti suoi connazionali. «Quattro giovani perbene», dicono in questura, che non sapevano che fosse ricercato. Anis aveva contattato uno di loro, un ragazzo che «con lui era cresciuto a Biserta», la più europea delle città tunisine. Gli aveva chiesto ospitalità per qualche giorno e da «amico e coetaneo lui aveva accettato». Sapeva chi fosse e forse anche chi era suo fratello. Ma non sapeva che si stava mettendo in casa un «jihadista che aveva combattuto per l’Isis e che aveva radicalizzato anche il fratello trasfor-mandolo da balordo, dedito a furti ed alcol, in terrorista».
Sul citofono di via Camillo Mazza c’è un solo nome arabo. In casa un ragazzone alto e cordiale si dice preoccupato: «Non conoscevo Anis, per fortuna, non l’ho neppure incrociato perché per alcuni giorni sono stato da alcuni amici a Bologna. Spero solo di non avere problemi perché io a Ferrara ci sono venuto per studiare Scienza della comunicazione». In casa non c’è nessun altro, almeno così dice. Sono comunque tutti in apprensione perché loro «non sanno niente di queste storie». Che siano ragazzi «tranquilli» lo dice anche l’amministratore di condominio che abita sullo stesso pianerottolo. L’appartamento è stato affittato tramite agenzia ed è occupato da solo due settimane.
Le digos di Ferrara e Bologna, sono arrivate ad Hanachi grazie a una nota della polizia francese alle autorità italiane la sera del 2 ottobre, 48 ore dopo l’agguato di Marsiglia. Per gli inquirenti d’oltralpe l’uomo è un terrorista, per aver trascorso quasi due anni (dal 2014 al 2016) nelle file jihadiste, ed è stato complice del fratello. I francesi segnalavano la sua possibile presenza in Italia fin dal 27 settembre e, soprattutto, sostenevano che nelle conversazioni con gli amici avrebbe più volte detto di «essere stanco», di «non poter più andare avanti». Un segnale d’allarme serio, perché poteva nascondere la volontà del tunisino di colpire in Italia. Pur non essendo presente nelle banche dati nazionali Anis aveva già avuto a che fare con il nostro Paese nell’ottobre del 2014, quando era sbarcato con altri tunisini a Favignana. In quell’occasione era stato bloccato e respinto. In Liguria, mercoledì scorso, si era procurato una scheda telefonica. Quindi era stato “agganciato” da giovedì a Ferrara. Da qui la caccia, l’individuazione del connazionale che lo ospitava e l’arresto.
Cosa abbia fatto e chi abbia visto fino a sabato sera è ora oggetto di indagini. Senza documenti e disarmato, Anis ha fornito un nome di fantasia e ha detto di essere algerino. È però stato smentito dai riscontri arrivati da Tunisi, dove l’Italia ha inviato il materiale fotosegnaletico e le impronte digitali prese sia a Favignana nel 2014 sia a Ferrara.
Arrestato e messo a disposizione dei giudici, la Corte d’Appello deciderà sull’estradizione martedì prossimo. Ieri c’è stata l’udienza di convalida durante la quale il tunisino si sarebbe detto estraneo alle contestazioni. Non capisce una parola d’italiano e anche con l’interprete non sarebbe andata meglio. Ha prima detto di essere pronto a rientrare in Francia, per poi tornare sui suoi passi. L’avvocata Laura Lemmi, nominata d’ufficio, ha solo spiegato che ci sono «alcuni passaggi tecnici da chiarire».
Bloccato Anis a Ferrara, in Tunisia sono già stati arrestati un suo altro fratello, Moez, e la sorella, Amina. Si cerca ora Anouar, il quarto fratello, indicato come jihadista. In questo caso è ancora caccia aperta e nessuno esclude che si possa trovare in Italia.