Libero, 7 ottobre 2017
«Maso sincero? Non so…». Intervista a Maurizio Costanzo
«Una miseria», orchestrata con lo scopo, balordo, di impennare lo share. Così Agostino Rigoli, avvocato delle sorelle di Pietro Maso, ha liquidato L’Intervista di Maurizio Costanzo, rea secondo l’accusa di aver procacciato un microfono a chi meno ne è degno. Il giornalista, per risposta, ha minimizzato. «Il legale ha voluto mettersi in vista». «Vergogna», gli ha urlato il web, certo che un assassino non meriti alcun ascolto. «È sciacallaggio, voyeurismo». Perciò «sotto con il boicottaggio». L’Intervista, in onda su Canale 5 nella seconda serata di giovedì, non avrebbe dovuto avere alcuno spettatore. Ma, in barba alla ferocia virtuale che ne ha preceduto l’esordio, lo show, tacciato di voler appagare la morbosità dell’italiota, ha riunito 980mila telespettatori, per uno share pari al 12%. «Significa forse che senza la rivolta del web avrei totalizzato 10milioni di spettatori?«.
Me lo dica lei.
«Credo che la rimostranza social non abbia trovato nella realtà alcun contrappunto».
Eppure i social fagocitano spesso i programmi di sua moglie, Maria De Filippi, come la politica. Hanno un peso reale?
«Non direi. Trovo abbiano consentito a tutti di esserci, di esprimere un’opinione così da sentirsi parte di qualcosa. Ma un riverbero sulla realtà non ce l’hanno».
Però giocano un ruolo fondamentale nel vivere quotidiano.
«Ed è giusto così. Pur non avendo mai tenuto conto dei commenti della rete, non concordo con quanti vorrebbero chiudere i social. Sarebbe un atto di pessima democrazia».
Perché ha voluto Pietro Maso?
«Qualche tempo fa, è uscito un suo libro (Il Male ero io, ndr), che ho leggiucchiato qua e là. Mi è parso interessante, ho voluto ospitarlo. Non è stato facile averlo».
Come lo ha convinto?
«Se n’è occupato un collaboratore. Tutti gli ospiti de L’Intervista percepiscono cachet. Quello di Maso non è stato nulla di straordinario».
È eticamente giusto pagare un assassino perché si racconti in tv?
«La giustizia italiana ha stabilito una pena che Maso ha scontato. Un magistrato gli ha concesso la libertà e, a suggello di questa, un passaporto. È volato in Spagna, dopo il programma».
L’hanno definita uno sciacallo. C’è un limite da porsi o è dovere di cronaca?
«Dipende dal modus operandi. Io suppongo, dopo tanti anni di giornalismo, di saper fare questo mestiere con la giusta attenzione, cercando di capire chi ho davanti».
Di Maso, cos’ha capito?
«Ho sentito il peso che porta e intuito che fattori esterni, le cattive compagnie, l’alcol e le droghe, abbiano contribuito al gesto».
Ha creduto nella sua redenzione?
«Me lo sono chiesto più volte. Ho visto le sue lacrime, ascoltato le sue parole. “Sono pentito”, mi ha detto. Ma in tribunale, a testimoniare per l’avvenuta redenzione, non ci andrei».
A gennaio, Wanna Marchi e figlia sono state interdette dall’Isola dei Famosi. Dove sta la differenza tra loro e Maso?
«Entrambi hanno scontato la propria pena, ma ci deve essere un limite. Un varietà non è un’intervista».
Cos’è un’intervista?
«Un colloquio giornalistico. Bisogna conoscere le persone».
Quali interviste vedremo in questo terzo ciclo del suo programma?
«Mara Venier, Federica Pellegrini e, con tutta probabilità, Silvio Berlusconi».