Il Messaggero, 5 ottobre 2017
Favori al figlio, il sottosegretario (per ora) resta. E la Camera promette: stretta sui portaborse
ROMA Senza deleghe ma, per ora, il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi resta al suo posto, dopo essere stato coinvolto nell’ennesimo scandalo sul trattamento dei collaboratori parlamentari dei deputati fatto emergere dalla trasmissione tv Le Iene. Rossi è in Australia per una missione di lavoro fissata da tempo (quel Paese, tra l’altro, sta valutando l’acquisto di navi militari made in Italy) e dovrebbe tornare a Roma durante il week end.
Solo fra qualche giorno, dunque, dopo che il sottosegretario avrà il tempo di fornire le proprie spiegazioni, il governo deciderà il suo destino, spiegano al ministero della Difesa. Per ora è tutto congelato.
Decisamente più vivace invece la fotografia della situazione sul fronte parlamentare. Ieri la presidente della Camera, Laura Boldrini ha rilanciato la proposta che fece all’inizio della legislatura, ovvero di lasciare che sia la Camera – su indicazione dei deputati – a formulare i contratti con i collaboratori dei singoli parlamentari in modo da evitare sotterfugi, furbizie e ingiustizie di vario genere che si ripetono puntualmente da molte legislature.
QUESTORI IN CAMPO
La presidente Boldrini ha scritto una lettera ai deputati questori, che sono preposti al funzionamento concreto della Camera. Ma è opinione generale che non ci siano gli spazi per un salto di qualità di tale portata. La ragione è molto pragmatica: i deputati ricevono dalla Camera ogni mese un forfait di 3.700 euro per l’esercizio del proprio mandato che devono rendicontare almeno al 50% e dal quale prevevano i soldi per i collaboratori. Il controllo c’è ma appare blando: ogni 4 mesi vengono sorteggiati 8 deputati che devono dimostrare la regolarità dei loro rendiconti.
Il fatto è che molti onorevoli – dopo l’addio al finanziamento pubblico – usano legalmente questi soldi anche per finanziare i partiti a livello nazionale e di collegio. E ridurre questo canale finanziario prima dalle elezioni non è realistico.
LE SCUSE IMPOSTE
Ma il caso emerso nei giorni scorsi, ovvero quello di una ragazza che ha lavorato per oltre un anno senza ricevere compensi per il deputato Mario Caruso, amico e collega di Rossi, del quale aveva assunto il figlio che però pare fosse in realtà pagato dal padre, mostra un evidente buco su un altro versante del sistema Camera.
Chi ha fornito il tesserino d’ingresso alla Camera alla ragazza abusiva? La risposta è chiara: il gruppo politico cui appartengono sia Rossi che Caruso, ovvero il Centro Democratico.
Ieri il capogruppo di Centro Democratico, Lorenzo Dellai, ha chiesto al deputato Caruso di pagare la collaboratrice, di interrompere il rapporto di lavoro con il figlio di Rossi e di scusarsi per le espressioni pesanti emerse durante la trasmissione delle Iene. E Mario Caruso effettivamente ieri ha diffuso una lunga nota di scuse. Resta la polemica per un vizio che investe buona parte dei parlamentari. Oggi gli assistenti parlamentari scenderanno in piazza davanti a Montecitorio.