Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  ottobre 07 Sabato calendario

Nuoto e doping, sotto inchiesta Filippo Magnini

Hanno ricevuto le carte dalla Procura di Pesaro a metà dello scorso luglio: 1.800 pagine fitte di intercettazioni e deduzioni della polizia giudiziaria, raccolte in sei mesi di indagini. I procuratori di Nado Italia, l’agenzia antidoping nazionale, le hanno lette con attenzione e, ieri, hanno deciso di mettere formalmente sotto inchiesta i nuotatori Filippo Magnini e Michele Santucci.
Per il fuoriclasse pesarese si ipotizzano due capi di imputazione pesanti: l’uso o tentato uso di sostanze dopanti (articolo 2.2 del Codice Wada) e il favoreggiamento (art. 2.9) proprio nei confronti di Santucci, fiorentino, più volte medagliato con la staffetta 4x100 a Mondiali ed Europei, indagato solo per la violazione dell’articolo 2.2.
La decisione della Procura Antidoping nasce dagli atti di un procedimento penale aperto a Pesaro nei confronti di Guido Porcellini, oncologo diventato poi consulente dietologico di successo in ambito sportivo, intimo amico di Magnini e per un certo periodo anche nello staff di Federica Pellegrini. Nei faldoni dell’inchiesta il nome di Magnini ricorre moltissime volte: il nuotatore è stato intercettato e pedinato assieme al suo inseparabile mentore. Ma, a dispetto delle richieste dei pm Cigliola e Garulli, il Gip di Pesaro ha deciso di rinviare a giudizio solo Porcellini (il processo inizia il 7 novembre) e il dirigente sportivo Antonio De Grandis, suo collaboratore, trasmettendo gli atti alla Procura Antidoping che ora, dopo averli ascoltati, dovrà decidere se deferire o meno i due al Tribunale Nazionale.
Magnini ha affidato a Twitter il suo commento: «Ritengo l’apertura dell’accertamento Nado un atto dovuto rispetto alle indagini penali su Porcellini. Gli inquirenti penali hanno già accertato la mia estraneità ai fatti. Facciamo chiarezza, grazie...». Come a giugno, quando la vicenda era cominciata, il nuotatore è furioso per l’accostamento del suo nome al doping – lui che è testimonial della campagna «I am doping free» e che da sempre ha parole durissime nei confronti degli avversari sospetti – si dice tranquillo, ritiene normale l’intervento della giustizia sportiva e si dichiara a disposizione degli inquirenti per raccontare la sua versione.
Al suo fianco anche il presidente della Federnuoto, Paolo Barelli: «Fino a prova contraria siamo convinti dell’estraneità dei ragazzi al doping: loro non hanno mai saltato un controllo antidoping nella loro carriera e sono da anni i fautori di uno sport pulito. Tutto si chiarirà». La Procura antidoping sentirà i due atleti entro 15 giorni e deciderà per l’eventuale deferimento massimo a fine mese, valutando le prove con criteri diversi dalla giustizia penale e più sfavorevoli rispetto all’imputato, cui spetterà come sempre l’onere di provare il mancato coinvolgimento nella vicenda.
*****
Filippo Magnini, eroe del nuoto azzurro con due ori mondiali e un bronzo olimpico, entra ufficialmente nell’inchiesta penale della Procura di Pesaro contro il medico romagnolo Guido Porcellini, consulente, dietologo, mentore del fuoriclasse pesarese, il 30 novembre del 2015, nel giorno in cui il suo telefono viene messo sotto controllo dalla polizia giudiziaria.
Porcellini – ex oncologo che ha alle spalle una condanna in primo grado a tre anni e otto mesi di reclusione per traffico di cocaina e una di 21 mesi per maltrattamenti familiari – ha contatti molto frequenti con il suo pupillo. A insospettire gli inquirenti due telefonate fatte da Porcellini, intercettato già da tempo, la settimana precedente.
Nella prima, con il collaboratore Antonio De Grandis, dirigente sportivo, l’ex oncologo dichiara di aver ricevuto 1.200 euro da Magnini. Nella seconda è il nuotatore a chiedere al medico di «mandargli quei dati per il mio amico», ovvero il collega Michele Santucci. Da quel giorno in poi il pesarese è regolarmente intercettato e pedinato dalla polizia giudiziaria che filma anche i suoi incontri con il medico. Dagli infiniti faldoni delle indagini – oltre 1.800 pagine e centinaia di ore di ascolti – emerge chiaramente che sul piano della giustizia sportiva tutto si giocherà sui collegamenti diretti tra le attività per cui Porcellini è stato rinviato a giudizio (per commercio di prodotti dopanti, falso, ricettazione e somministrazione di medicinali guasti) e i comportamenti di Magnini. Collegamenti così sottili da aver convinto il Gip di Pesaro a non rinviare a giudizio il nuotatore.
Porcellini ha un comportamento ambivalente: sostiene di detestare il doping e addirittura i farmaci ma ordina su Internet (in Cina) importanti quantità di ormone della crescita – che vengono intercettate dalla polizia di frontiera – per curare, a suo dire, problemi personali alla schiena, accusando di ipocrisia la Wada che «ha messo nella lista dei prodotti proibiti una sostanza che fa solo bene, se usata da uno competente come me». Tra le altre cose l’ormone della crescita cinese era taroccato e degradato.
Nelle telefonate con De Grandis e con un farmacista romagnolo Porcellini discute di trembolone, oxandrolone, tbH500 e stanozololo, tutti steroidi dopanti, parlando di «tempi di smaltimento», «veleni da smaltire» ed effetti collaterali sui suoi pazienti. Intercettati, Magnini e Santucci discutono invece delle forniture di «funghi» ricevute da parte di Porcellini che, alla Procura di Pesaro, li ha classificati come prodotti naturali da lui selezionati e poi consigliati ai due atleti per migliorare le loro difese naturali. Un fornitore di integratori a base di funghi con effetto antiossidante risulta effettivamente da tempo tra gli sponsor dell’atleta.
Gli inquirenti hanno filmato un incontro tra i due atleti e il medico nel parcheggio del casello autostradale di Pesaro, ma senza registrare alcun passaggio di materiale. Riguardo ai 1.200 euro ricevuti da Magnini, il medico spiega che si tratta di un «rimborso spese di viaggio» pagato dall’atleta (curiosamente tramite un bonifico a De Grandis che poi l’avrebbe girato al medico) per conto di Federica Pellegrini che aveva la febbre e che lui si è recato a visitare interrompendo le vacanze e pagandosi l’aereo.
Federica Pellegrini non è coinvolta nell’inchiesta e, anzi, stava chiudendo il suo rapporto con il medico proprio quando sono iniziate le indagini. Sul piano sportivo, la Procura sportiva dovrà dimostrare la natura dopante delle sostanze di cui si ipotizza il «presunto uso» e la loro disponibilità o assunzione da parte dei due atleti. A prima vista non un compito facilissimo. L’ex fidanzato di Federica Pellegrini si dice convinto di poter vincere la sfida. E in tempi brevi.