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 2017  ottobre 10 Martedì calendario

Rosato, il supereroe che verrà ricordato con i poster sui muri

È tempo di staccare dalla parete di camera il poster di Che Guevara. Pure quello di Maradona. Persino quello di Rosario Dawson sadomaso in Sin City. Occorre far spazio a lui, solo lui, sempre lui: Ettore Rosato. Egli è faro e nume, Egli è eroe e leggenda. Il suo poster dovrà giganteggiare nelle case di noi tutti. Per almeno due motivi. Il primo è meramente estetico. In questo grazioso ometto nato a Trieste nel 1968, infatti, alberga la Bellezza. Il solo guardarlo ci arreca letizia. C’è, in quei suoi capelli si direbbe pittati con Uni Posca di contrabbando, un chiaro inno all’Estetica. Hegel lo avrebbe lodato assai. Il secondo motivo è fieramente politico. Partorire qualcosa di più mefitico di Porcellum e Italicum era difficile. Molto difficile. Ma lui, col suo Rosatellum Bis o se preferite 2.0, ce l’ha fatta. Giacché nulla, per lui, è impossibile.
Prima di descriverne brevemente la storia, di cui Oliver Stone ha già comprato i diritti, giova qui ricordare come Rosato Ettore non esista: non in natura, perlomeno. Nessuno lo ha mai visto, nessuno ci ha mai parlato. Egli si palesa, come sorta di epifania laica, unicamente in due contesti: la Camera dei deputati, dove è infaticabile megafono renziano. E poi a Porta a Porta. Non altrove: solo lì. Per una serie di complesse congiunzioni astrali e fattuali, il salotto di Vespa si è rivelato un microcosmo ideale per l’apparizione del Rosato Ettore: il nostro eroe, il nostro nume. La sua storia è avvolta dal mistero, come quella di Diabolik e come quella di chi non se l’è mai filato nessuno. Rosato Ettore è un ex democristiano, e anche solo per questo a Renzi è sempre piaciuto un casino. Rosato Ettore ha fatto la gavetta. Col suo diplomino fresco in Ragioniera, è assunto a 19 anni dalla Banca Commerciale Italiana. Annus domini 1987. Lo sportello non gli può però bastare: lo attende la politica. Si lega alla Dc nel momento perfetto: infatti, poco dopo, Tangentopoli la spazza via. L’uomo ha senz’altro fiuto. Non si arrende, perché Rosato Ettore non si arrende mai, e conquista un seggio in consiglio comunale. La coalizione, di centrosinistra, è quella guidata da Riccardo Illy. Si aprono le porte della percezione e della leggenda. Diviene il più giovane presidente di un consiglio comunale. Poi consigliere provinciale (2001). Quindi consigliere regionale (Margherita). Quindi deputato (2003). Un’ascesa inarrestabile. Nel 2005 si candida a sindaco di Trieste, ma la sorte gli è biecamente avversa. Perde al ballottaggio per una manciata di voti. Lui però non si arrende, perché Rosato Ettore non si arrende. Mai. È sottosegretario all’Interno nel governo Prodi II, occupandosi di difesa civile, vigili del fuoco e contrasto al racket e all’usura. Ancora eletto deputato nel 2008 (Pd), fa parte di commissione Difesa e Copasir. Si regala il tris nel 2013. Con Bersani lo si nota poco. Poi arriva Renzi e, con scaltrezza, Rosato Ettore entra lentamente nel cerchio magico del sire di Rignano. Ha un ruolo importante nell’elezione di Mattarella al Quirinale. Il 16 giugno 2015, Renzi lo premia con il ruolo di capogruppo Pd alla Camera: è dunque lui a sostituire l’infedele e dimissionario Speranza. Dopo tutta questa fatica, e tutti questi Uni Posca, il capolavoro. Cioè il Rosatellum. Nominati a profusione, multi-candidature a iosa, liste civetta aghi della bilancia e maxi-coalizioni sopra ogni cosa. Una sorta di mix tra Porcellum e Italicum, però peggio. Non importa: tutto, pur di omaggiare il Sire. Tutto, pur di agevolare l’inciucio. Tutto, pur di meritare quel poster in camera.