Libero, 2 ottobre 2017
«Prima di far ridere eccitavo i maiali». Intervista a Maurizio Milani
Al telefono, Maurizio Milani, è esattamente come nei suoi sketch: non puoi sapere se parla sul serio, o scherza. Ha una gran voglia di chiacchierare e può improvvisare gag su qualunque argomento, dalle scie chimiche, all’inseminazione artificiale dei maiali. Milani, tra i fondatori di Zelig vive a Codogno «nella casa che mio padre, per fortuna, mi ha lasciato e mi permette di vivere con poco».
Parlaci di Vasco, il protagonista del tuo ultimo libro Il verro ruffiano, pubblicato con Baldini e Castoldi...
«Riguarda la mia esperienza di stagista in un’azienda suinicola, una porcilaia insomma. Io ho studiato all’istituto tecnico agrario, e nel 1982 ci ho passato qualche mese. Mi occupavo dell’inseminazione delle scrofe. Il verro ruffiano è un suino di 4 quintali non fidanzato. Viene usato in tutte le porcilaie del pianeta (tranne nel Nebraska), scrivi».
Qual era il compito dello stagista?
«Il verro ruffiano è un cercatore di calori. A differenza delle vacche, che hanno un ciclo regolare, le scrofe sono irregolari nel mestruo, e così per evitare di sprecare il seme, si deve testare se sono pronte. La questione è complicata, soprattutto per voi di città. Chi vive in campagna sa benissimo cos’è un verro ruffiano. Infatti ’sta storia fa ridere solo i milanesi e giù di lì».
Dunque il verro ruffiano è un seduttore di femmine di maiale?
«Quasi. Il verro ruffiano testa la scrofa, il che significa che lui la cavalca, e se lei è nel periodo giusto ci sta. Ma se è pronta, tu non puoi fargli finire il lavoro, e allora con un bastone devi spostare il verro, portare la scrofa in un box, poi devi prelevare il seme al verro ufficiale, che è un maiale razza Duroc miglioratore della specie di 7 quintali».
Una bestiola delicata. Anche prelevare il seme era compito dello stagista?
«Eh sì. Il verro miglioratore viene ingannato, gli si mette davanti una cavallina tipo quelle con cui facevamo ginnastica a scuola, lui la cavalca e contemporaneamente bisogna fargli...una pugnetta».
Sembra complicato.
«Abbastanza».
Quindi il verro ruffiano rimaneva cornuto e mazziato?
«Infatti una volta alla settimana gli dovevi far finire il lavoro altrimenti gli veniva un po’ di risentimento».
Perché Vasco?
«Il padrone della porcilaia era un appassionato di Vasco Rossi».
Hai scritto molti libri negli ultimi anni, non ti manca il palcoscenico?
«Tra poco è il 30 ̊ anniversario del mio debutto allo Zelig. Ho seminato tanto lì, ma non ho raccolto. Eravamo tutti poveri, sono diventati tutti ricchi. Tranne me».
E come mai?
«Perché non sono comunista. Ero l’unico cabarettista democristiano».
La tua scaletta dei comici italiani?
«Dario Fo, Jannacci, Paolo Rossi e Bebo Storti. E poi ci sono io».
Dario Fo? Ma è l’incarnazione della sinistra comunista.
«Certo, ma come comico è un grande. Ricordo che fece uno spot su quelli che hanno l’ictus, e mia mamma ha avuto l’ictus. Fo faceva esattamente quello che mia mamma faceva, non parlava più, allora con gli occhi faceva delle espressioni. In quella pubblicità progresso mi ha fatto ridere, ma mi ha fatto anche piangere».
E Beppe Grillo?
«Mai avrei pensato che lo prendessero sul serio. Ha mischiato intrattenimento a politica come nemmeno Berlusca o Trump».
Ma chi sono i comunisti oggi?
«Comunista è il fanatico. È il vegano, fruttariano, maniaco del bio e del km zero. È il volontario di Green Peace che assalta lo stabilimento dell’Agip a Ravenna per andare sui giornali, ma poi in Russia, quando li hanno presi con le forze speciali e buttati coi pederasti in cella, si sono fatti sotto e quando sono venuti a casa han fatto domanda per fare gli impiegati in posta».
Viviamo in un mondo di fanatici?
«Sì, c’è una gara a esse puri. Ma certi lavori però lasciamoli fare agli immigrati, così i figli degli avvocati comunisti che predicano la tolleranza possono continuare a fare gli avvocati, e gli immigrati gli schiavi».
Tornerai in tv?
«Non ci penso proprio. A parte che non so più come tenere due ore uno spettacolo, c’ho la prostata, non resisto. Potrei usarlo a fini comici, come feci con la scabbia anni fa... Forse ho persino impestato qualcuno in Rai...per questo mi hanno cacciato...no dai scherzo».