La Stampa, 3 ottobre 2017
Poesie e saggi sociali il fenomeno del libro fai da te
Qualcuno ha riciclato i macchinari arrugginiti di una vecchia tipografia. E il libro che aveva scritto nei ritagli di tempo, o durante quelle interminabili notti insonni, se l’è realizzato tutto in casa. Poche copie ma personalizzate in ogni dettaglio. Gli altri, che forse sono la maggior parte, per la stampa si affidano a una di quelle tipografie low cost che si trovano facilmente su Internet. Il gioco è semplice: basta inviare il testo, accontentarsi di un’impaginazione non troppo elaborata e scegliere la copertina. Nel giro di qualche giorno le copie arrivano direttamente a casa. Poi, certo, bisogna occuparsi della vendita, ma non tutti quelli che scrivono e stampano hanno in mente di fare affari con le loro opere. Il libro artigianale comincia sì a creare un certo giro economico, ma rappresenta ancora un oggetto di culto, spesso un bel regalo o un pezzo da collezionare e condividere. Di certo è un fenomeno culturale.
Per i neo scrittori è una scelta precisa, fatta soprattutto per non sottostare alle regole commerciali delle case editrici. La logica, insomma, non è sempre quella del profitto. «Quasi mai, direi – precisa Marco Tortoioli, docente di Metodologia del progetto all’Istituto superiore per le industrie artistiche di Urbino -. Questi libri hanno un grande valore culturale, dietro ogni volume c’è una storia e un pregevole lavoro. Il mercato è ancora ristretto: la gran parte delle copie circola tra festival e reading o durante gli eventi culturali specializzati. D’altronde, il numero delle copie che ognuno può permettersi di stampare è davvero esiguo».
La grande libreria italiana si arricchisce ogni anno di una trentina di titoli. Tutto frutto del lavoro di scrittori che così sono diventati anche editori. Il numero delle copie varia, ma di certo non quello necessario per entrare in una qualche classifica: da un minimo di 50 per arrivare a un massimo di mille. «Calcolare il giro d’affari è ancora difficile, perché i circuiti sono i più vari e ovviamente è quasi impossibile monitorarli – spiega Marco Tortoioli -. I prezzi dei volumi autoprodotti variano tra i 20 e i 50 euro. Tenendo conto che ogni anno vengono stampate circa 100 mila copie, direi che è facile fare un calcolo sugli incassi. Quello che si può dire è che quasi nessuno degli scrittori artigianali riesce a ricavare uno stipendio dalla vendita delle sue opere».
Le raccolte di poesie (e illustrazioni) sono quelle più diffuse e i temi più ricorrenti sono quelli etici, legati al lavoro e alle trasformazioni sociali. Tra gli scaffali si trova anche qualche romanzo, i più rari sono i gialli. Gli autori sono quasi tutti giovani e spesso hanno seguito corsi specifici, come quelli organizzati dall’Accademia delle belle arti di Perugia. Nella stessa città, il festival Umbria Libri dedica uno spazio (dal 6 all’8 ottobre) proprio al fenomeno del libro autoprodotto con laboratori, forum e workshop. Perché avere un bella storia da raccontare e scriverla bene non basta. È necessario imparare a impaginarla e creare una bella copertina: solo così ogni libro potrà diventare un’irripetibile opera d’arte.