Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  ottobre 10 Martedì calendario

Il killer di Marsiglia guidato dal fratello

ROMA Più che un complice, Anis Hannachi sarebbe stato per suo fratello maggiore Ahmed un ispiratore dell’attentato compiuto da quest’ultimo l’1 ottobre a Marsiglia. Il 25enne tunisino, arrestato tre giorni fa a Ferrara in esecuzione di un mandato di cattura europeo, avrebbe infatti un passato da foreign fighter, un combattente unitosi dall’estero alla causa dell’Isis in Siria e Iraq dal 2014 al 2016. E poi, rientrato in Europa, avrebbe radicalizzato e indottrinato il 30enne Ahmed, aiutandolo infine anche nella preparazione dell’agguato, coltello in pugno, costato la vita a due 20enni francesi, davanti alla stazione di Saint-Charles.
Interrogato ieri per la convalida del fermo presso la procura generale della Corte di Appello di Bologna, Anis non si è opposto all’estradizione in Francia anche se non ha dato segnali di collaborazione. Nell’udienza fissata al 17 ottobre si chiariranno i tempi del trasferimento. Intanto le indagini vanno avanti su due fronti. Il capo della procura antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti, ha annunciato «nuovi importanti sviluppi», e già un altro fratello e una sorelle degli Hannachi, Moez e Amina, sono stati arrestati in Tunisia e interrogati dalla polizia locale. Lamberto Giannini, direttore del servizio centrale Antiterrorismo, ha escluso che Ferrara sia una base logistica dei terroristi: «Non c’è nessuna evidenza di pianificazione di attentati in Italia». Anis era sbarcato una prima volta nel 2014 in Sicilia, da dove era stato respinto, e sarebbe rientrato in Italia il 27 settembre. Non era nella lista dei sospettati. «Il primo riscontro sulla sua presenza lo abbiamo avuto il 4 ottobre, in Liguria, dove ha attivato una scheda telefonica», ha spiegato il direttore della divisione estero dell’Antiterrorismo, Claudio Galzerano.
Cosa abbia fatto il 25enne fino alla sera di sabato 7 ottobre è oggetto di investigazioni, che coinvolgono in parte anche la procura di Roma. Nella Capitale verrà sentita l’ex moglie di Ahmed Hannachi, Ramona Cargnelutti, la 40enne di Aprilia che dopo la separazione è tornata in Tunisia e vive con un altro uomo. La donna ha descritto il futuro attentatore, suo marito dal 2008 al 2014, come un uomo tutt’altro che ligio ai precetti islamici più rigidi e che mai aveva espresso simpatie per la causa integralista. «Non sarebbe la prima volta che si sviluppano cellule jihadiste su base familistica», ragiona il comandante dei Ros, Pasquale Angelosanto.