la Repubblica, 5 ottobre 2017
Di cosa si parla a Londra. Fake news con lieto fine
La storia della “bambina cristiana” affidata questa estate dai servizi sociali britannici a una famiglia musulmana ha fatto furore sui media inglesi e di mezzo mondo. Il Times riportò che la bambina piangeva e protestava perché i suoi custodi legali non parlavano inglese. Katie Hopkins, controversa columnist ultraconservatrice del Daily Mail, accusò su Twitter i servizi sociali di “abuso” nei confronti della piccola. Della vicenda si è parlato per settimane come dimostrazione degli eccessi del multiculturalismo. Una povera bimba cristiana di cinque anni data in pasto a una madre adottiva con il burqa e costretta a imparare il Corano: questa era l’immagine che riassumeva la vicenda agli occhi dell’opinione pubblica internazionale. Peccato che fosse un’immagine fasulla. Come rivela il Guardian, l’udienza sul caso tenutasi in questi giorni al tribunale dei minori di Londra Est fornisce un quadro assai diverso. La bambina aveva un “affettuoso rapporto” con la famiglia a cui era stata affidata, ne sente la mancanza e vorrebbe rivederla. La famiglia affidataria le ha dato un’accoglienza “calorosa e appropriata”. La nonna materna della bambina aveva a sua volta un ottimo rapporto con la famiglia affidataria. E la madre della bambina, l’unica che contesta l’affido, ha avuto problemi di alcolismo e droga (quanto al padre biologico, non si sa chi sia). Le “fake news” durano poco, se si ha la pazienza di vedere come vanno a finire.