Libero, 6 ottobre 2017
Combattono le camicie nere perché già vinte
Sono tra noi, sono dappertutto, sono neri come le loro camicie, ci invadono da cielo e dal mare e parlano di guerre, nascono dai peggiori sottoboschi come funghi autunnali, si mischiano alla peggior criminalità non organizzata, fanno i lavori che gli italiani farebbero ancora tranquillamente, rendono insicure le nostre strade sulle quali marciano diretti verso le grandi città, e sono, soprattutto, il vostro assillante problema quotidiano: i fascisti.
Perché è chiaro che i fascisti sono il principale dilemma che il Paese e il suo governo hanno l’urgenza di affrontare, e questo, attenzione, a mezzo di una trovata formidabile: l’antifascismo. Ecco perché domenica prossima, 8 ottobre, tra Milano e Sesto San Giovanni, partiranno due cortei che non saranno soltanto due cortei, saranno la sola piattaforma politica in grado di riunire tutta la sinistra italiana: infatti ci saranno il Pd, Sinistra per Milano, Sinistra Italiana, Rifondazione comunista, Mdp, Campo progressista, sigle varie, e poi Arci, Cgil, Anpi, le comunità ebraiche milanese e nazionale, ma soprattutto ci sarà lui, l’incubo dei mercatini di Bollate, il nemico del Cabernet di Predappio, l’uomo che ha reso sospetto ogni vigile urbano col braccio alzato: l’onorevole Emanuele Fiano, già padre della discussa e derisa legge sull’apologia del fascismo.
Se scocca l’ora decisiva è perché quello che è accaduto ha scosso le coscienze degli italiani, già vigilanti e perfettamente informati circa il vile attentato che è stato rivolto al Monumento al Deportato di Sesto San Giovanni, opera, come tutti sanno, di Ludovico Barbiano di Belgiojoso e di suo figlio Alberico. Pericolosi squadristi, nella notte tra domenica e lunedì 25 settembre, hanno danneggiato le teche del monumento: fu deficienza? Oppure come denunciato da Anpi Lombardia fu chiara volontà «di festeggiare l’affermazione elettorale dei neonazisti in Germania»?. Una cosa è certa: tutta la sinistra riunita almeno su questo non può che ritrovarsi nelle attualissime parole dell’Anpi, ossia che «in Europa e nel nostro Paese si sta manifestando deriva xenofoba», mica la deriva dei barconi e altri pretesti delle destre per rialzare la cresta.
Ecco perché i cortei sono promossi anzitutto dall’Aned, che non è (solo) l’Associazione Nazionale Emodializzati, ex deportati nei campi nazisti.
Ed ecco perché si è scelta Sesto San Giovanni, insignita della medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza, la Stalingrado d’Italia, un simbolo storico della sinistra anche se, di recente, è passata di mano con le elezioni vinte da un polo civico e di centrodestra. Sarà un caso anche questo?
Insomma, le ideologie che permeavano la politica si sono sciolte come ghiacciai sotto l’effetto serra della globalizzazione, resiste solo il ghiaccio duro e sedimentato dello statalismo e del corporativismo, persino il ridestante antiberlusconismo va ormai a sonnecchiare e non funziona più, e allora ecco l’idea, l’uovo di colombo, il mastice che riunisce i cocci più dispersi: l’antifascismo, il valore fondamentale con cui l’Italia del 2017 si confronta quotidianamente, la risposta all’antipolitica dei beceri e degli analfabeti funzionali, il muro oltre il quale serpeggia solo l’interesse personale, l’egoismo sociale, il razzismo, il male.
E c’è da vigilare. Perché non è ancora chiaro che cosa potrà fare la destra italiana per vincere le elezioni, ma ridiventa chiaro che cosa farà la sinistra per perderle.