la Repubblica, 3 ottobre 2017
I volontari della giustizia. Medici, barellieri e marescialli a riposo. «Così tappiamo i buchi nei Tribunali»
MILANO Quando lavorava per la Provincia, Sandro pattugliava la campagna in cerca di cacciatori di frodo da multare. Ora archivia faldoni al secondo piano del palazzo di giustizia di Milano. «Mi considero ancora una guardia ecologica, ma le cose cambiano – racconta – Sono passato dalla mimetica ai timbri, i colleghi mi hanno insegnato a muovermi fra atti e notifiche». Sandro, come migliaia di lavoratori presi in prestito da altre amministrazioni, in tribunale è un tappabuchi. Lo sa e non se ne vergogna. «Eravamo medici, barellieri, contabili al ministero degli Interni. Siamo qui per fare funzionare in qualche modo le cose», dice.
Cgil stima che nel sistema della giustizia, dopo vent’anni di tagli e assunzioni bloccate, manchino 9mila lavoratori. Un dato che il ministero non contesta. Un’enormità, visto che in Italia ci sono in tutto 32mila fra cancellieri, collaboratori e ausiliari di giustizia. Una carenza di personale che spiega in parte la durata abnorme dei processi. Secondo i dati della corte di Cassazione, la durata media di una causa civile in appello nel 2016 è stata di 828 giorni. Un dato peggiore rispetto al 2015. Per il primo grado, nel civile si è fermi a 376 giorni. In Europa, secondo l’Eu Justice Scoreborard della Commissione Europea, fanno peggio solo Cipro, Portogallo e Malta. E il penale non va molto meglio. «In Lombardia manca il 35 per cento del personale. Al nord va peggio che al sud. Le corti d’appello di Brescia e Milano lavorano con metà dei cancellieri. Significa sportelli chiusi, udienze fissate dopo mesi e pratiche che si accumulano. Nei tribunali del nordest lavorano i volontari», dice Felicia Russo, coordinatrice di Fp – Cgil Lombardia.
Per riempire le scrivanie, in attesa che si esaurisca il piano di assunzioni avviato dal governo, gli uffici giudiziari si attrezzano come possono. A Bari gli ausiliari sono coordinati dal capitano Ferdinando Celotto, veterano in Iraq e Afghanistan assegnato suo malgrado alla fotocopiatrice. Una conseguenza della legge Delrio del 2014, che ha deciso il ricollocamento di tutto il personale della Croce rossa italiana. «Ci hanno deportati – attacca Celotto – lavora in cancelleria con me anche il mio tecnico che in guerra garantiva i ponti radio». In tribunale a Vicenza mancano quattro lavoratori su dieci. Il trasloco dei fascicoli nella nuova sede di via Gallo lo hanno fatto gli alpini. A Trieste aiutano in cancelleria finanzieri, carabinieri e militari a riposo. Quando nel 2014 arrivarono in via Foro Ulpiano i primi pensionati, il presidente del tribunale Matteo Trotta precisò che era «un modo di arrangiarsi, non certo una soluzione». Da allora negli uffici giudiziari tutta Italia l’impiego di volontari non ha fatto che aumentare.
Se i marescialli in pensione offrono il loro tempo gratis, è diversa la situazione dei cassintegrati arruolati nei tribunali all’apice della crisi economica. Il caso più noto è quello di Bologna dove, grazie a un bando regionale da 100mila euro, nel 2010 fu fatto un contratto di 12 mesi a 16 lavoratori in mobilità. Il primo passo verso la giungla degli stage fra procure e cancellerie. Eleonora Voltolina, fondatrice del sito Repubblica degli Stagisti, stima che siano almeno 2.600 i lavoratori in mobilità inseriti nel settore giustizia con rapporti di stage. Secondo quello che Voltolina definisce «un balletto penoso», nel tempo i lavoratori in servizio in cancelleria hanno cambiato inquadramento, senza mai uscire dal precariato. Prima in “tirocinio formativo”, poi in “completamento di tirocinio”, quindi in “fase di perfezionamento”. Di fatto, molti sono in stage da sette anni. In mancanza di formazione, il mestiere lo hanno imparato dai colleghi di ruolo, che per questo non vengono pagati.
Dal 2015 il ministero della Giustizia, in deroga al blocco del turnover per la pubblica amministrazione, ha investito 300 milioni per assumere 5.100 lavoratori entro fine 2019. Un programma che ha coinciso con il passaggio della gestione degli uffici giudiziari dai Comuni allo stesso ministero. E con il varo del processo civile telematico, costato oltre 100 milioni e partito con difficoltà. Oltre al bando che ha trasferito 1.031 lavoratori dalle ex Province, le cancellerie hanno imbarcato 1.850 vincitori di concorso in attesa di un posto in altre amministrazioni. Dall’Istituto del commercio estero al ministero dell’Interno, dall’Inps alla Corte dei conti, fino al ministero della Coesione sociale. Ma la vera novità è il concorso per nuove assunzioni, che si attendeva dal 1997. Per 800 posti di assistente giudiziario, banditi con la legge 117/2016 e poi portati a 1400, hanno sono arrivate 308mila domande. In 5.948 sono stati ammessi agli orali, che termineranno il 18 ottobre. Nei primi mesi del 2018 i nuovi assunti dovrebbero prendere servizio. «Entro il 2019 ci saranno molti pensionamenti – mette in guardia Felicia Russo di Cgil – L’età media nelle cancellerie è vicina ai 56 anni. Apprezziamo gli sforzi del governo, ma la coperta resta corta».