Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  ottobre 05 Giovedì calendario

Trenta milioni per la destra americana, così la lobby delle armi detta l’agenda

NEW YORK La tattica è quella tipica dei cacciatori: aspettare in silenzio prima di sparare. Per questo dall’indomani della strage di Las Vegas, la National Rifle Association (Nra), la potente lobby delle armi, tace. Nessun aggiornamento sul sito: nulla su Facebook e Twitter. «È una strategia consolidata», spiega Andrew Somerset, autore del bestseller “The Culture and Credo of the Gun” che racconta l’ascesa della Nra come grande influenzatore della politica americana. «Raccolgono informazioni sul killer, osservano le reazioni. Quando l’onda emotiva sarà calma attaccheranno: prendendosela con qualunque cosa che non siano fucili e pistole». È già accaduto, ricorda Politico dopo la strage di bambini di Newtown nel 2012. Quando il leader dell’Nra, Wayne LaPierre, parlò alla stampa una settimana dopo prendendosela con rap, videogiochi, film: tutto fuorché quelle 265 milioni di armi che circolano negli Usa, 133 milioni nelle mani di 7,7 milioni di persone, il 3% della popolazione adulta americana, il resto distribuito su 55 milioni di cittadini.
Non è un caso che dopo la strage President Trump abbia offerto preghiere e bandiere a mezz’asta. Ma nulla che potesse riaprire il dibattito sulle armi. La Nra, fondata nel 1871 perché “troppi soldati non sanno sparar dritto”, come diceva il generale Ambrose Burnside suo primo presidente, dopo essere stata poco più che un’associazione sportiva, da più di trent’anni, da quando cioè LaPierre ne è a capo, si è trasformata nella potente lobby capace di determinare elezioni. Se un tempo investiva in maniera bipartisan (anni fa anche su Bernie Sanders) per Trump ha fatto un’eccezione: scommettendo sulla sua elezione 30 milioni di dollari. Un sostegno ricambiato: «Mai e poi mai infrangerò il diritto di portare armi. Alla Casa Bianca avete un amico e campione», ha detto Trump al meeting annuale dell’organizzazione lo scorso aprile.
Peccato che tanta amicizia non fa bene alle vendite, crollate, negli ultimi sei mesi del 9%. «La lobby si indebolisce proprio quando è più potente» dice Somerset. «Con Obama, la paura di leggi restrittive aveva portato i suoi iscritti a 5 milioni. Con Trump il flusso di denaro rallenta». Per questo, racconta New Republic, l’Nra sta cambiando strategia: investendo in 34 fra programmi tv e radio e lanciando perfino un suo canale, NraTv. Dove non si limita a difendere le armi, ma porta avanti l’agenda conservatrice con posizioni simili ad altri media di estrema destra su immigrazione, riforma sanitaria, tasse. «Un programma – dice ancora Somerset – che riassumerei così: Make America Fear Again, spaventiamo di nuovo l’America. Fa leva sull’insicurezza della classe media bianca che sente i privilegi insidiati da stranieri e neri: e per questo piace a razzisti e suprematisti. Las Vegas li ha molto preoccupati: un bianco che attacca un concerto di musica bianchissima. Perché i fan del country spesso sono anche fan delle armi».
Mark Walters, conduttore di punta di Armed American radio, una di quelle che difende le posizioni pro-gun non ci sta: «Possedere armi è un diritto costituzionale», dice al telefono da Atlanta, Georgia. «Chi lo nega vuole politicizzare una tragedia». Il riferimento è all’ultimo tweet di Hillary Clinton: “Quanta gente in più sarebbe morta se non si fossero sentiti i colpi”. Non è un linguaggio in codice: la settimana prossima si voterà la legge promossa dai repubblicani, che eliminerà la tassa sui silenziatori dai fucili. «Certo, il mercato delle armi è un business», ammette Walters: «Ma salva più vite di quante ne prende». Se 59 morti vi sembran pochi.