Il Sole 24 Ore, 9 ottobre 2017
Nuove norme Ue contro il terrorismo islamico
C’è un pacchetto di norme sulla sicurezza pubblica e sul contrasto del terrorismo che stanno per sbarcare nell’ordinamento italiano. Si tratta di atti comunitari che il nostro Paese si prepara a recepire una volta che i due disegni di legge – la legge europea 2017 e la legge di delegazione europea 2016/2017 – arriveranno in porto. Un traguardo a portata di mano: entrambi i Ddl hanno, infatti, già ricevuto il primo via libera da un ramo del Parlamento. La legge europea (Ddl 2886), dopo l’approvazione della Camera è ora all’esame dell’Aula di Palazzo Madama che dovrebbe licenziarla nei prossimi giorni, mentre la legge di delegazione europea (Ddl 4620), che ha incassato il sì del Senato, sbarca questa settimana in Assemblea a Montecitorio.
La legge europea – che contiene norme di diretta applicazione – chiede al legislatore di confermare in sei anni il periodo di conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico e quelli relativi alle telefonate senza risposta. Gli obiettivi sono soprattutto l’accertamento e la repressione degli atti terroristici. Già esisteva nel nostro ordinamento una simile disposizione, introdotta nel 2015 proprio per far fronte alla minaccia terroristica. Quella norma – che derogava a quanto stabilito dal Codice della privacy, che prevede la conservazione dei dati di traffico telefonico per due anni, per un anno quelli del traffico telematico e per 30 giorni le chiamate senza risposta – ha cessato di avere efficacia il primo luglio scorso. Alla luce della recrudescenza del terrorismo, la Ue ha deciso che le polizie devono continuare a disporre di strumenti capaci di contrastare gli attentati. E i dati telefonici sono uno di quegli strumenti.
Tra l’altro, è quanto prevede la nuova direttiva dedicata alla lotta al terrorismo (la 2017/541), che all’articolo 20 – norma che la legge europea vuole iniziare a rendere immediatamente operativa con l’articolo sulla conservazione dei dati di traffico – chiede di mettere a disposizione delle autorità investigative mezzi in grado di fronteggiare la minaccia jihadista. La direttiva anti-terrorismo dovrà essere recepita dai Paesi membri entro l’8 settembre 2018.
Questo provvedimento fa parte, con altre 28 direttive (più otto regolamenti e un accordo), degli atti Ue che la legge di delegazione europea chiede al Governo di recepire. Nello specifico, la direttiva anti-terrorismo intende armonizzare e dettagliare meglio i reati, come il reclutamento online, i foreign fighters, il sostegno logistico e finanziario al terrorismo.
In chiave di sicurezza pubblica è da leggere anche la direttiva che istituisce, in ogni Paese, la banca dati dei Pnr, ovvero i codici prenotazione di chi viaggia in aereo. Si tratta di codici che contengono una serie di informazioni sul passeggero (tra le altre: nome, cognome, itinerario, date del viaggio, dati sui bagagli, osservazioni generali) che gli Stati membri dovranno raccogliere per i voli extra-Ue, conservare per cinque anni e rendere disponibili alle polizie europee. La direttiva prevede che ciascun Paese possa estendere la raccolta anche ai Pnr di voli intra-Ue. La banca dati italiana dei Pnr sarà gestita dal ministero dell’Interno.
La direttiva sui Pnr fa parte – insieme a quella sul trattamento dei dati personali per finalità investigative e alla delega al Governo per armonizzare il nuovo regolamento sulla riservatezza con gli ordinamenti interni – di un “pacchetto privacy” previsto sempre nella legge di delegazione europea.
Nella legge di delegazione europea ci sono altre due direttive che investono il problema sicurezza: quella che precisa i criteri di acquisizione e uso della armi da fuoco e l’altra per rendere ancora più tracciabili i flussi di denaro, in modo da contrastare i fenomeni di riciclaggio, che spesso avvantaggiano le organizzazioni criminali.