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 2017  ottobre 05 Giovedì calendario

Fico, diktat anti-Vespa in campagna elettorale

ROMA In Rai la campagna elettorale s’infiamma già prima di cominciare. È scontro aperto tra il presidente della commissione Vigilanza e il decano degli anchorman di Viale Mazzini, Bruno Vespa. «Ci sono tantissimi giornalisti in Rai che non hanno il contratto da giornalista e c’è un conduttore, Bruno Vespa, che ha aggirato la regola al tetto sugli stipendi avendo un contratto da artista pur essendo giornalista: è un paradosso che va denunciato», è l’affondo di Roberto Fico che aggiunge: «Faccio una proposta: chi ha il contratto da artista durante il periodo della par condicio non può essere ricondotto a una testata giornalistica, quindi non può intervistare politici, altrimenti prendiamo in giro le persone perché siamo giornalisti, però siamo anche artisti e prendiamo un sacco di soldi». L’ipotesi – che a quanto trapela dalla Vigilanza potrebbe valere anche per Che tempo che fa di Fabio Fazio – sarebbe di dover affidare a dei giornalisti l’e interviste ai politici all’interno di quegli spazi.
Non si è fatta attendere la replica di Vespa, che ha risposto così, sul filo dell’ironia, alla presa di posizione dell’esponente del Movimento 5Stelle, prima di andare in onda per la registrazione della puntata di ieri sera: «Non so se la proposta del presidente Fico sarà approvata o no. Ma visto che ho lo stesso contratto dal 2001, temo che debbano essere annullate le elezioni degli ultimi 16 anni perché inquinate dalla presenza artistica di Porta a Porta in tutte le campagne elettorali».
PUNTATE STORICHE
È un fatto che Vespa e Porta a Porta hanno fatto la storia della politica in tv, al punto che la trasmissione è stata ribattezzata la terza Camera del Parlamento. In più di vent’anni sono stati ospitati tutti i politici più famosi. E non solo. Perfino Papa Giovanni Paolo II ha telefonato durante una puntata. È stato nel salotto tv di Porta a Porta che Silvio Berlusconi firmò il suo contratto con gli italiani (in vista delle elezioni politiche 2001, che poi vinse tornando a palazzo Chigi). Sempre da Vespa andò in onda l’acceso faccia a faccia pre-elettorale tra il Cav e Romano Prodi (2006). E nel 2014 Beppe Grillo ha scelto proprio Porta a Porta per il suo ritorno in uno studio Rai dopo 21 anni, in occasione della campagna elettorale delle europee. 
In difesa di Vespa si levano ora voci trasversali da tutti gli schieramenti politici. A cominciare dal leader della Lega, Matteo Salvini: «Io sto con l’informazione: più ce n’è meglio è. Quindi io sto con Vespa». Il senatore Pd Salvatore Margiotta, della commissione Vigilanza, in un tweet ha scritto: «Attacco fuori misura di Fico a Vespa e Orfeo. Cinque stelle già preda dell’arroganza del potere? Preparano editti bulgari?». Arturo Diaconale, consigliere nel cda Rai, ed esponente del centrodestra ha definito ridicola la proposta di Fico. «Con tutto il rispetto per il presidente della commissione Vigilanza ha sottolineato Diaconale penso che l’esclusione di Vespa dalla prossima campagna elettorale sia una forma di censura che non ha senso. È come se la Lazio non facesse giocare Immobile perché antipatico».
NIENTE DOMANDE
In Vigilanza l’uscita di Fico è stata però condivisa dal dem Michele Anzaldi: «Sul tetto di 240mila euro lordi annui», è intervenuto, «esiste una legge. Poi c’è stata un’interpretazione da parte della Rai che ha fatto un distinguo con gli artisti, ora per Vespa a che cosa si deve arrivare a un’altra interpretazione? Una soluzione potrebbe essere quella che Porta a Porta continui a ospitare i politici anche in campagna elettorale ma che Vespa si limiti a fare il conduttore, lasciando le domande ai giornalisti. Anche perché non mi sembra equo che direttori di tiggì, con 12 edizioni al giorno e 160 giornalisti in redazione, debbano rispettare il tetto nonostante tutte le responsabilità a cui devono far fronte e chi conduce un programma tre volte la settimana abbia potuto sforarlo perché considerato artista. Per non parlare poi del direttore generale che a sua volta ha molte più responsabilità di chiunque, eppure rientra nei 240mila».
In Vigilanza ieri è stato anche ascoltato il direttore del Tg1 Andrea Montanari che ha ribadito gli ottimi dati di ascolto ottenuti negli ultimi anni, soprattutto con la gestione Orfeo, che fanno del Tg1, ha sottolineato Montanari, «il telegiornale più autorevole e affidabile d’Italia perché prendiamo le decisioni in autonomia. È il più visto anche dai laureati». E sul Tg1 perfino Fico è sembrato d’accordo.